City Life
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Il continuo bisogno di rinnovamento della città, la frenesia di voler sempre cambiare qualcosa, quella instancabile voglia di rifarsi il look, fanno indubbiamente parte del DNA della metropoli lombarda: sono cose queste, che sicuramente non si notano (o almeno non così marcatamente), in alcun altro luogo in Italia. Milano è davvero particolare, anche sotto questo profilo! Simili considerazioni, probabilmente per alcuni, possono essere ‘inquietanti’, ma per altri (e fra questi mi ci metto anch’io), sono sicuramente ‘affascinanti’. Vivendo la città quotidianamente, si è convinti di conoscerla, ma cambiando di continuo non è così, ed è proprio questa incertezza che ‘inquieta‘ tanti, poiché il ritornare in un luogo a distanza di tempo, si corre sempre il rischio di non ritrovare più, posti che si sono frequentati per anni; nel contempo però, questa sua dinamicità, comportando continue piccole e grandi novità, ‘affascina‘, per cui non ci si stanca mai di esplorare le sue strade, alla scoperta del ‘diverso’, rispetto all’ultima volta che si è passati da quelle parti! Si va dalle cose più banali, come la presenza di arredi urbani, semafori, divieti e sensi unici (che fanno ammattire perché prima non c’erano), nuovi percorsi riservati alle biciclette (che precludono la possibilità di fermarsi ove di solito si posteggiava la macchina), isole pedonali, nuove rotonde, per non dire attività commerciali di recente apertura, bistrot, bar, nuovi edifici, se non nuove strade, giardini o addirittura interi quartieri sorti dal nulla. E tutto questo, beninteso, non soltanto in aree periferiche, ove, essendo più ampi gli spazi disponibili, è più facile assistere a cambiamenti radicali di certe zone, ma anche più verso il centro, dove la riqualificazione di aree dismesse, ha portato alla creazione di nuovi insediamenti urbani immersi nel verde, costruzioni avveniristiche, di assoluto prestigio, firmate da archistar internazionali. Chi, mancando da Milano da un po’ di anni, torna oggi a visitarla, troverà sicuramente una citta molto diversa da quella che ricordava, al punto da non riuscire a riconoscere del tutto intere zone.
La metamorfosi della città, alla quale stiamo assistendo in questi ultimi vent’anni, è una vera e propria trasformazione epocale, che affonda le sue radici nel secolo scorso. Fu proprio all’inizio del XX secolo, che vennero infatti gettate le basi urbanistiche per la città del futuro, che noi oggi conosciamo. Come spesso accade in questi casi, la spinta decisiva alla realizzazione di tale trasformazione, fu sicuramente il grande evento dell’Esposizione Universale (organizzato per festeggiare l’apertura del traforo del Sempione), manifestazione che, per 6 mesi (dal 28 aprile, all’11 novembre del 1906), la città ospitò, con enorme partecipazione di visitatori, sia nell’area del Parco Sempione, che in quella della nuova Piazza d’armi, (attuale area di City Life) che, a quei tempi, era ancora situata in aperta campagna.
Ndr. – Per la cronaca, il nome ‘Sempione‘ fu assegnato al Parco (dietro il Castello Sforzesco), proprio in memoria dell’epica impresa dell’omonimo traforo.
Il traforo del Sempione è una galleria ferroviaria che collega l’Italia (val d’Ossola) con la Svizzera (alta valle del Rodano).
Il tunnel, scavato sotto il monte Leone (3.552 metri) e il Parco dell’Alpe Veglia, è lungo 19,803 km e collega Domodossola (Italia), a Briga.(Svizzera). I lavori iniziati nel 1898, terminarono il 24 febbraio 1905.
Il traforo del Sempione, fu quindi il grande evento protagonista della manifestazione del 1906, tanto che il tema della stessa, fu proprio ispirato a quello dei trasporti. Finita la grande kermesse internazionale, la Piazza delle armi divenne, all’inizio degli anni ’20, la sede della Fiera Campionaria di Milano.
Oggi, fa sorridere il pensiero che, solo cento anni fa, nel 1923 esattamente, fu completata , come riportarono, all’epoca, i giornali locali, la costruzione dei due primi palazzi gemelli che “sfondarono“ il cielo di Milano! Erano i due primi ‘grattacieli‘ della città! ‘Grattacieli‘ si fa per dire, poiché erano chiamate così, le due torri gemelle (in stile eclettico), che possiamo vedere oggi nell’attuale Piazza Piemonte, allora ancora zona isolata di campagna, con qualche cascina disseminata nelle vicinanze. Davanti a quei palazzi, a poca distanza, le due piccole borgate della Maddalena (oggi via Marghera e Piazza De Angeli) e di San Pietro in Sala (oggi Piazza Wagner), attraversate, fra l’altro, dalla strada principale per Magenta e Vercelli. Qualche centinaio di metri a nord, la recente costruzione della Casa di Riposo per Musicisti Giuseppe Verdi, più oltre ancora, la villa Romeo-Faccanoni (attuale clinica Columbus) ed infine, ancora più in là, in aperta campagna, la grande, nuovissima Fiera Campionaria, appena inaugurata (oggi City Life).
Per la realizzazione delle due torri da 8 piani, 38 metri di altezza alla sommità, era stata allora concessa una deroga al piano regolatore urbanistico in vigore, piano, che vietava la costruzione di edifici di altezza superiore ai 28 metri! (Ndr.- Limitazione questa, dovuta principalmente alla difficoltà da parte dei Vigili del Fuoco di riuscire a spegnere eventuali incendi ad altezze superiori, non disponendo di mezzi adeguati). Ecco perché quei due palazzi, che si affacciano ancora oggi su Piazza Piemonte, costruzioni che allora superavano di ben 10 metri il massimo previsto dal piano, vengono considerati ‘storicamente‘ come i primi due ‘grattacieli‘ della città. Vengono anche chiamati i ‘gemelli diversi‘, per il fatto che, a guardarli bene, pur essendo molto simili fra loro, la parte sommitale dei due edifici si differenzia leggermente e, a voler ulteriormente marcare tale difformità, anche le due cupole appaiono di colore diverso, l’una sul marrone e l’altra sul verde.
Ndr. – I due palazzi vennero costruiti nel 1923, su progetto dell’architetto Mario Borgato (1892-1958), per la prima torre , e di E.G. Macchi e Giuseppe Rusconi Clerici, per la seconda. E’ invece del 1924. il completamento del Teatro Nazionale costruito sempre da Mario Borgato, nella stessa piazza, di fianco ai due nuovissimi grattacieli.
Bisognerà attendere una decina d’anni prima di vedere in città un’altra costruzione che, al di fuori del Duomo, e della cupola della Galleria Vittorio Emanuele, superi in altezza i due grattacieli gemelli di Piazza Piemonte: risale infatti al 1933, la Torre Littoria, (che cambiò nome successivamente in Torre Branca) una costruzione in acciaio di 108 metri di altezza, realizzata a tempo di record (solo 68 giorni), dal Comune di Milano per volontà di Mussolini, su progetto dell’architetto Giò Ponti e situata all’interno del Parco Sempione. Si saliva con ascensore e vi era un piccolo ristorantino panoramico a quota 97 metri.
Ndr. – L’altezza della Torre Littoria fu decisa dal Duce, secondo il quale la struttura non poteva superare l’altezza della guglia con la Madonnina del Duomo, in quanto “l’umano non deve superare il divino”.
E’ del 1937, la costruzione di un ‘vero’ grattacielo, quello della Torre Snia Viscosa in Corso Matteotti 11, in pieno centro storico, (presso Piazza San Babila), su progetto dell’architetto Alessandro Rimini, edificio di 15 piani, per un totale di 60 metri di altezza.
Due anni più tardi, nel 1939, viene realizzata la Torre Locatelli, altro storico edificio (17 piani, per 67 metri d’altezza), costruito su progetto dell’architetto Mario Bacciocchi e situato in Piazza della Repubblica n. 27, angolo via Vittor Pisani.
E’ invece del 1955-57 la costruzione della Torre Velasca, nella omonima piazza, edificio di 26 piani, per 106 metri di altezza, su progetto dello studio BBPR (Banfi, Barbiano di Belgiojoso, Peressutti, Rogers).
Già negli anni ’60, appena completata la costruzione della Torre Pirelli, in Piazza Duca d’Aosta – di 31 piani per un totale di 127,10 metri di altezza, il più alto grattacielo al mondo, fra quelli realizzati in calcestruzzo armato – il grande architetto milanese, Gio Ponti (1891-1979), in una celebre intervista rilasciata in TV, esponeva il suo punto di vista riguardo allo skyline di una città come Milano:
per lui, “uno skyline riuscito, non comprende grattacieli isolati, ma grappoli di edifici alti che si osservano a distanza al di sopra del tessuto urbano”.
Era, naturalmente, una sua personalissima visione della Milano del ‘domani’. città che, a causa dell’età ormai avanzata, non sarebbe riuscito a vedere. Il piano regolatore Albertini (quello del 1953) aveva previsto all’epoca, nel Centro Direzionale (zona Gioia – Stazione Centrale), la costruzione di poche torri e tutte isolate.
Ndr. – Si definisce skyline (“linea di cielo”), o il panorama urbano, l’orizzonte delineato dagli edifici di una città e dai loro punti più elevati. La parola viene impiegata spesso dove sono presenti grattacieli o altri edifici che spiccano per la loro altezza.
Solo una quarantina d’anni dopo la sua morte, tra gli anni 2000 e 2020, si sarebbero realizzati, nel capoluogo lombardo, un paio di quei “grappoli”, così come Giò Ponti li aveva immaginati, realizzazioni firmate da architetti di fama mondiale, corrispondenti ad altrettante operazioni urbanistiche su vasta scala, quali quella di Porta Nuova e di CityLife. Progetti questi, decisamente complessi, che si è riusciti a realizzare, grazie ad una stretta collaborazione fra pubblico e privato, senza peraltro andare a distruggere il tessuto urbano preesistente, cosa che avrebbe provocato, per anni, enormi disagi alla popolazione delle zone interessate, ma utilizzando, come detto, delle vaste aree dismesse, quali appunto un ex scalo ferroviario (quello delle Varesine) e una vasta area che, inizialmente adibita a piazza d’armi, per oltre ottant’ anni, era stata poi utilizzata come fiera campionaria di Milano, (ora trasferita fuori città, a Rho-Pero). Due aree private e quindi chiuse, dismesse e restituite alla libera fruizione da parte della cittadinanza. Ma non è solo cemento: oltre ai grattacieli, vi sono ovviamente centri commerciali su più livelli, piazzette varie, oltre a luoghi d’intrattenimento e di svago, ma c’è anche una maggior attenzione per l’ambiente in generale e soprattutto per la natura ed il verde (prati, parchi, biblioteca degli alberi), tutti davvero curatissimi perché, attualmente, a gestione privata.
Le costruzioni futuristiche possono naturalmente piacere o non piacere: è una questione di gusti personali e sono comunque l’espressione dell’achitettura attuale.
Vediamo di esaminare meglio City Life e le sue Torri: la completa realizzazione del progetto, è ancora in via di completamento.
L’area della ex-Fiera Campionaria
Come precedentemente accennato, la Fiera Campionaria rimase tale fino alle soglie del nuovo millennio, quando venne realizzato fuori città, il nuovo polo di Rho-Pero Fiera Milano, per dimensioni il più grande d’Europa, reso famoso per la sua copertura con una grande vela, ideata dall’architetto romano Massimiliano Fuksas.
Trasferita quindi, la Fiera Campionaria nella nuova sede, l’area in città, rimase dismessa, disponibile per nuovi tipi di destinazione d’uso. Proprio in quel periodo, si fece strada l’idea di convertire una parte dell’area ormai dismessa del vicino Portello, precedentemente occupata dallo stabilimento dell’Alfa Romeo, per dare forma ad un grande progetto di riqualificazione urbana dell’area comprensiva pure di quella della ex-Fiera Campionaria.
,Identificate le linee guida e bandito un concorso nel 2004, ne uscì vincitrice la cordata CityLife composta, tra gli altri, da Generali, Ras, Fondiaria-Sai i tre principali gruppi assicurativi italiani che si aggiudicarono l’asta per la riqualificazione del quartiere storico della Fiera di Milano, vincendo al primo turno (con un’offerta da 530 milioni di euro circa, per l’acquisto di un’area di 255 mila metri quadrati, dei complessivi 440 mila occupati dall’ex-polo fieristico milanese), e battendo la concorrenza delle altre cordate in lizza, fra cui quella della Pirelli Real Estate e quella capitanata da Risanamento che avevano partecipato alla gara, offrendo naturalmente di meno.
NOTA
- Cordata CityLife ( Generali Properties capocordata, Ras, Progestim, Gruppo Lamaro Appalti, Gruppo spagnolo Lar) con progettisti Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid, Pier Paolo Maggiora
- Cordata Pirelli Real Estate capocordata, Vianini Lavori, Roma Ovest Costruzioni, Unicredit Real Estate con progettisti RPBW, Renzo Piano Building Workshop.
- Cordata Risanamento ( Risanamento capocordata con Ipi, Fiat Engineering ora Maire Engineering, Astaldi, Chelsfield, Lanmgdale Consulting con progettisti Foster & Partners, Frank O. Gehry, Rafael Moneo, Cino Zucchi, Richard Burdett, URB am. Francesca Gerosa
[rif. – Fiera di Milano, cordata CityLife vince la gara per nuovo polo fieristico – MilanoFinanza News]
Il quartiere di City Life
City Life è sicuramente oggi uno dei quartieri più iconici sorto negli ultimi anni, nella zona nord-ovest della città. E’ quello che si può definire un misto di modernità, di sostenibilità e di una nuova idea dell’abitare il centro urbano, ove le case residenziali di design (quelle, per intenderci, che si possono ammirare sfogliando le riviste specializzate di architettura ambienti), agognate da molti, fanno da contorno al secondo spazio verde più grande di Milano ed alla più vasta area pedonale della città. Pare di trovarsi improvvisamente in un’altra dimensione. Ed è proprio il contrasto fra il traffico caotico, a qualche centinaio di metri da lì, e l’assenza totale di automobili in un’area così vasta, che colpisce maggiormente il visitatore. Dal frastuono assordante della metropoli si passa alla tranquillità più assoluta del parco rotta soltanto dal vociare della gente, dalle grida gioiose dei bimbi che giocano e dal cinguettio festoso dei passerotti sugli alberi. Si circola praticamente solo a piedi o, al massimo, in bicicletta. In mezzo alla vastissima area, la Piazza Tre Torri a due livelli, intorno alla quale svettano i tre grattacieli: Allianz, Generali e PWC (Pricewaterhouse Coopers), destinati solo ad uffici ‘open space’. Simpaticamente chiamati “il Dritto“, “lo Storto “ed “il Curvo“, per la loro particolare forma, racchiudono la grande piazza dello Shopping District, ove, oltre a un Centro Commerciale a due piani, comprensivo di numerosi negozi, bar, ristoranti, bistrot e servizi vari, vi è pure un grande cinema multisala. Fra le diverse aree dedicate ai bambini e allo sport, è anche possibile ammirare qua e là, diverse installazioni di arte contemporanea.
Indubbiamente oggi, passeggiando nel quartiere City Life, il polo d’attrazione maggiore è rappresentato dalle Tre Torri, i tre grattacieli che attualmente definiscono il cosiddetto ‘business district’ dell’area.
RICONOSCIMENTI
City Life è il primo quartiere al mondo, ad ottenere il livello “Platinum“ in tre certificazioni internazionali (“Leed, for cities and Communities“, “Well for Community“ e “Sites“), che ne riconoscono l’impegno per una rigenerazione urbana sostenibile. Un impegno profuso anche nella costruzione di CityWave ….. ”
[ rif. – Corriere della Sera, 16 Novembre 2023 ]
Esaminiamo brevemente le Torri:
Torre Allianz o Torre Isozaki (il Dritto)
Realizzata, fra il 2012 e il 2015, su disegno dell’architetto giapponese Arata Isozaki (1931-2022), e dall’architetto italiano Andrea Maffei (1968-), è una costruzione in stile postmoderno.
La Torre Allianz (chiamata anche “il Dritto“), sede attuale del gruppo assicurativo Allianz, svetta con i suoi 209 metri di altezza (247, se si comprende l’antenna RAI) è la più alta delle tre Torri, nel modernissimo quartiere di Milano.
L’edificio è un semplice volume parallelepipedo, dalle proporzioni riuscite e decisamente sottili, tanto che in fase di costruzione è stato necessario aggiungere quattro “stampelle” esterne (inizialmente non previste), staffe di supporto atte a ridurne drasticamente le oscillazioni.
CURIOSITA’ (SULLE STAMPELLE)
I quattro imponenti contrafforti tubolari in acciaio, sono lunghi circa 60 metri sul fronte e 40 metri sul retro. L’uso di queste strutture è stato reso necessario a seguito delle analisi tecniche effettuate in fase di progettazione. Da tali analisi è emerso che lo spostamento complessivo verificabile all’ ultimo piano, in caso di forti venti, sarebbe stato pari a 1 metro, quindi eccessivamente elevato per essere tollerabile da parte dei suoi residenti. A seguito dell’uso di questi contrafforti lo spostamento si è ridotto a soli 20cm.
[ rif. – www.grattacielidimilano.it ]
La facciata vetrata è indubbiamente il suo elemento più interessante e distintivo: non si tratta della solita superficie verticale ma si compone di una sequenza di vetrate convesse, quasi il ripetersi di un’onda sulla facciata. Tanti lo chiamano addirittura il ‘materassone’. In tal modo, l’involucro dell’edificio diventa cangiante, ritmato da chiaroscuri e riflessi variabili soprattutto se visto da diverse prospettive ed in presenza di precise condizioni di luce. Ognuna delle “pance” della Torre riflette, ripetuta, la medesima immagine deformata della Torre di fronte o di quella di fianco a seconda da dove la si guarda.
Essendo ad oggi, questo, il grattacielo col tetto più alto non solo di Milano, ma addirittura di tutt’Italia, sulla sommità della torre, il 22 novembre 2015, è stata posizionata una copia fedele della Madonnina del Duomo, benedetta da monsignor Carlo Faccendini, vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Milano.
CURIOSITA’ (SULLA MADONNINA)
La tradizione vuole che nessun edificio di Milano possa essere più alto della Madonnina, così i 108,50 metri divennero il limite massimo per le nuove costruzioni. Una legge in questo senso, resa ufficiale negli anni 1930 (sotto il Fascismo), impedì alla Torre Branca di Gio Ponti di superare i fatidici 108,50 metri per rispetto alla Madonnina. Dopo la guerra, la legge voluta da Mussolini, perse ogni valore, tuttavia rimase per parecchi anni ancora come patto non scritto tra Comune e Curia.
Tutti i nuovi grattacieli di Milano si fermarono così al di sotto della Madonnina. (vedi il caso della Torre Velasca costruita nel 1955 e alta 106 metri in tutto).
In realtà, dietro i sentimenti religiosi, si celavano principalmente problemi strutturali: pochi metri sotto la superficie della città c’è una falda freatica, la quale esercita una forte pressione sugli strati rocciosi del sottosuolo. Una costruzione più alta e più pesante del Duomo, pertanto, avrebbe potuto rivelarsi instabile.
Il Grattacielo Pirelli, sede del Consiglio regionale della Lombardia, costruito da Gio Ponti nel 1960, misura 127 metri ed è perciò più alto della Madonnina. Per rispettare la tradizione, una copia della Madonnina, fu posta sulla sommità del grattacielo.
Nel 2010, una seconda copia è stata sistemata sulla sommità del Palazzo Lombardia, sede della Giunta regionale, a 161 metri d’altezza.
Alta un metro e mezzo, 145 chili di peso, dal 22 novembre 2015, come già detto, in occasione dell’inaugurazione ufficiale della torre Allianz, una nuova, terza copia della Madonnina, è stata sistemata in cima al grattacielo, a 209,2 metri d’altezza, a dominare Milano dalla sommità dello stesso, con lo sguardo rivolto verso quella del Duomo.
Così come la canzone a lei dedicata [ ‘O mia bela Madunina‘ – composta nel 1934, in parole e musica da Giovanni D’Anzi (1906-1974) ] , sottolinea lo spirito multiculturale di Milano, anche quest’ultima copia della Madonnina, realizzata in bronzo ricoperta d’oro, secondo le indicazioni della Veneranda Fabbrica del Duomo, è stata costruita a Nola, vicino a Napoli.
Tra le altre caratteristiche di rilievo della Torre Allianz, le due facciate laterali strette sono animate dalla presenza di sei ascensori esterni trasparenti (tre per lato), con vista panoramica su tutta la città. La cosa appare particolarmente suggestiva di sera con gli ascensori illuminati che salgono e scendono lungo le pareti della Torre.
ALCUNE CURIOSITA’
Per la realizzazione del disegno della Torre Allianz, che lui stesso ha definito come il ‘grattacielo infinito’, l’archistar giapponese Arata Isozaki ha tratto ispirazione dalla Endless Column di Constantin Brâncuși (1876-1957), uno scultore romeno naturalizzato francese, la cui opera è rappresentata nella foto qui a fianco.
La Torre Allianz, non è aperta al pubblico, eccetto che in un’occasione:
essendo attualmente il più alto grattacielo d’Italia, fa parte del Vertical World Circuit, una competizione sportiva internazionale, che si svolge all’aprile di ogni anno, ed è aperta agli atleti di ogni età. Tale competizione (da Guinness World Record), prevede di percorrere nel minor tempo possibile tutti i piani dei grattacieli più importanti del mondo.
Lungo i muri perimetrali del corpo scale di tutti i 50 piani della Torre, sono disegnati gli skyline delle più gra
Torre Generali o Torre Hadid (lo Storto)
E’ questo il secondo grattacielo ad essere costruito a City Life: oggi ospita la nuova sede milanese delle assicurazioni Generali di Trieste. La Torre Generali (chiamata anche “lo Storto“), è stata disegnata da Zaha Hadid (1950-2016), progettista ed architetta anglo-irachena, morta all’età di soli 66 anni, prima di riuscire a vedere completata la sua opera.
Ndr. – Zaha Hadid è considerata la più importante rappresentante, in età contemporanea, dell’architettura declinata al femminile: vera e propria archistar di fama mondiale, prima donna a vincere il Pritzker Prize nel 2004, ha però iniziato la propria carriera come artista e si è occupata spesso di design (d’arredo e di prodotto).
[ rif. – Domus ]
È stata una delle massime esponenti della corrente decostruttivista. Nel 2010 il Time la include nell’elenco delle 100 personalità più influenti al mondo. Nel 2013, lo studio Zaha Hadid Architects con 246 architetti dipendenti, si colloca al 45º posto nell’elenco dei più importanti studi di architettura del mondo secondo BD Insurance Bureau.
[ rif. – Wikipedia ]
I lavori iniziati nel 2014, furono completati nell’ottobre 2017, con l’apertura al pubblico, in occasione di una delle giornate del FAI. La inaugurazione ufficiale avvenne poi il 9 aprile 2019, alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Alto 177 metri (che diventano poi 192, se si considerano i 15 metri aggiuntivi dell’insegna ‘Generali’), ha 44 piani (di cui 39 destinati a soli uffici). L’edificio, in stile neo-futuristico, ha una caratteristica davvero singolare: presenta una torsione che si attenua sempre più, man mano che aumenta l’altezza, fino a raggiungere la perfetta verticalità. La lobby alta due piani, che fungendo da ingresso sia per la piazza che per la sottostante stazione della metropolitana, è contraddistinta anch’essa dalle linee sinuose della facciata. Ai piedi della torre, è situata la galleria commerciale.
Il neo-futurismo è un movimento artistico diffusosi tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo nelle arti, nel design e nell’architettura che utilizza, riadattando in chiave contemporanea e attuale, alcuni elementi del futurismo.
E’ sicuramente il più elegante dei tre grattacieli e indubbiamente anche il più ammirato e fotografato.
Torre PWC o Torre Libeskind (il Curvo)
E’ questa la più bassa delle tre torri di City Life: è la Torre PWC, di 175 metri d’altezza, solo 30 piani, soprannominata “il Curvo“, per la sua forma stranamente incurvata in avanti, o meglio “piegata”. E’ stata progettata dall’architetto polacco naturalizzato americano Daniel Libeskind, fautore del cosiddetto ‘decostruttivismo‘.
Il decostruttivismo è un fenomeno artistico che nasce nel 1988 in occasione di una mostra al MoMa di New York. E’ un’applicazione, nel mondo artistico, di quello che era il concetto filosofico di “decostruzionismo” di Jacques Derrida prendendo spunto dai costruttivisti russi degli anni ‘20. I
l decostruttivismo nell’architettura viene definito come una “non architettura” caratterizzata da un’estetica anticonvenzionale che abbraccia forme plastiche, fluide capaci di creare paesaggi fluttuanti.
Questa nuova tendenza architettonica prende ispirazione dagli artisti del costruttivismo russo degli anni ‘20, che furono i primi ad opporsi alla composizione classica e ad andare oltre le geometrie tradizionali attraverso forme disarmoniche e disarticolate.
Nasce quindi un decostruttivismo visivo che si oppone alla geometria classica (geometria euclidea) e guarda con occhi nuovi allo spazio architettonico, in cui è il “caos” a creare un “nuovo ordine”: frammenti, volumi deformati, tagli, asimmetrie e plasticità nelle forme sono caratteristiche di questa nuova sperimentazione architettonica.
Esempi di questa nuova tendenza architettonica, sono opere come Il Guggenheim Museum di Bilbao di Frank O. Gehry, architetto simbolo del movimento, e la Casa Danzante a Praga.
I massimi rappresentanti del decostruttivismo architettonico, sono Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, Zaha Hadid, Bernard Tschumi.
[ rif. – www/elledecor.com/… ]
Questa è certamente la Torre che ha conosciuto le vicende più travagliate e le modifiche più sostanziali al progetto originario, davvero particolare.
Era stato concepito inizialmente come se l’edificio fosse una porzione di sfera, disposta in modo da abbracciare idealmente la Piazza Tre Torri, quale omaggio all’arte del costruire del Rinascimento italiano. Idea indubbiamente affascinante e decisamente particolare, irrealizzabile però non tanto per problemi tecnici di stabilità, quanto per un banale problemino di ottica ….
Ricordate la famosa storia degli specchi ustori di Archimede, che con l’incidenza dei raggi del sole riuscivano ad incendiare le navi nemiche? L’esperienza provata di persona, a volte, convince gli scettici che effettivamente i raggi del sole riflessi dagli specchi possono creare brutti scherzi! A Milano è ancora viva la memoria delle tapparelle dell’edificio di via Bellani sciolte dall’effetto lente provocato dai raggi del sole convogliati su di loro di riflesso, dalle vetrate del Palazzo Lombardia!
Tornando al Curvo, la facciata concava prevista, non avrebbe potuto essere realizzata come una superficie continua proprio per minimizzare il rischio dei riflessi “incendiari” indesiderati, causati dalla possibile incidenza dei raggi del sole riflessi dalle vetrate concave. Il progetto subì pertanto diverse rettifiche, come il ‘raddrizzamento’ della curvatura (che all’origine era decisamente più accentuata) ed il ridimensionamento della volumetria complessiva, modifiche queste, che indubbiamente snaturarono il disegno del profilo originale della Torre, facendolo più assomigliare, visto di lato, alle forme della Pietà Rondanini di Michelangelo.
Per evitare problemi ‘ustori’, la curvatura si realizzò a scalini, cioè con una sequenza di segmenti piani, più di 5.000 cellule vetrate che, dal basso verso l’alto, dapprima rientrano, per poi aggettare rispetto a quelle sottostanti. Il ricordo della cupola concepita inizialmente da Libeskind, sopravvive solo sulla sommità vetrata dell’edificio, un coronamento curvo colossale (di circa 40 metri di altezza), che si vuole, sia un aperto tributo al Brunelleschi.
Le nuove gru, dietro lo Storto
Le sorprese di City Life non sono finite, perché da qualche mese sono spuntati due gruppi di nuove gru (almeno quattro o cinque in tutto) dietro lo Storto ad entrambi il lati della strada che porta a largo Domodossola . Come mai? Questo è l’ultimo lotto, prima del completamento del quartiere: per comprendere meglio il perché della cosa, bisogna, a tal proposito, fare un passo indietro:
Nel 2021, per completare la volumetria complessiva inizialmente concordata col Comune in fase di acquisto del terreno (ove oggi sorge l’intero quartiere), si era iniziata la progettazione di una quarta Torre di una trentina di piani (sempre ad uso uffici) verso Largo Domodossola.
Quando Lo Storto, che inizialmente si era pensato di destinare ad albergo a 5 stelle, venne poi adibito ad uffici PWC, l’esigenza dell’albergo cominciò a farsi più pressante. Per ospitare un albergo di un centinaio di camere o poco più, non era ovviamente necessario un intero grattacielo di 30 piani; ne sarebbero bastati al massimo 10: d’altra parte, non parendo opportuno adibire una parte di torre ad albergo ed un’altra ad uffici, il disegno della quarta torre venne ridimensionato; i 30 piani inizialmente previsti per uffici diventeranno solo 20 e gli altri 10 previsti per il completamento della volumetria complessiva, andranno ad un nuovo edificio costruito ad hoc, destinato ad essere unicamente albergo di lusso. Ecco quindi il perché dei due gruppi di gru: un edificio di 20 piani da un lato, e uno di 10 dall’altro lato della strada. E allora, ecco l’idea dell’archistar: perché non collegarli insieme con un porticato sospeso sopra la strada? Ecco quindi come è nata l’idea del ‘grattacielo orizzontale‘, subito battezzato dai milanesi come ‘lo Sdraiato‘, quello che, ufficialmente, prende il nome di the Wave, (“l’onda”), attualmente già in costruzione!
Torre CityWave (lo Sdraiato)
Eccolo! Naturalmente è un ‘rendering’, tanto per rendere l’idea:
Ideato dall’architetto danese Bjarke Ingels (1974-), secondo le stime, la nuova realizzazione dovrebbe concludersi fra la fine del 2025, e l’inizio del 2026, ma è probabile qualche slittamento visto l’attuale stato di avanzamento dei lavori. Il complesso infatti, si compone. come anticipato, di due distinti corpi di fabbrica, a destra e a sinistra della strada d’accesso al quartiere venendo da via Domodossola: il primo, destinato ad uffici, sarà una struttura di 20 piani, e 110 metri di altezza (ricalcando in massima parte il progetto iniziale) e il secondo, destinato ad ospitare un hotel con 120 camere, sarà più piccolo, di soli 10 piani e 50 metri di altezza, frutto di un progetto recente, peraltro, oggi, già esecutivo. I due corpi, saranno poi uniti, fra loro, da un porticato sospeso di 140 metri di lunghezza, retto da cavi d’acciaio, quindi un ponte, che scavalcherà la sottostante strada di accesso a City Life. Secondo i progetti, la copertura del porticato ospiterà il più grande parco fotovoltaico di Milano, (qualcosa come 11.000 pannelli in grado di fornire una produzione di energia stimata in 1.200 MWh l’anno).
Sotto il portico, progettato dallo studio di architettura BIG, ci saranno spazi di lavoro, negozi, ristoranti, due corti private ed un rooftop bar, con piscina.
Ndr. – Nonostante lo studio di architettura BIG sia composto da dodici soci, è il danese Bjarke Ingels la vera archistar.
Piazza Tre Torri
Progettata dallo studio milanese One Works e completata nel 2016, Piazza Tre Torri è il principale spazio pubblico di CityLife. Si distribuisce su due livelli che definiscono una connessione fluida tra il parco, gli accessi alle torri e quelli alla stazione della metropolitana M5 (Linea lilla), che ha la fermata “Tre Torri” esattamente sotto la piazza. Essendo la piazza sistemata in corrispondenza del baricentro geometrico del quartiere, la stessa si allunga e s’incurva, per mettere in connessione fra loro, i due assi principali, quello di via Buonarroti con quello di via Domodossola, che, proprio in quel punto, s’incrociano.
Piazza Tre Torri è anzitutto un luogo di diverse attività commerciali oltre alla presenza di alcuni bar con tavoli all’aperto ove concedersi un aperitivo e un momento di relax fra uno shopping e l’altro. Le tre Torri, così come il Centro Commerciale, sono accessibili da entrambi i livelli: la configurazione ibrida della piazza, come spazio aperto ma nel contempo, raccolto, ed in parte anche coperto, ne favorisce l’utilizzo anche per attività diverse e non programmate, quali ad esempio lo studio oppure il co-working (questo soprattutto al livello superiore, generalmente meno trafficato e quindi più tranquillo.
Il Centro Commerciale
Lo CityLife Shopping District è il più grande Centro Commerciale urbano d’Italia, esteso su più di 32.000 metri quadrati. Si articola su tre aree distinte: la prima, molto estesa, è al chiuso, su due piani, mentre le altre due, più contenute, sono invece all’aperto. Di queste ultime, la prima è la stessa Piazza Tre Torri, cui si è già sopra accennato e l’altra è invece una galleria commerciale semicoperta, che, partendo in linea retta dalla piazza stessa, sbuca in Piazza 6 febbraio (vicino al grande Palazzo delle Scintille).
Essendo proprio di fianco alla Torre Hadid (lo Storto), l’edificio del centro commerciale è stato progettato dqlla Zaha Hadid Architects. che ne ha anche curaro il disegno degli interni, nonché gli arredi di assoluto prestigio.
Dei quattro piani in cui si articola la costruzione, i due centrali, essendo in corrispondenza con i due livelli della Piazza Tre Torri, sono effettivamente riservati allo Shopping District. Il primo dei quattro livelli di questo edificio, rimanendo sottoterra, è destinato unicamente a garage con più di 1000 posti auto disponibili; il secondo, e il terzo, come detto, sono riservati allo shopping center, mentre il quarto, è riservato al cinema multisala (7 sale).
L’interno
Tornando ai due livelli del Centro Commerciale, questi sono connessi fra loro con scale mobili. Sul piano pratico e visuale, un gioco di doppie altezze, sfruttato per permettere al piano inferiore di usufruire della luce proveniente dagli ampi lucernai alla sommità della struttura, fa apparire il piano superiore, a tratti, come una semi balconata dall’impatto visivo davvero notevole. Sono previsti 100 ampi spazi per le attività commerciali e di ristorazione. Il piano inferiore è praticamente una sequenza di lussuosi negozi di abbigliamento, profumerie, cartolerie. empori di tecnologia, d’informatica e telefonia, grandi magazzini oltre a servizi come sportelli bancari etc. Il piano superiore invece, naturalmente più luminoso ed arioso, è essenzialmente riservato alla ristorazione: quindi vi si trovano numerosi ristorantini, bistrot, pizzerie, bar, caffè, gelaterie, con tavolini all’interno dei singoli locali, ma anche all’esterno, sia in galleria che all’aperto (nella stagione estiva), con vista sul parco o sulla piazza. Essendo il secondo livello un’area più tranquilla per l’assenza di negozi, un ampio spazio in galleria è attrezzato con tavoli per lo studio o il co-working iAll’ultimo livello, come anticipato vi è l’Anteo CityLife, un cinema multisala (7 sale), sicuramente la più importante tra le funzioni a carattere socio-culturale dell’intero quartiere.
L’esterno
Da piazza Tre Torri, cuore nevralgico del quartiere si diparte la galleria commerciale all’aperto progettata da Mauro Galantino. Quest’ultima si configura come un semplice rettilineo delimitato da corpi di fabbrica allungati e su due livelli, all’interno del quale si allineano più di una ventina di attività commerciali (vendita di mobili d’autore, chincaglierie firmate, elettrodomestici Folletto. Dyson etc, persino un negozio di droni, oltre naturalmente alla farmacia, ad un supermercato , etc.. Al centro, lungo tutta la galleria vi sono diverse aiole con vari tipi di piante da fiore allietano la vista del visitatore.
L’edificio di Galantino, candido e relativamente purista nel suo linguaggio, è un’eccezione nel panorama delle architetture tendenzialmente più “gridate” di City Life.
Gli appartamenti residenziali
Gli appartamenti residenziali di City Life non sono decisamente alla portata di tutte le tasche. Chi avesse in animo di acquistare uno di questi, si parte da un minimo di 8.500 €/mq, in su. Per un attico si parte da una base di 12.000 €/mq. a crescere. Naturalmente sono tutte residenze di lusso, di design, firmate Hadid o Libeskind, che hanno reso questo quartiere la zona più ‘desiderata’ di Milano, in cui poter andare a vivere. Si tratta di appartamenti ed attici abitati da vip e da personaggi dello spettacolo: non per nulla, in uno di questi super-attici abita, ad esempio, la coppia Ferragni-Fedez di cui la stampa si è occupata anche recentemente.
Le Residenze Hadid comprendono 7 edifici, disposti in due differenti aree, attraversate da un giardino pubblico. Esteticamente sono caratterizzati dai balconi ricurvi (a mo’ di ponte di nave) e dalle forme sinuose dei tetti e delle grandi finestre. L’intero impianto energetico è completamente ecosostenibile.
Il gruppo di edifici alla sinistra delle tre torri per chi si trova guardarle da Piazza Giulio Cesare, è l’insieme delle Residenze Libeskind. Si tratta di una sequenza di 8 edifici, che si presentano ad altezze variabili fra i 5 e i 13 piani, tutti unici nel loro genere. Pure gli appartamenti di cui sono composti si differenziano fra loro non solo per dimensione, ma pure per disposizione degli ambienti e per l’affaccio. Per ottenere questi risultati, Libeskind ha inventato delle forme serpeggianti che lui stesso chiama. “case-sculture” che sembrano attirarsi come i poli di una calamita. Anche le facciate dei palazzi presentano naturalmente forme asimmetriche. Caratteristica non irrilevante è che tutti gli edifici rientrano nella classe “A” di certificazione energetica cioè sostenibilità ambientale e che tutti gli appartamenti sono dotati di un sistema di domotica che usualmente prevede la gestione della climatizzazione intelligente, dell’illuminazione, (legata alla situazione esterna) e della sicurezza sia in termini di prevenzione allagamenti e rilevazioni antincendio) e della videosorveglianza.
Più spigoloso e stratificato il disegno degli appartamenti di Daniel Libeskind, che arricchisce le sue facciate di telai grigliati; più apertamente parametrico (in termini dimensionali e geometrici) e morbidamente curvilineo, appare invece quello di Zaha Hadid. Comuni ad entrambi sono le terrazze spaziose e la disponibilità di tagli di grande metratura, anche in doppia configurazione, soluzioni tipiche di residenze che si rivolgono a una fascia alta, per non dire altissima, del mercato immobiliare.
Per il teleriscaldamento delle Torri, del futuro albergo e del Centro Commerciale, l’acqua calda viene fornita tramite il collegamento con la rete di teleriscaldamento proveniente dal termovalorizzatore di Figino-Silla2 (dove si attua e recupero energetico di calore pulito a partire da quello residuo recuperato dall’impianto). Per il riscaldamento delle residenze Hadid e Libeskind, si utilizza invece l’acqua di falda, con pompe di calore. L’acqua di risulta del sistema di riscaldamento e di condizionamento della residenza viene poi riciclata sia per l’irrigazione del parco e elle aree verdi condominiali. che per gli scarichi dei servizi igienici.
Il parco di City Life
Il vasto, curatissimo parco pubblico (per alcuni anni ancora è a gestione privata CityLifedi , successivamente sarà a gestione comunale), con la sua superficie circa 170.000 metri quadrati, circonda tutta l’area urbanizzata di Piazza Tre Torri. Con i suoi grattacieli e lo Shopping District è aperto e in contatto diretto con il quartiere di residenze Hadid e Libeskind che lo delimitano verso sud dalla parte di Piazza Giulio Cesare. Fra le aree verdi presenti nel centro della città, risulta essere il terzo in ordine di grandezza, subito dopo il Parco del Sempione e quello dei Giardini Montanelli di Porta Venezia. Al suo interno, sono presenti percorsi ciclabili e pedonali e nella zona ovest, in direzione del Portello il grande ‘pascolo’, un immenso pratone molto amato dai bambini.
Qua e là, girando lungo i viali, si può arricchire il proprio bagaglio culturale, andando alla ricerca di varie installazioni di Arte Contemporanea disseminate lì intorno (ndr. – non sempre tutte d’immediata comprensione o interpretazione: qualcuno dei nostri grandi artisti del passato, sicuramente si rivolterebbe nella tomba!).
ArtLine, che è un progetto di arte pubblica nato nel 2014, promosso dal Comune di Milano, ha trovato la sua realizzazione finale nel 2018 con l’installazione nel Parco di City Life, di una collezione permanente di di opere d’arte a cielo aperto, posizionate fra il verde, sì da giustificare il nome alternativo di Parco dell’Arte Contemporanea.
Con la finalità di ribadire l’importanza dello spazio pubblico nell’ottica di una condivisione del patrimonio artistico e culturale della città, si organizzano addirittura visite guidate alla scoperta di tali installazioni. Si tratta di un percorso articolato in oltre venti opere permanenti: 8 di queste, selezionate attraverso un concorso per giovani artisti ‘under40’ (la cui mostra si è tenuta a Palazzo Reale, a Milano tra il 2015 e il 2016) e le altre di artisti internazionali già affermati. Non è sempre facile vedere queste installazioni: Serena Vestrucci, giovane artista milanese, ha la particolarità di non creare qualcosa di nuovo, ma di agire, ad esempio, sulle fontanelle pubbliche esistenti in zona, le famose vedovelle, che, come si sa, rappresentano l’immagine più storica di Milano. La sua opera sembra quasi cercare un ponte fra il passato ed il futuro, il classico ed il contemporaneo, la tradizione e la novità. Ad ogni fontanella del parco è stato sostituito il bocchello in ottone con una scultura diversa, un esemplare unico, frutto di un lavoro manuale di un modello in cera, successivamente fuso in bronzo.
Mi fermo qui, per non togliervi la sorpresa, quando avrete occasione di passare da quelle parti, della scoperta delle altre opere, non sempre facili da vedere …. Buona caccia al tesoro!
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
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