Alessandro Mazzucotelli
Sommario
ToggleUno, venuto dal nulla … e diventato un ‘grande’
Era “Lisander el ferée” (Alessandro il fabbro) … cioè il mago del ferro battuto! La sua notorietà fu tale, che lo portò, in età matura. ad essere eletto deputato nella XXVIII e nella XXIX legislatura del Regno d’Italia! Ma, andiamo con ordine …
I suoi primi anni
Nacque a Lodi il 30 settembre 1865, figlio di una famiglia di commercianti del ferro, proveniente dalla Valle Imagna, nella bergamasca.
Alessandro, fin da ragazzo, aveva dimostrato predisposizione per l’arte figurativa e avrebbe desiderato diventare pittore o scultore. La famiglia, essendo finita in difficoltà economiche, a causa del fallimento dell’azienda del padre, fu costretta a non fargli proseguire ulteriormente gli studi, e a trovargli un lavoro per guadagnarsi il pane.
Per fortuna era riuscito a finire il ginnasio, così che all’età di 18 anni – siamo nel 1883 – si trasferì a Milano, presentandosi come apprendista, assieme al fratello Carlo, nell’officina del fabbro Defendente Oriani, che il padre già conosceva, avendo avuto, precedentemente, con lui, frequenti rapporti di lavoro.
Il lavoro in proprio
Ragazzo molto sveglio, appresi rapidamente i segreti del mestiere, all’età di soli 26 anni, nel 1891, rilevò l’attività e l’officina del suo datore di lavoro Oriani (in via Aldo Manuzio).
Decisamente dotato di notevole capacità, riuscì a trasferire nel materiale che ormai dominava, quel desiderio di manifestare le sue doti per l’arte figurativa, negatogli pochi anni prima, dalle precarie condizioni economiche, in cui versavano i suoi genitori.
Osservando attentamente la natura, soleva disegnare dei bozzetti di quanto vedeva e, sulla base di quelli, faceva assumere al ferro, le forme desiderate: fiori, frutti, rami, foglie, insetti … lavori incredibili … un vero mago del ferro!
Dal 1902 al 1908 condivise l’officina con un amico e la sua ditta prese il nome di Mazzucotelli-Engelmann, successivamente operò da solo
Partecipò a mostre per farsi conoscere
Le sue opere apparvero al gran pubblico, per la prima volta, nel 1902, all’Esposizione internazionale d’Arte Decorativa moderna di Torino.
I suoi lavori destarono vivissimo interesse tra il pubblico, per la loro leggerezza ed originalità, al punto che, alla fine, quell’esposizione, rappresentò per lui, un autentico trionfo.
Nei suoi primi anni di attività, fu influenzato dal pittore milanese Giovanni Beltrami, poco più anziano di lui. Questi, avendo frequentato Brera, sensibile alle nuove dottrine moderniste, decise di abbandonare il cavalletto, per fondare la più grande vetreria milanese, dedicata alla così detta, Art Nouveau. Fra l’altro, la vetreria di Beltrami, operò sia per il Parlamento del Regno d’Italia che per il Duomo di Milano
Questa nuova forma d’arte minore stava prendendo piede In Europa, particolarmente in Inghilterra, e poi in Francia, proprio in quegli anni. In Italia, lo chiamarono “stile Liberty” , (nome questo, derivato dai magazzini londinesi di Arthur Liberty, alle cui vetrine venivano esposti oggetti d’arte, in stile Art Nouveau).
Le caratteristiche dello “stile Liberty” consistono in motivi ispirati direttamente dal vero, specialmente dal mondo vegetale e floreale, con molta libertà di applicazione, con poco rigore stilistico, con poca solidità costruttiva e scarso senso architettonico …. Dai critici del tempo fu detto anche, per questa sua grande libertà, style sans style [rif. Treccani]
Maestro nel “liberty“
Fu così, che acquisì rapidamente e fece sue, le caratteristiche ornamentali tipiche del Liberty .
Si fece subito notare dagli architetti dell’epoca, per la fantasia nell’adornare finestre con originalissime inferriate, ingressi con maestose cancellate, balconi con balaustre fiorite, scale d’interni con corrimani particolari ecc.
Iniziò così una prestigiosa carriera, che lo portò a collaborare con architetti famosi, come Giuseppe Sommaruga, Gaetano Moretti, Ernesto Pirovano, Franco Oliva, Ulisse Stacchini e Silvio Gambini.
Partecipò, con le sue opere, a diverse mostre internazionali, dove ottenne sempre, numerosi riconoscimenti e premi importanti.
In questo periodo, ricevette pure le prime commissioni importanti, come il Palazzo della Borsa di Milano (oggi Palazzo delle Poste), Villa Ottolini-Tosi di Busto Arsizio, Ville Fabbro e Villa Antonini di Mogliano Veneto.
Si diede all’insegnamento
Nel 1903, cominciò a dedicarsi all’insegnamento presso la Società Umanitaria di Milano, (istituzione storica milanese, ente morale) proponendo innovativi criteri didattici, basati sullo studio teorico della natura e sulla sperimentazione diretta dei materiali e delle loro proprietà.
Tra il 1903 e il 1904, fece una serie di viaggi in Europa, approfondendo la conoscenza delle idee moderniste. Col passare degli anni, gradatamente abbandonò le realizzazioni di tipo puramente naturalistiche, per passare a forme più asciutte, un esempio è Casa Maffei a Torino (1906).
In occasione dell’Esposizione internazionale, svoltasi a Milano nel 1906, per celebrare l’apertura del traforo del Sempione, Alessandro Mazzucotelli presentò alla mostra, la famosa ‘lampada delle libellule’, che divenne il simbolo della sua indiscussa maestria.
Si dice che lui fosse solito affermare :
«Il ferro deve essere trattato come una signora: sembra duro e terribile, ma con un po’ di fuoco, diventa morbido, come la cera. E quando ti pare che si ribelli, non lo devi trattare male e batterlo con furia, no! Devi prenderlo per il suo verso, accarezzarlo … Ecco che il ferro si trasforma, e consente di creare libellule e farfalle, api e fiori…».
La cosa, va naturalmente letta ed interpretata con la dovuta ironia.
Da queste parole, comunque, si intuisce quanto amore per il suo lavoro, lui mostrasse in tutte le sue opere, vere e proprie sculture.
Interpretava fiori frutti, insetti della natura, riproducendoli, con enorme maestria, usando il ferro, materiale così duro, eppure così incredibilmente malleabile, sotto le sue mani.
La sua officina alla Bicocca
Nel 1909, dopo un breve periodo in un laboratorio di via Ponchielli, aprì una nuova officina, più grande, alla Bicocca, lavorando incessantemente su importanti progetti. sia in Italia che all’estero.
Per quanto riguarda l’estero, in particolare, si trattava di progetti acquisiti da famosi architetti italiani che, conoscendolo, si avvalevano della sua preziosa collaborazione, per adornare ville e palazzi di Buenos Aires, Città del Messico e Bangkok (in Thailandia).
Partecipò a l’Exposition Universelle et Internationale di Bruxelles del 1910 ed anche a l’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi del 1925.
Onorificenze ed incarichi prestigiosi
Nel 1912, all’età di quarantasette anni, venne insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro.
Assieme ad altri artigiani, fondò nella Villa Reale di Monza, la Scuola Superiore di arti applicate, divenuta successivamente, Istituto superiore per le industrie artistiche (ISIA). Nel 1922, ne divenne il direttore.
Fu presidente della Mostra Biennale Internazionale di Arti Applicate
Nel 1925, venne chiamato da Gabriele D’Annunzio, assieme ad altri artisti, a decorare la fastosa dimora del Vittoriale di Gardone Riviera.
Quando si ritirò dall’attività, divenne Sindaco
Mazzucotelli, più che sessantenne, si ritirò nella sua terra d’origine, Rota d’Imagna e creò una sua residenza a Caros, dove oggi sono conservate ancora intatte, tante opere da lui realizzate. Eletto Sindaco del Comune di Rota d’Imagna e, proprio in questa veste, commemorò, nel centenario della morte, un altro illustre personaggio del suo paese: Giacomo Quarenghi (architetto che, ispirandosi al Palladio, fu uno dei principali realizzatori dell’Architettura neoclassica in Russia)
Dal 20 Aprile 1929, al 29 Gennaio 1938, fu Deputato nella XXVIII e nella XXIX legislatura del Regno d’Italia.
Alessandro Mazzucotelli morì, all’età di 73 anni, il 29 Gennaio 1938: fu sepolto nel cimitero di Rota d’Imagna.
Le sue opere milanesi
Sono essenzialmente inferriate, balaustre, corrimani, cancelli, lampade, lampadari e lampioni, tutto in ferro battuto:
• Palazzo Castiglioni, corso Venezia 47 (1903) arch. Giuseppe Sommaruga
• Casa Ferrario, via Spadari 3-5 (1902), arch. Ernesto Pirovano
• Casa Apostolo, via Tasso 10 (1907), arch. Stacchini – cancello interno e balaustre in ferro battuto dei balconi
• Casa in Corso Magenta 31 (1909)
• Casa Moneta, “Cancello delle farfalle”, via Ausonio 3 (1904)
• Casa Campanini, via Bellini 11 (1904)
• Casa Guazzoni, via Malpighi 12 (1906), arch. Giovanni Battista Bossi
• Palazzo della Posta (ex-Borsa) piazza Cordusio 2 (1907), arch. Luigi Broggi
• La Villa Romeo (1908) oggi Clinica Columbus, arch. Giuseppe Sommaruga
• Palazzo Berri-Meregalli, via Cappuccini 8, (1913)
• Il Cinema Corso, via Torino
• I lampioni di Piazza del Duomo arch. Gaetano Moretti
• Le ringhiere del Palazzo della Banca Commerciale Italiana (1923)
• I lampadari del Bar Camparino, Galleria Vittorio Emanuele II (1925)
• Le cancellate e gli alberelli del villino Maria Luisa, via Tamburini 8 (1925)
• Palazzo Pathé, via Luigi Settembrini 11
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
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