Angelo Motta
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ToggleContadino si, ma … cervello ‘fino’!
Angelo Motta nacque a Villa Fornaci, frazione di Gessate, l’8 Settembre 1890, da Alessandro, cocchiere, e Rosa, lavandaia. Ebbe un’infanzia non facile, provenendo da famiglia contadina, molto povera.
A 8 anni … già al lavoro
Iniziò a fare il garzone, già a otto anni, in un panificio di Treviglio, e, sembra, non sia nemmeno riuscito a finire la quinta elementare! Per non gravare sulla famiglia, seguendo quanto facevano altri ragazzi della sua età che se ne andavano da casa, in cerca di lavoro, pure lui fece altrettanto.
Ovviamente non avrebbe potuto fare altro che il garzone, e Milano era l’unica città dove potesse sperare di trovare chi lo avrebbe preso, per quattro soldi.
A 11 anni … tentò la fortuna a Milano
Nel 1901, Angelo aveva appena undici anni, quando arrivò da solo nella grande Milano, con 50 centesimi in tasca,
La prima notte in città, la ricorderà per tutta la sua vita: dormì su una panchina. Al risveglio, si trovò addosso la giacca logora di un barbone, che, con gesto tenero, gli si era seduto accanto per proteggerlo, mentre dormiva. Questi gli dette un consiglio: ’sei un bravo ragazzo e forse avrai fortuna, ma se vuoi lavorare a Milano, ricordati di farti pagare il giusto e di dare il giusto agli altri’ . Amava ricordarlo così questo suo primo impatto, con Milano, Angelo stesso, parlandone, quarant’anni dopo, con i suoi dipendenti!
Riuscì quasi subito, a trovare un fornaio che lo assunse come ‘pinela’ (termine milanese per dire garzone), ed intanto cominciò a farsi le ossa, e ad apprendere. un pò alla volta, il mestiere. Qui completò l’apprendistato, che concluse, alla vigilia della Grande Guerra, con la promozione a capo-pasticciere.
Dopo la prima guerra mondiale
Al ritorno dal fronte, decise di mettere a frutto la propria esperienza professionale e di avviare un’attività imprenditoriale. Con i soldi racimolati dal premio di smobilitazione di 700 lire e dai pochi risparmi di sua madre, si creò un piccolo capitale d’avvio. Con questo, poté acquistare gli utensili indispensabili ed affittare i locali nella centrale via della Chiusa (dietro Piazza Vetra), per creare il suo primo laboratorio.
La sua prima ‘ditta individuale’
Nel 1919, nacque così la ditta artigiana individuale «Angelo Motta». Si trattava di un laboratorio con annesso negozio di vendita. Si era nel primo dopoguerra, le possibilità di investimento esigue e la produzione era limitata giusto alle prime necessità. Pur tuttavia in queste condizioni, ebbe la felicissima idea di rivisitare l’ antica ricetta del panettone, sperimentando qualche piccola variante, per venire maggiormente incontro ai gusti della gente. Prodotto da forno, tradizionalmente gustato nel periodo delle festività natalizie, sufficientemente economico da poter essere acquistato e consumato anche nella difficile congiuntura del primo dopoguerra. E fu subito un successo!
Il suo famoso panettone nacque in via della Chiusa
Angelo, a differenza di altre pasticcerie che si stavano cimentando su prodotti analoghi, ebbe l’idea vincente di riuscire ad ottenere un panettone molto più alto e morbido degli altri, grazie all’impiego del lievito di birra, che lo rendeva soffice e leggero.
Poiché il consumo del panettone era concentrato solo nel periodo natalizio, studiò la produzione di altri prodotti da forno e di pasticceria fresca, la cui vendita avrebbe potuto distribuirsi lungo tutto l’arco dell’anno.
Nel 1927, un censimento dei piccoli industriali, fatta dalla Camera di commercio, indicava in ben 76, i produttori di pasticceria e prodotti da forno, nell’area di Milano, per un totale di oltre 300 addetti. Nel giro di pochi anni, diversi di questi chiusero l’attività non ritenendola sufficientemente redditizia, altri si trasferirono altrove, la stragrande maggioranza rimasero piccoli produttori specializzandosi in prodotti di nicchia, e solo due dei 76 censiti, diventarono delle realtà significative … la “Angelo Motta” e la “F.lli Alemagna” . (Gioachino Alemagna arrivato a Milano nel 1906, ancora ragazzino, proveniente dalla provincia, aveva aperto un laboratorio a gestione famigliare, in via Bramante). Avendo i loro negozi- laboratorio in zone così diverse della città, i due non si conoscevano affatto e continueranno così ancora per diversi anni!
Cominciò a distinguersi …. aprendo il suo primo stabilimento
Sempre nel 1927, Angelo Motta acquistò macchinari ed attrezzature adeguate che consentissero un incremento dei volumi di produzione. Aprì nel 1929 un punto vendita in piazza Lima. Fu vincente la sua idea di distinguersi dagli altri ‘firmando’ i suoi prodotti sulla confezione esterna con una “M” che stava ad indicare l’iniziale del suo cognome e nel contempo, richiamava la città di Milano.
Nel 1930 costituì la “Dolciaria Milanese” e si dette una dimensione industriale, aprendo il suo primo stabilimento in viale Corsica 21 dove Angelo figurava come consigliere delegato, azionista di maggioranza, ma anche responsabile della produzione. ll suo prodotto più famoso era ormai il panettone, tradizionale dolce meneghino delle feste natalizie che cominciò a varcare i confini nazionali.
Ampliamenti e nuovi negozi
Nel 1931, si sposò con Eleonora Dacquino. Quello stesso anno , vennero inaugurati nuovi punti vendita “Motta” in centro, e l’anno successivo al Carrobbio ed in piazzale Baracca e poco dopo, dall’entrata in funzione del primo forno continuo. Questa esplosione di punti vendita, comportò pure l’ampliamento della fabbrica di viale Corsica. In quegli anni creò pure gli stabilimenti di Cornaredo (Milano) e di Napoli.
L’idea della ‘colomba’
Fu merito di Angelo Motta l’aver raccolto il suggerimento del suo direttore della pubblicità, Dino Vallani, di creare un nuovo prodotto da vendere per le festività pasquali, sfruttando a pieno, gli stessi macchinari usati per il panettone. Ed ecco nascere la ‘colomba Motta’, che in effetti è un panettone ‘ritoccato’ con la sostituzione dell’uvetta con bucce d’arancia candite , il tutto ricoperto da una glassatura di mandorle.
Anche la colomba ha una tradizione antichissima. Le leggende in proposito sono diverse … una carina, legata alla regina longobarda Teodolinda … è la seguente:
Si narra che il re longobardo Agilulfo, sposo di Teodolinda, prima di convertirsi al cristianesimo, abbia voluto invitare a banchetto, nel giorno del venerdì santo, il monaco missionario ed evangelizzatore irlandese San Colombano.
Il pranzo, che il re fece portare in tavola, era a base di carne, in particolare, proprio di colombe arrosto. Il monaco rimase molto combattuto fra il rispetto del precetto cristiano di non mangiare carne il venerdì e il non voler offendere l’irascibilità del sovrano.
Con l’aiuto di Dio, avvenne il prodigio: improvvisamente tutte le colombe ripresero vita e spiccarono il volo.
Il miracolo commosse Agilulfo a tal punto che, per il giorno di Pasqua, fece confezionare ed offrire a tutti, grandi colombe di pane.
La colomba “Motta” La confezione della colomba “Motta”
Fu merito di Angelo di produrla a livello industriale, rendendola altro tipico prodotto meneghino.
Il Duce visitò la fabbrica
Nel 1936, la “Dolciaria milanese” venne inclusa, fra le tappe della visita ufficiale del Duce a Milano, Quell’anno Angelo Motta fu fatto commendatore
Nel 1937, la Dolciaria Milanese cambiò nome e ragione sociale diventando la “Motta panettoni“. Il nuovo consiglio d’amministrazione, presieduto da Angelo Motta, vedeva, alla direzione dell’azienda, la figura di un manager esterno, Alberto Ferrante, bocconiano, già da anni, suo fidato consigliere.
Il 15 Novembre 1938, Angelo Motta venne insignito, dal Re Vittorio Emanuele III, dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro
Alla fine degli anni Trenta, l’azienda impiegava già circa 2000 unità (compresi gli stagionali).
Passò indenne i bombardamenti del 1943
Incredibilmente, lo stabilimenti di viale Corsica uscì indenne dai bombardamenti del 1943 e anzi proprio tra il 1943 ed il 1944 furono aperti altri punti vendita in vari capoluoghi lombardi. Alla fine della guerra la Motta era oramai la seconda impresa italiana di produzioni dolciarie dietro alla Venchi-Unica e davanti a Perugina, Caffarel e Ambrosoli . Con i suoi circa 3000 addetti, la “Motta panettoni” impiegava quasi il 10% di tutta la mano d’opera del settore dolciario nazionale!
Nel 1950, i primi gelati
Nell’estate del 1950, nacque la divisione gelati della Motta, con la messa in produzione del famoso ‘Mottarello’, il gelato fiordilatte da passeggio, consumato su di un bastoncino alla maniera ‘americana’.
Mottarello fior di latte Maxibon Motta Cono classico Motta
,
La produzione di gelati, a parte l’acquisizione di nuovi macchinari in fabbrica, ebbe un impatto significativo nella struttura organizzativa dell’azienda. Il sistema di distribuzione ai 2000 rivenditori di gelati Motta sparsi un po’ ovunque in Italia, era basato, inizialmente, su una trentina di centri di raccolta, diventati poi una cinquantina, l’anno successivo. Si trattava di magazzini frigoriferi di una certa dimensione di proprietà dell’azienda, sparsi in giro per l’Italia. Il loro scopo era quello si servire rapidamente la richiesta dei dettaglianti della zona, senza dover aspettare l’invio dei prodotti richiesti, direttamente dallo stabilimento di Milano.
Sempre nel 1950 uscì il primo mini-panettone il ‘Mottino’ precursore della prima vera merendina ‘Buondì’ che sarebbe uscito nel 1953
L’esclusiva in Europa per i crackers
La produzione di gelati confezionati crebbe al punto da arrivare a raggiungere i 750.000 pezzi al giorno nel 1954.
In quell’anno diversificò la produzione, facendo con la Nabisco (National Biscuit Company), azienda americana, un accordo che prevedeva, per la Motta, l’esclusiva di produzione e vendita per l’Europa e i paesi del Mediterraneo dei “cracker” e di altri prodotti da forno
Nacque nel 1955 la “Coppa del Nonno“, un gelato unico al caffè, in una coppa di plastica marrone.
Confezione di marrons glacés crackers Motta Coppa del Nonno Motta Merendine Buondì Motta
Il periodo più florido
Nel 1955 l’azienda milanese, tra consociate, partecipate e controllate era un gruppo industriale di tutto rispetto. L’azienda era leader nel mercato dolciario con una decina di linee produttive, dai panettoni ai cracker, dal gelato al torrone, dai marrons glacés ai confetti, e così via.
La Motta contava 3600 dipendenti, 67.000 rivenditori in tutt’Italia, a loro volta riforniti da oltre 200 concessionari , una trentina di negozi anche di grosse dimensioni, con oltre 100 addetti, come personale.
La sua improvvisa scomparsa
Il 26 dicembre 1957, in modo del tutto inatteso, Angelo Motta morì d’infarto nella sua abitazione, all’età di sessantasette anni, dopo aver trascorso serenamente, la giornata di Natale in famiglia. Non avendo avuto figli, lasciò le redini dell’azienda al suo fidato collaboratore ed amico Alberto Ferrante.
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
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