Carla Maria Maggi: l’artista milanese che sfida il tempo
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ToggleIl sogno d’arte a Carla Maria Maggi
Immaginate una giovane artista, Carla Maria Maggi, talentuosa e già apprezzata nell’ambiente artistico milanese degli anni ’30. Una promessa dell’arte che però, dopo il matrimonio, si trova a dover mettere da parte la sua passione più grande. La società dell’alta borghesia milanese del tempo non lasciava molto spazio ai sogni femminili, soprattutto se questi sogni riguardavano il mondo dell’arte. Così, a soli ventisette anni, nel 1940, Carla Maria si vede costretta a interrompere la sua attività di pittrice. La consapevolezza di non poter più dipingere la porta a prendere una decisione drastica: con determinazione, nasconde tutto ciò che la lega alla pittura. Le sue tele, i pennelli, i colori, ogni traccia della sua vita d’artista viene portata nella soffitta della casa di campagna a Cuvio, in provincia di Varese.
La scelta è fatta in segreto, quasi come un atto di ribellione personale e silenziosa: celare la sua arte piuttosto che permettere che venga soffocata dalle aspettative sociali. Da quel momento in poi, Carla Maria si dedica alla famiglia, e la sua vita di pittrice si spegne nel silenzio. Nessuno saprà più nulla di quella giovane artista: dimenticata.
Come è stato ritrovato il mondo nascosto di Carla Maria?
Ma la storia di Carla Maria non finisce con quell’oblio. È l’estate del 1997, un pomeriggio come tanti altri nella villa di campagna a Cuvio, vicino al lago Maggiore. Carla Maria, ormai ottantaquattrenne, si trova in vacanza con la famiglia. Proprio in quella soffitta dove tanti anni prima aveva nascosto il suo passato, il figlio Vittorio Mosca fa una scoperta inaspettata: sotto un pesante strato di coperte, trova tele, pennelli, colori, tutto accuratamente nascosto e conservato.
Di fronte agli occhi increduli di Vittorio si svela un lato della madre che lui non conosceva, una testimonianza di quella giovinezza artistica custodita in segreto per quasi sessant’anni. Quando Vittorio chiede spiegazioni, Carla Maria ammette con un sorriso velato di nostalgia: “Sì, è vero, dipingevo un po’… amavo l’arte, ma è passato così tanto tempo”. Con queste parole semplici, quasi sussurrate, rivela un segreto tenuto nascosto per più di mezzo secolo, un piccolo mondo d’arte che aveva voluto proteggere dal tempo e dalle convenzioni.
E così, in quella soffitta, Carla Maria Maggi viene ritrovata. Non solo nelle tele che riprendono a respirare la luce, ma anche nei ricordi e nelle storie che si riaccendono, donandoci un’immagine più completa di questa donna che ha sfidato, nel suo silenzio, il destino imposto.
La formazione artistica
Carla Maria Maggi (1913-2004) nasce a Milano in una famiglia facoltosa e benestante e vanta la discendenza dal celebre poeta dialettale omonimo, Carlo Maria Maggi (1630-1699), riconosciuto come il padre della letteratura milanese grazie alle sue opere e scritti di grande fascino e intensità. Sin da giovane, mostra una chiara vocazione artistica, dotata di talento e determinazione. Così, all’età di quattordici anni, esprime ai genitori il desiderio di studiare arte. Questo scatena in famiglia un grande trambusto: la madre è fermamente contraria, mentre il padre, più incline, decide di metterla alla prova con un compromesso: niente studi all’Accademia Brera, che considera un luogo per bohémiens, ma lezioni private da Giuseppe Palanti (1881 -1946), un artista molto noto, scenografo della Scala, professore braidense e ritrattista apprezzato dalla borghesia cittadina del tempo. Gli studi danno buon frutto: Carla Maria è brava, ha personalità, ma non segue con la dovuta obbedienza gli insegnamenti del suo maestro. Fin dal suo primo giorno, si rifiuta di disegnare calchi di gesso, come avrebbe voluto la prassi accademica, e insiste per lavorare su un modello dal vero. Palanti, accetta di lavorare con lei su questo modello, intuendo che il suo approccio non convenzionale avrebbe potuto portare a qualcosa di straordinario.
1940: la scelta che ha cambiato tutto per Carla Maria Maggi
Carla Maria Maggi si sposa nel 1937, all’età di ventiquattro anni, e, sebbene le sue opere avessero già mostrato un promettente talento, è costretta a rinunciare definitivamente alla sua carriera artistica. Il motivo? È semplice: il matrimonio! Secondo le convenzioni sociali degli anni Trenta a Milano, le donne di buona famiglia non potevano, una volta sposate, dedicarsi ad attività malviste dall’alta borghesia. Di conseguenza, non potendo dipingere liberamente, decide di non scendere a compromessi: piuttosto che diventare un’artista amatoriale dedita esclusivamente a composizioni floreali, decorative e ritratti, nel 1940 smette definitivamente di dipingere.
Ovviamente, rinunciando alla propria passione artistica, il periodo dedicato alla pittura risulta molto breve, ma questo non le impedisce di riuscire a realizzare una serie di opere che, con stile sofisticato, raccontano il mondo che frequenta: da una parte, la bella vita dell’alta borghesia milanese, tra la città e i luoghi di villeggiatura, e dall’altra, gli ambienti bohémien di Brera e della Scala, liberi e pieni di stimoli per chi, come lei, voleva vivere nell’arte.
2004: il tempo restituisce ciò che era stato nascosto
Carla Maria Maggi viene a mancare all’età di 91 anni. Suo figlio, Vittorio Mosca, a conoscenza della sua storia e del suo grande sacrificio, decide di onorarne la memoria. Con dedizione, diventa il fondatore e presidente dell’“Associazione italiana Amici del National Museum of Women in the Arts” (NMWA) di Washington D.C., con l’obiettivo di promuovere gli scopi del museo in Italia: la valorizzazione e la promozione della creatività femminile, il supporto formativo e la comunicazione delle sinergie tra il NMWA e il panorama museale italiano. Esiste una rete di Comitati internazionali impegnati a diffondere la missione del Museo a livello globale, e quello italiano si trova a Milano in piazza della Repubblica – il sito ufficiale
Il museo delle donne
A Washington D.C., a due passi dalla Casa Bianca, esiste il primo e unico museo al mondo dedicato esclusivamente alla promozione delle donne attraverso le arti, è il National Museum of Women in the Arts (Museo nazionale delle Donne nelle Arti) noto con la sigla NMWA. Il Museo nasce nel 1987 grazie alla passione dei coniugi americani Holladay, pionieri del collezionismo “rosa”. Oggi la fondazione vanta un corpus di circa 6.000 opere, di solo artiste donne, che vanno dal Rinascimento ai giorni nostri. È uno dei principali interlocutori privati nel circuito artistico americano e internazionale femminile.
I Comitati NMWA, presenti in molti paesi, sono organizzazioni di volontariato che supportano gli obiettivi del Museo nei loro rispettivi paesi, e permettono al NMWA di essere un’istituzione davvero globale che affronta lo squilibrio di genere nella presentazione dell’arte, portando alla luce importanti artiste del passato e promuovendo al contempo quelle di oggi.
(NMWA), Washington D.C. Esterno (Wikipedia)
Retrospettiva personale nel 2005 al Museum of Women
A un anno dalla scomparsa della madre, con il recupero di tutte le opere, Vittorio Mosca organizza una retrospettiva personale al Museo di Washington D.C. Il quadro “La Sigaretta”, ritenuto un capolavoro, è stato concesso in prestito temporaneo per alcuni anni, ottenendo un notevole successo di pubblico e il plauso della critica, diventando anche un punto di riflessione e studio sulla condizione delle donne artiste fino a epoche recenti. Le opere della Maggi, tutte realizzate a olio su tela, sono state successivamente esposte in mostre a Londra e Milano, accostate ai ritrattisti del suo tempo. Tuttavia, è stato solo nel 2020 che si è tenuto un evento esclusivamente dedicato a questa artista, a lungo trascurata.
2020. Mostra personale a Villa Borromeo
Con questo titolo, si è svolta, nel 2020, alla Villa Borromeo d’Adda di Arcore (Monza- Brianza, Lombardia), la mostra personale dedicata alla pittrice milanese Carla Maria Maggi, curata da Simona Bartolena (scrittrice, storica e critica d’arte), con la fattiva e preziosa collaborazione degli eredi. Un evento eccezionale volto a riscoprire la storia di un’artista e delle sue opere che hanno suscitato la curiosità di storici e critici d’arte.
Le opere sono diventate, non solo un motivo di riflessione e studio sulla condizione delle donne artiste fino a tempi recenti, ma anche un mezzo per conoscere la poco esplorata pittura borghese milanese degli anni Trenta. La stessa Simona Bartolena, su richiesta di Vittorio Mosca, nel 2007 ha pubblicato un libro che racconta la storia di una donna e di un’artista non comune.
La produzione della Maggi consiste in una quarantina di dipinti, tutti di altissimo livello, tra ritratti di famigliari, amici e conoscenti frequentatori del suo mondo. Potrebbe dunque accadere che ritratti o nature morte siano inclusi in collezioni private, ignoti persino ai membri della famiglia. La mostra, oltre ai dipinti, presentava anche alcuni scatti fotografici concessi dagli eredi, che ritraevano Carla Maria Maggi in momenti di vita felice.
I nudi femminili
I nudi femminili di Carla Maria Maggi sono un’ode alla bellezza del corpo femminile, ritratti con una purezza che disarma e incanta l’osservatore. I corpi delle modelle, colti in momenti di tranquillità e vulnerabilità, sono rappresentati con un approccio disinibito, ma privo di malizia. L’artista ci invita a guardare il nudo con semplicità e naturalezza, quasi come se lo stessimo osservando da dietro un velo di intimità che appartiene solo a loro. Le modelle non appaiono come oggetti di desiderio, ma piuttosto come soggetti di uno sguardo femminile che capta e trasmette empatia, creando un legame silenzioso tra la figura dipinta e chi la osserva.
Le pennellate di Carla, morbide e delicate, giocano con i toni che spaziano dal bruno all’ocra, creando variazioni di colore che danno vita alla pelle, facendola risplendere con una luce calda e avvolgente. La scelta della palette non è casuale: questi colori, spesso terrosi e naturali, conferiscono una sensazione di autenticità e calore, esaltando il rapporto tra il corpo umano e la terra, tra l’umano e la sua essenza più vera. L’illuminazione, sapientemente studiata, definisce le forme senza eccessi, lasciando che le ombre raccontino le curve con discrezione e che la luce sveli ogni dettaglio con dolcezza.
Tutto, nella rappresentazione di questi nudi, contribuisce a creare un’atmosfera intima e complice, quasi sospesa nel tempo. L’artista riesce a catturare la grazia e la naturalezza delle sue modelle, come se fossero colte in un momento di sincera introspezione, offrendo allo spettatore un frammento di bellezza che è al contempo universale e personale.
Classe 1939 nata a Milano.
Ama girovagare per Milano con particolare interesse per gli aspetti della vecchia Milano non disdegnando però la parte moderna che la annovera tra le più dinamiche città europee. Appassionata di arte in tutte le sue forme, frequenta regolarmente Musei ed eventi culturali come possono essere le mostre temporanee, convegni e avvenimenti specifici.
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