Clara Maffei
Sommario
ToggleUna donna moderna, vissuta nell’Ottocento
Elena Chiara Maria Antonia Carrara-Spinelli nacque a Bergamo Alta il 13 marzo 1814, figlia unica del conte Giovanni Battista Carrara-Spinelli di Clusone, poeta e drammaturgo, e della contessa Ottavia Gambara di Brescia, figlia del conte Francesco, discendente dalla poetessa Veronica Gambara.
La sua formazione
Chiamata affettuosamente ‘Chiarina’ in omaggio alla nonna materna, la poetessa Chiara Trinali, era ancora una bimba, quando sua madre, la contessa Ottavia, abbandonò casa e marito, per una fuga sentimentale, presa nel vortice del vento della passione. Per poterle dare una formazione adeguata, alla madre non restò che mettere la figlia nel collegio veronese degli Angeli. A causa poi della prematura scomparsa di Ottavia, il padre di Clara riportò la figlia a Milano, dove le fece completare gli studi nel collegio di Madame Garnier.
Il matrimonio
Clara, era un tipino minuto, timida, fragile. Appena diciottenne, insicura, s’infatuò per il conte Andrea Maffei, molto più anziano di lei. Era un poeta trentacinquenne, biondino, occhi azzurri, alto, magro, elegante, seducente. Anche a lui, sembra, lei non dispiacesse. Si sposarono, il 10 Marzo 1832 nella chiesa di Santa Maria alla Porta.
Le prime grosse delusioni
Gli sposini andarono ad abitare in via Dei Tre Monasteri (attuale via Monte di Pietà). Il matrimonio partì male fin da subito: lui, nonostante l’età, si dimostrò totalmente immaturo, senza alcun interesse per la moglie. Il gioco d’azzardo con gli amici, era il suo divertimento principale … Il modesto stipendio che guadagnava in un mese, facendo il consigliere segretario presso il Tribunale criminale di Milano, se lo giocava spensieratamente in una sola serata. Trascurò Clara anche nei più elementari doveri coniugali, senza nemmeno tentare di salvare le apparenze. Non modificò minimamente i ritmi della sua vita da scapolo, continuando a frequentare gli amici ed i caffè alla moda, lasciando la moglie sola in casa, ad attenderlo.
Ottavia, una meteora che la distruggerà dal dolore
Nemmeno la nascita della figlia, la piccola Ottavia, gli fece cambiare minimamente le abitudini né tantomeno la morte della bimba a soli nove mesi, riuscì ad avvicinarlo alla moglie distrutta dal dolore. E’ chiaro che con questi presupposti, il matrimonio non sarebbe durato a lungo.
Clara, insoddisfatta, con una vita coniugale che non aveva nulla da offrirle, aveva bisogno di creare qualcosa che desse un senso alle sue giornate, una motivazione alla propria esistenza, uno spessore alla sua identità. Aveva bisogno di distrarsi, di pensare ad altro. Come unico segno di attenzione, per attenuare la solitudine della moglie, Andrea Maffei accettò di aprire la propria casa agli scrittori e agli artisti, a lui più affettuosamente legati.
L’idea del salotto ‘letterario’
Così, nel 1834, da questa serie di eventi, nacque, allestito nella sua villa di via Dei Tre Monasteri, il salotto letterario di Clara Maffei.
Donna molto colta, d’intelligenza pronta e di gusto raffinato, raccolse nel suo salotto, i più significativi rappresentanti dell’arte e della letteratura del suo tempo. Tutto questo, grazie sia al marito, che alle amiche che le segnalavano ospiti illustri di passaggio per la città e personaggi di spicco del mondo artistico e letterario, sia milanese, che d’oltralpe. Durante gli anni della Restaurazione, il più illustre frequentatore francese del suo salotto, fu Honoré de Balzac che, fra l’altro, si invaghì della contessa: le dedicò il racconto La fausse Maîtress e le regalò pure le bozze del racconto Martyrs ignorés.
Clara, bravissima ‘salonnière’
A lei spettava fare gli onori di casa … Secondo alcune testimonianze dell’epoca, Clara Maffei personificava l’arte dell’accoglienza, facendo in modo che ogni ospite non solo si sentisse a proprio agio, ma dando pure la sensazione che fosse ‘il suo preferito’. Prestava attenzione e dava importanza a tutti indistintamente, aristocratici e intellettuali. Diventò molto amica di nomi in vista, come Alessandro Manzoni, Giovanni Visconti-Venosta, Giovanni Prati, Giulio Carcano e tanti altri.
Il nuovo salotto a palazzo Belgioioso
Il 13 Marzo 1844, la giovane contessa decise di festeggiare il suo trentesimo compleanno, aprendo il salotto letterario nel suo nuovo appartamento al secondo piano di palazzo Belgioioso dove i coniugi Maffei si erano appena trasferiti. Suo illustre ospite fu il Maestro Giuseppe Verdi, che aveva trionfato due anni prima alla Scala con il suo “Nabucco”. Sarà molto importante e preziosa, per Verdi, l’amicizia di Clara Maffei. Sarà infatti lei a presentargli, diversi anni dopo, Arrigo Boito (col quale poi avvierà un sodalizio), e a farlo incontrare con Alessandro Manzoni, che lui amava tantissimo, ma che non aveva mai potuto conoscere. Anche Clara sarà grata al Maestro! A quella festa di compleanno infatti, lui arrivò accompagnato da un carissimo amico: Carlo Tenca, che farà breccia nel cuore di Clara. Fu amore a prima vista, che lasciò in lei un segno profondo, indelebile.
Il divorzio dal marito
Inevitabilmente, nel 1846, dopo quattordici anni di matrimonio, lei si separò legalmente da Andrea Maffei, essendo troppo diversi l’uno dall’altro e per ideali e per temperamento. Si trattò di una separazione consensuale e lei, in seguito, continuò ad avere buoni rapporti di amicizia con lui. Aveva solo 32 anni, e testimoni del suo divorzio – innanzi al notaio Tommaso Grossi – furono Giuseppe Verdi e Giulio Carcano. Dopo il divorzio, Clara continuerà a mantenere il cognome dell’ex-marito. Quell’anno si concluse pure l’esperienza del salotto letterario.
Carlo Tenca, la sua nuova passione
Lei, infatti, andò a vivere con Carlo Tenca, in un primo tempo, in via dei Giardini e poi, dal 1850, in via Bigli 21, in quella che sarà l’abitazione definitiva di Clara Maffei, la sede storica del suo salotto.
Il salotto Maffei diventò ‘politico’
Carlo era un letterato, giornalista e politico. La sua presenza fece cambiare indirizzo al salotto di Clara che, da polo d’arte e di cultura, divenne fucina di idee patriottiche. Nel contesto delle famose Cinque Giornate di Milano (1848), fece da supporto ai patrioti impegnati nella lotta senza quartiere contro gli austriaci. Il salotto diventò, in questo periodo, luogo di vivace scambio di idee, di opinioni, e spesso di contrasti ed animosità, che Clara riuscì sempre a placare, con caparbietà, eleganza ed intelligenza.
Carlo Tenca fu il protagonista di pensieri e di idee che si concretizzarono all’alba del 18 Marzo 1848. Fra i più accesi rivoluzionari che difesero Milano sulle barricate, vi furono molti frequentatori nel salotto di Clara: Emilio Morosini, Luciano Manara, i fratelli Mancini, Carlo de Cristoforis, scrissero i loro nomi in quelle sanguinose pagine di storia
Il breve esilio in Svizzera
Prodiga di aiuti e di assistenza ai combattenti delle Cinque Giornate, Clara Maffei, troppo apertamente compromessa, al momento della restaurazione dovette rifugiarsi, per qualche tempo, in Svizzera. A Locarno, ebbe l’opportunità di conoscere personalmente Giuseppe Mazzini. Tornata più tardi a Milano, aprì di nuovo la sua casa a letterati, artisti, patrioti, e tra gli altri, ai redattori del Crepuscolo di Carlo Tenca. Sicuramente sospettata, non fu però mai apertamente incriminata o vessata dalla polizia austriaca.
Carlo Tenca, dopo le Cinque Giornate, andò a dirigere il «Ventidue marzo», organo del governo provvisorio, che lasciò presto perché, essendo mazziniano, era contrario alla fusione della Lombardia col Regno di Sardegna. Successivamente però, si staccò dal partito di Mazzini e divenne portavoce degli ideali di Cavour soprattutto presso il salotto Maffei, luogo dove trovò numerosi seguaci.
Salotto di patrioti assertori dell’indipendenza
Fra il 1850 ed il 1859, fu luogo di raduno preferito di ardenti patrioti, tenaci assertori dell’indipendenza e dell’unità d’Italia. Negli anni dell’unificazione, la Contessa Maffei intrattenne e fece da mecenate a poeti e poetesse, particolarmente a coloro che trattavano i temi attuali del momento quali l’indipendenza, la libertà, la patria. Fra le poetesse, particolare menzione per la Guacci, la Turrisi Colonna, la Mancini Oliva.
Il modo di pensare di Tenca nel salotto Maffei, alterò un po’ le dinamiche politiche e sicuramente influenzò la presenza (o l’assenza) di alcuni intellettuali. Uno per tutti, Ippolito Nievo, che pur ammirando Carlo Tenca per la sua attività giornalistica e letteraria, non condividendone le visioni politiche, rinunciò a frequentare il salotto limitandosi a scambi epistolari con la contessa Maffei. (Purtroppo Nievo morirà a soli trent’anni, per l’affondamento della nave su cui viaggiava da Palermo a Napoli)
Strenua oppositrice dell’oppressiva politica austriaca, e amica del Cavour, Clara raccolse fondi per la costruzione del monumento ai soldati sardi caduti in Crimea. Fu pure presente ai funerali del patriota Emilio Dandolo che si era battuto contro gli austriaci sia alle Cinque Giornate di Milano, che poi a fianco dei piemontesi nella guerra di Crimea.
Il salotto ‘quartier generale’
Nella primavera del 1859, il salotto Maffei divenne il quartier generale della guerra d’indipendenza. Clara dispensò il suo aiutonegli ospedali durante la campagna militare di quell’anno, per arrivare al 31 dicembre con il memorabile ricevimento del “Capodanno lieto della redenzione italiana”.
Dopo l’unità d’Italia
Maturavano ormai nuovi tempi per l’Italia, e il salotto della contessa Maffei accentuò ancora di più il proprio indirizzo nazionale.
Liberata la patria, riaprì il suo salotto, dove accolse, accanto alle vecchie glorie dell’arte e delle lettere, gli esponenti delle più giovani generazioni (Arrigo Boito, Luigi Capuana, Igino Ugo Tarchetti, Emilio Praga Paolo Mantegazza ecc.). Favorevole alla politica liberale dell’amico Cavour, Clara fu un’accesa sostenitrice della sua azione.
Nei cinquant’anni di attività del suo salotto, furono tanti gli ospiti illustri: tra i politici, patrioti, giornalisti e scrittori non già nominati, Tommaso Grossi, Massimo d’Azeglio, genero di Alessandro Manzoni, il celebre pittore Francesco Hayez (che poi eseguirà il ritratto di Clara), Franz Liszt, Giuseppe Zanardelli, Aleardo Aleardi, Luigi Calamatta, Francesco De Sanctis, Giosuè Carducci, Giovanni Verga e tanti altri.
Carlo, eletto membro del Parlamento, lasciò Milano
Nato lo Stato italiano, alle prime votazioni, Carlo Tenca venne eletto come membro del Parlamento e, per questo, fu costretto a trasferirsi a Torino, successivamente a Firenze e infine a Roma. Proseguendo sempre la sua carriera politica, fece parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Da allora, Clara e Carlo inizieranno una fitta corrispondenza, destinata a protrarsi per lunghi anni, dettata dal loro profondo amore, costretto alla lontananza forzata. Questo scambio epistolare rappresenta sia un’interessante opera della letteratura romantica, che una privilegiata testimonianza storica degli ideali ottocenteschi del Risorgimento.
La casa di Clara continuò a essere un luogo di ritrovo, ma il salotto perse quell’entusiasmo patriottico che lo aveva caratterizzato nel decennio precedente. Svolse, comunque il ruolo di intrattenimento mondano, meno letterario di prima, ma pur sempre frequentatissimo e fucina di idee, nel quale si dava libero sfogo, ai commenti sulle opere liriche, alle critiche sugli eventi culturali e teatrali e politici del momento.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni, tuttavia, cominciò ad aleggiare in Clara un’ombra di solitudine, certamente dovuta alla lontananza da Carlo. Inoltre la perdita di tanti vecchi amici non fece che acuire la sua malinconia. Non solo, ma si rese conto che quel salotto, che aveva creato lei stessa e che era stato la sua vita per tanti anni, si stava lentamente spegnendo. Stava per cedere il passo al più giovanile ed aperto salotto milanese di Vittoria Cima della Scala. Quest’ultimo, vicino alla Scapigliatura, era frequentato, tra gli altri, anche da industriali come De Angeli e Pirelli, da Torelli Viollier, fondatore del “Corriere della Sera”, da Giuseppe Giacosa.
Le parentesi estive di Clusone
La contessa Maffei amava trascorrere le vacanze estive in quel di Clusone. Lì, aveva un appartamento che fu “il salotto d’autunno” per gli amici più intimi, i soli a cui era riservata l’accoglienza in questa dimora. La tranquillità e la pace che il paesaggio dell’altopiano le offriva, durante le vacanze estive, la riempivano di serenità. Era una vera oasi di riposo dalla sua intensa attività di mediatrice e comunicatrice. Sembra proprio, infatti, che durante una di questa pause estive, presso il salotto Maffei a Clusone, Giuseppe Verdi abbia musicato l’Attila.
La morte di Carlo
Nel 1879, una crisi parlamentare per la Destra, comportò la mancata rielezione di Tenca, a Roma. Fu colto da malore, mentre era in aula alla Camera: ripresosi, fece ritorno a Milano, ma la sua salute andò peggiorando progressivamente. Morì nel 1883, assistito dall’amata.
Se ne andò in punta di piedi
Clara invece, si ammalò, tre anni più tardi, di meningite: era il mese di giugno del 1886. Il decorso della malattia, nella sua casa di Milano, fu molto rapido e nell’arco di due settimane la contessa entrò in coma. Non riconobbe Verdi, che era corso al suo capezzale gli ultimi giorni. Si spense il 13 luglio e, per ironia della sorte, molti dei suoi amici mancarono al suo funerale poiché trovandosi già in villeggiatura, non ne furono informati in tempo. Venne sepolta al Cimitero Monumentale. Con lei si chiuse un’epoca, una cultura, un’intera società.
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
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