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Duomo di Milano – L’ingresso che non c’è

Premessa

Questa è davvero una delle tante ‘chicche‘ su Milano, scoperta, come spesso accade, in maniera del tutto casuale. Riguarda in questo caso, nientemeno che il Duomo! Sembra incredibile, ma è vera!

Ndr – Spesso, facendo le mie ricerche, mi avvalgo, per la verifica di certe informazioni, del supporto di un sito, di norma affidabile, che riporta in ordine cronologico, gli eventi più rilevanti riguardanti la Storia della città. Non riporta tutto naturalmente, ma c’è davvero un po’ di tutto anche se, preferibilmente, pare orientato più alla puntuale notifica di eventi piu legati all’ambiente ecclesiastico (nascite, morti, fondazioni di enti, consacrazioni o dismissioni di chiese. monasteri, monumenti, nomine di alti prelati, incoronazion o scomuniche di imperatori ecc.), che non a quello laico. D’altra parte la cosa non deve stupire più di tanto, poiché, conoscendo un po’ la Storia di Milano, sappiamo benissimo quanto l’influenza della Chiesa nella vita della comunità, sia stata rilevante nei secoli passati. Del resto, la mia ricerca verteva su alcuni dettagli relativi all’episcopato di Carlo Borromeo, nel periodo in cui fu arcivescovo di Milano (dal 1564 al 1584). .

Scorrendo l’elenco dei vari fatti più importanti accaduti nel corso di quel ventennio, una nota, riferita all’anno 1568, ha destato la mia curiosità. Questa riporta testualmente:

Viene terminata la porta sul transetto settentrionale del Duomo, eseguita su disegno del Seregni. Verrà murata dopo pochi anni, per ordine di Carlo Borromeo.

Ndr. – Nella chiesa cristiana a pianta longitudinale, per transetto s’intende il corpo trasversale (detto anche navata  trasversale o traversa) inserito tra le navate e la zona presbiteriale; mediante il transetto, la pianta assume forma a croce, formando nel punto di incrocio uno spazio detto crociera, spesso coperto da cupola. o, nel caso del Duomo, da un tiburio, in cima al quale troneggia la Madonnina.

A proposito del Seregni, una ‘chicca’ letta proprio fra le note di quel periodo:

Vincenzo Seregni (1519-1584) – il noto architetto al quale papa Pio IV aveva affidato. nel 1562, la costruzione del Palazzo dei Giureconsulti – nel 1565, era stato pure nominato direttore della Veneranda Fabbrica del Duomo. A quanto pare non durò molto in quella carica. Una nota del luglio 1567, riporta che il Seregni era stato licenziato dall’incarico di direttore dei lavori, perché, a soli due anni di distanza dall’assunzione a quella mansione, aveva chiesto un aumento di stipendio!
Per la cronaca, malgrado il parere contrario di molti deputati del Consiglio della Fabbrica, venne assunto al suo posto, per volere di Carlo Borromeo, Pellegrino Tibaldi, notoriamente architetto di fiducia dell’Arcivescovo.

Tornando ad analizzare la nota relativa alla porta laterale della Cattedrale, dato l’orientamento verso ‘Est‘ dell’attuale Duomo (vedi, in proposito, la nota di approfondimento sull’orientazione delle chiese, in fondo all’articolo), l’indicazione ‘Viene terminata la porta, sul transetto settentrionale del Duomo, equivale a fare riferimento alla porta di accesso alla Chiesa dal lato che guarda oggi i magazzini della Rinascente, essendo quello, in teoria, il Nord o Settentrione.

Ndr. – Prima degli attuali lavori che da anni ormai, impediscono la visuale proprio in quel settore, avevo sempre notato l’assenza di un ingresso alla Cattedrale da quel lato, accesso che, viceversa, esiste sul corrispondente lato Sud o Meridionale. La cosa mi era sempre sembrata strana, data la mia convinzione, maturata probabilmente sui libri di scuola, che questo tipo di monumenti, se costruiti isolati in mezzo ad una piazza, inassenzadi impedimenti di alcun tipo, dovessero essere originariamente simmetrici. Forse per una sorta di deformazione professionale, questa asimmetria mi era sempre sembrata abbastanza ingiustificata, al punto da ritenere, erroneamente, che la porta al lato sud potesse essere stata creata, a suo tempo, come porta di servizio, ad uso privato dell’Arcivescovo (visto che l’Arcivescovado è proprio lì di fronte, al di là della strada).

Transetto settentrionale: lavori in corso da anni

Guardando attentamente la pianta del Duomo del 1728 (qui sotto), appare in effetti evidente l’esistenza di una sola porta laterale sul lato destro, di fronte all’ingresso dell’Arcivescovado.

Pianta del Duomo di Milano (1728) – Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli

Se la prima frase di quella nota, dava ragione alla mia teoria sulla presunta iniziale simmetria del monumento, è stata la seconda, ad incuriosirmi particolarmente e a spingermi a fare qualche ulteriore ricerca di approfondimento sull’argomento. Essa diceva …. ‘Verrà murata dopo pochi anni, per ordine di Carlo Borromeo

La porta di accesso alla Cattedrale (sul lato meridionale). Analoga porta non esiste sul lato settentrionale

Perché far murare quella porta?

Perché mai Carlo Borromeo, avrebbe ordinato la chiusura definitiva di quella porta, quando lui stesso, qualche anno prima, nel 1568, aveva benedetto la sua apertura? E’ indubbio che sicuramente avrà avuto delle valide ragioni per essere indotto a prendere una simile decisione. Quella porta ebbe davvero vita brevissima: poiché è da ritenersi che la data di chiusura della stessa (data che non mi è stato possibile individuare con esattezza), fosse comunque antecedente al 1584, data della morte dell’arcivescovo.

Questa, la motivazione decisamente curiosa, a giustificazione della drastica e legittima decisione dell’Arcivescovo:

Quella porta fu murata, perché veniva usata come scorciatoia da parte dei venditori ambulanti che, per evitare rallentamenti ed ingorghi di traffico in quell’area, avevano preso l’abitudine di entrare in chiesa da lì, e transitare fra le navate della Cattedrale, con asini e muli carichi di merce, per raggiungere più velocemente la piazza del mercato!

Per capire meglio il perché di questa motivazione, è necessario, al solito, fare un passo indietro …. a quel periodo.
Siamo nel XVI secolo: come si sa, la Cattedrale, ai tempi di Carlo Borromeo, cioè a quasi duecento anni dalla posa della prima pietra (1386), era ancora ben lungi dall’essere completata. I motivi più rilevanti di questi rallentamenti, erano stati naturalmente diversi:

  • questioni di spazio anzitutto: il nuovo Duomo non sorgeva su un’area libera da costruzioni, bensì in una già densamente edificata, per la presenza di due basiliche fra loro vicinissime e pure di un battistero (quello di Santo Stefano alle Fonti), la cui presenza, aveva contribuito a rallentare i lavori di costruzione del nuovo complesso. Delle due basiliche, mentre la prima (quella di Santa Maria Maggiore o vetus – a tre navate) sarebbe stata totalmente inglobata nel nuovo Duomo, e usata (fino al momento del suo abbattimento) come magazzino materiali, la seconda (basilica di Santa Tecla o major – a cinque navate), era rimasta attiva, per le funzioni religiose, almeno sino al 1458.
  • modifiche di progettazione a lavori in corso: inizialmente le fondazioni erano state preparate per un nuovo edificio a tre navate, con cappelle laterali quadrate, i cui muri divisori potessero fare anche da contrafforti. Si decise poi di fare a meno delle cappelle, portando il numero delle navate a cinque e il 19 luglio 1391 venne deliberato l’ingrossamento dei quattro pilastri centrali.
  • problemi di reperimento di risorse finanziarie non sempre certe, e garantite.
  • problemi di carenza di maestranze specializzate, a causa delle frequenti e letali epidemie di peste e di colera (in una delle quali, era morto, nel 1402, lo stesso primo Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, uno dei maggiori finanziatori del progetto).
  • eccessiva alternanza di architetti francesi e tedeschi alla direzione del cantiere: costoro restavano in carica per pochissimo tempo, incontrando spessissimo una evidente ostilità da parte delle maestranze lombarde, abituate ad una diversa pratica di lavoro. La fabbrica andò quindi avanti in un clima di tensione, con numerose revisioni, che, nonostante tutto, diedero origine ad un’opera di inconfondibile originalità, sia nel panorama italiano, che europeo.
Il complesso episcopale di Milano sovrapposto alla moderna piazza del Duomo. Il complesso episcopale, che fu demolito per consentire la costruzione del Duomo
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Ndr. – Pare che al momento dell’inizio della costruzione del nuovo Duomo (1386), il battistero di San Giovanni alle Fonti, che, come si può notare dal disegno, compare fra le due basiliche, fosse già stato fatto abbattere (fra il 1329 ed il 1339), per ordine dell’allora Signore di Milano, Azzone Visconti, allo scopo di poter disporre davanti al sagrato della basilica vetus, di maggior spazio da affittare agli ambulanti del mercato ortofrutticolo, che già da allora, occupava l’intera piazza dell’Arengo, (attuale Piazza Duomo)

I documenti della Veneranda Fabbrica del Duomo, riportano che la costruzione della nuova Cattedrale era partita dalla zona absidale, in un’area posta sul retro della basilica vetus, già da tempo destinata a Campo Santo, per poi progressivamente avanzare verso la facciata. che, ai tempi di Carlo Borromeo, era ancora in fase progettuale.

Fu infatti Pellegrino Tibaldi, nel 1580,  a disegnare un primo progetto di facciata del nuovo Duomo, basato su un basamento a due piani, animato da enormi colonne corinzie e con un’edicola, in corrispondenza della navata centrale, affiancata da obelischi.

Progetto di Pellegrino Tibaldi per la facciata del Duomo di Milano

La morte di Carlo Borromeo nel 1584, significò pure l’allontanamento del suo protetto, che lasciò la città per finire in Spagna come pittore, alla corte di Filippo II. Il cantiere del Duomo venne preso in mano dal suo rivale Martino Bassi, che inviò a Gregorio XIV, papa lombardo, un nuovo progetto di facciata. Si iniziarono in quel periodo, a gettare le fondamenta per la costruzione del nuovo prospetto. Come tanti altri elementi della Cattedrale, anche la facciata quindi avrebbe dovuto attendere a lungo, prima di arrivare alla realizzazione di un progetto definitivo, che sarebbe stato completato soltanto alla fine del Settecento.

Il quartiere dei marmorini

Il marmo pregiato, con cui è rivestita la Cattedrale, proveniva dalle cave (che Gian Galeazzo Visconti aveva voluto donare alla Veneranda Fabbrica del Duomo nel 1387), situata nella frazione di Candoglia, nel territorio del comune di Mergozzo (VB), all’imbocco della Val d’Ossola (lago Maggiore), a circa un centinaio di chilometri da Milano. Anche la manodopera specializzata, (essenzialmente scalpellini e marmorini assunti in pianta stabile, per lavorare i marmi della cattedrale), proveniva, in gran parte, dalle decine di paesi di quell’area e si era trasferita in città. La necessità di un alloggio per tutte queste maestranze, si era fatta pressante. Così, si vennero a costruire, in particolare tutt’intorno alla zona absidale del cantiere del Duomo, centinaia di casupole e baracche, sì da formare un intero quartiere, chiamato “dei marmorini”, contraddistinto da un dedalo di vie e viuzze molto strette. Oltre alle abitazioni degli operai salariati, dei mastri scalpellini e dei mastri vetrai, vi erano nella stessa zona, pure botteghe di vario genere, fucine per la costruzione degli attrezzi da lavoro, fabbri, falegnami, maniscalchi. Naturalmente c’erano poi gli uffici dell’amministrazione, quelli degli ingegneri e i laboratori dove si stendevano i progetti, oltre a magazzini vari, diversi depositi di materiali da costruzione e numerosi ricoveri per gli animali (usati per il traino su carro dei pesantissimi blocchi di marmo dal Laghetto al cantiere). Qui sorse, nel corso degli anni, anche una piccola cappella dedicata alle maestranze.

Ndr. – L’immagine proposta in testata a questo articolo, raffigura il Duomo con, in primo piano, “la cassina”, ovvero il complesso degli edifici della Veneranda Fabbrica contenenti tutti i laboratori del cantiere (incisione del 1832).

Com’era la Piazza del Duomo ai tempi di Carlo Borromeo?

Nonostante la zona intorno al Duomo in costruzione fosse ancora tutto un cantiere, il mercato ortofrutticolo (unico mercato per tutta la città) era sempre lì, e, ai tempi del Borromeo, era ancora funzionante. [ Ndr- – Il Verziere (verzee in dialetto milanese) in zona Piazza Fontana e Largo Augusto, è molto più recente, dalla seconda metà del XVIII secolo al 1911 ]

Naturalmente la Piazza del Duomo era ben lungi dall’essere come la vediamo oggi!

Nella seconda metà del XVI secolo, non era molto mutata rispetto alla Piazza dell’Arengo . Pare fosse ancora chiusa, come lo era ai tempi di Azzone Visconti (1329 – 1339)). . Da quando, Azzone prima, e lo zio Arcivescovo Giovanni Visconti poi, avevano occupato con i loro palazzi le aree che erano state, per secoli, sedi dei mercati dei tessili e degli alimentari, si era reso necessario creare per queste degli spazi nuovi “molto utile alle attività mercantili” da affiancare alla già nutrita serie di botteghe che circondavano la basilica di Santa Tecla. Il battistero ottagonale di San Giovanni alle Fonti , era stato eliminato non perché cadesse in pezzi, ma per necessità di spazio per attività commerciali ….

Ndr. – E’ proprio nel battistero di San Giovanni alle Fonti che, nella Pasqua del 387,  sant’Ambrogio  battezzò  Agostino d’Ippona, recentemente convertitosi al cristianesimo insieme con il figlio Adeodato e con alcuni amici. Il battistero fu voluto proprio da sant’Ambrogio, che lo fece edificare nei primi anni del suo episcopato.

A suo tempo, era già stata occupata l’area compresa tra le due basiliche, zona questa delimitata a sud dal palazzo del Governatore (spagnolo) e a nord, separata dalla “carradizia”, un edificio a portico di proprietà comunale, chiamato il Coperto delle Bollette e affittato a negozi di vario genere. La basilica di Santa Tecla era stata parzialmente demolita -per fare spazio al nuovo Duomo che avanzava. Era rimasta in piedi solo la facciata a porticato (il cosiddetto Paradiso) e l’ultima navata sinistra che era stata utilizzata per creare il Coperto del Figini (pure questo, completamente porticato e usato come centro commerciale con negozi. Di fronte ad esso, posto in maniera obliqua rispetto alla facciata del Duomo, il quartiere malfamato del Rebecchino, composto da un unico grade isolato, nome derivato da un’antica osteria e locanda, ancora in esercizio.

Naturalmente tutta l’area intorno alla Cattedrale, era occupata dal cantiere.

Gli ortolani del contado che ogni mattina entravano in città da Porta Orientale, per vendere la loro merce al mercato di Piazza del Duomo, usavano percorrere con i loro muli carichi di frutta e ortaggi vari, la Corsia dei Servi (attuale corso Vittorio Emanuele II), Ad un certo punto, s’imbattevano nel dedalo di viuzze del quartiere dei marmorini, che dovevano necessariamente attraversare prima di riuscire ad arrivare in Piazza del Duomo, dove ognuno aveva il suo posto assegnato per allestire la propria bancarella di frutta e verdura.  Essendo le stradine strette, e dovendovi passare con gli animali, il traffico risultava difficoltoso, creando spesso rallentamenti ed ingorghi. In prossimità dell’abside della chiesa poi, non c’era come oggi la piazzetta, ma in quel punto, addossata alle case vi era un’area recintata (che ovviamente non era possibile attraversare) dietro la quale, vi era un grande chiostro rettangolare usato come cimitero. La strada era quindi obbligata, e in quel punto in particolare, gli ingorghi erano garantiti anche per l’incessante andirivieni degli operai che trascinavano materiale dai depositi al cantiere. Se per i fedeli, l’apertura della porta sul transetto settentrionale, fu vista come la possibilità di accedere alla chiesa per un momento di raccoglimento e di preghiera, per gli ambulanti, fu salutata come un’insperata scorciatoia per eludere gli ingorghi lungo quelle stradine. Fu così, che presero l’abitudine di entrare in chiesa con i loro asini e muli carichi di merce proprio da quella porta appena aperta ed attraversare indisturbati le navate della cattedrale fino all’uscita in piazza. A nulla erano valse le vivaci rimostranze dell’autorità ecclesiastica che, per rispetto alla sacralità del luogo, avevano ripetutamente tentato di opporsi a quel viavai in chiesa.

E fu proprio così che, visto il perdurare del malcostume, nonostante le rimostranze del clero, lo stesso Carlo Borromeo, informato della cosa, prese la drastica decisione di far murare l’accesso alla chiesa da quel lato- per impedire quell’indecoroso viavai all’interno del luogo di culto!

Nota

Orientazione astronomica delle chiese cristiane

Sin dagli albori del cristianesimo si era diffusa la tradizione di orientare i luoghi di culto, verso la direzione est, secondo il criterio denominato “Versus Solem Orientem”. 
Analogamente ai pagani, anche per i cristiani la salvezza e la rinascita erano collegate alla generica direzione cardinale orientale. Gesù Cristo era simboleggiato dal Sole (Sol justitiae, Sol Invictus, Sol Salutis) e la direzione ‘Est ‘ era simboleggiata dalla croce, quale rappresentazione del simbolo della vittoria sulla morte e sul peccato.
Tutte le chiese cristiane sorte prima del XVI secolo, avevano pertanto un’orientazione precisa. in pratica l’orientamento dell’asse delle chiese doveva seguire la direzione ovest-est rilevata nei giorni equinoziali, con l’abside rivolta ad oriente. Si provi a pensare ad esempio alla Cattedrale di Santa Maria Maggiore (basilica Vetus) e alla basilica di Santa Tecla: come mai la facciata della prima guarda l’abside della seconda? Entrambi hanno l’abside rivolta ad Est. se si fa caso, lo stesso si può dire per sant’Ambrogio, San Giovanni in Conca, San Satiro, Santa Maria delle Grazie, San Simpliciano, Santa Maria Incoronata cioè per tutte le chiese antiche sorte a Milano prima del 1500 … ma ce ne sono diverse altre come San Babila, San Marco, Sant’Eustorgio ecc

Il tutto è legato al sole, che nasce ad oriente (La luce di Cristo) e tramonta a occidente (Le tenebre ed il Male). I nostri progenitori vedevano nel sorgere del sole, un simbolo della Risurrezione e della seconda venuta. E questo simbolo è stato quindi trasposto anche nella preghiera. Vi sono elementi che ampiamente dimostrano che dal secondo secolo in poi, in gran parte del mondo cristiano, la preghiera era rivolta verso oriente.

Orientare le chiese, significava costruirle in modo da avere l’abside rivolto ad oriente (est), in modo che il sacerdote ed i fedeli potessero pregare nella stessa direzione. Fino agli anni 60, prima della riforma del Concilio Vaticano II, il sacerdote celebrava rivolto di spalle ai fedeli e questo restò in auge . I ‘meno giovani’ se lo ricorderanno certamente!

Le chiese costruite prima del 1500, sono caratterizzate da una orientazione molto accurata, mentre dal 1500 in poi, fino al 1700, l’orientazione diviene meno precisa. Dopo il 1700,  i luoghi di culto tendono ad essere orientati in maniera quasi casuale, soprattutto nelle borgate.
Prima del 1500, non essendo diffuso in architettura l’uso della bussola, era necessario utilizzare le osservazioni astronomiche per determinare le linee equinoziale e meridiana. Successivamente, l’uso della bussola produsse chiese orientate secondo la direzione del punto cardinale est magnetico che differiva in maniera variabile nel tempo dall’est astronomico, a causa della declinazione magnetica locale e della sua variazione.

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