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Piero Portaluppi

Vignettista, viaggiatore, disegnatore, collezionista, regista. Piero Portaluppi è stato anche questo. Il “mitico” architetto della borghesia milanese, l’artefice dei grandi progetti industriali che tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso disegnano la trasformazione di Milano, era una figura poliedrica.

La Fondazione

Lo conosceremo varcando la soglia di quello che per decenni è stato il suo luogo di lavoro e ora è la sede della Fondazione Piero Portaluppi. Lo Studio, dove tante idee hanno preso vita, è posto al piano terra del particolarissimo edificio da lui stesso progettato negli anni ’30.

Il suo amore per i dettagli è svelato in questo incredibile luogo che emana semplice lineare bellezza. A partire dal campanello d’ingresso allo straordinario pavimento: un’elegante distesa di lastre quadrate di marmi diversi tra loro nei toni e nelle dimensioni. Tanti sono i pezzi che arredano l’ambiente: uno sbarazzino divano nero, un magnifico armadio a intarsio…ma ecco che spicca la famosa e favolosa scrivania Omnibus (1940). 

Scopriamo un Portaluppi ironico, che ha disegnato vignette e caricature quando in gioventù collaborava con giornali e, e infine anche cineamatore. Con un eccezionale colpo d’occhio gira per Milano con la sua 16 millimetri e ne documenta la metamorfosi. Progetti, schizzi e plastici sono tutti documentati a cura della Fondazione, tantissime sono le sue architetture pubbliche e, tra le private, ne ricordiamo una su tutte, il capolavoro che per merito del FAI è stato riscoperto dai milanesi: Villa Necchi Campiglio

Portaluppi è inoltre artefice di grandi restauri, tra cui quello della Pinacoteca di Brera, di Santa Maria delle Grazie e della Casa degli Atellani, dove ha vissuto. Pietro Portaluppi, noto come Piero Portaluppi, nasce a Milano il 19 marzo 1888 e muore a Milano il 6 luglio 1967.

La Fondazione Portaluppi è in via Morozzo della Rocca 5.

Case Brughera

È un’opera forse poco conosciuta dell’arch. Piero Portaluppi. Si tratta una costruzione progettata tra il 1936 e il 1938 che prende nome dal committente Mino Brughera, allora figura di spicco nel mondo della finanza. Case Brughera perché l’edificio era bifamiliare: a tre piani, uno arretrato, interamente rivestito in litoceramica. La facciata su strada è moderna ed è caratterizzata dalle finestre circolari poste al piano terra, mentre l’affaccio interno rivela un totale cambio di stile, decisamente più classico con loggiato ad archi.  Dal 1985 è un Hotel nei pressi di City Life. Le facciate e gli ambienti più classici al piano terra, con affaccio su un bellissimo giardino, sono rimasti originali.

(Grazie a Mini Hotel Tiziano per averci offerto la possibilità di fotografare). 

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