Giardini Pubblici Indro Montanelli
Sommario
ToggleCome e dove passare una giornata tra natura, relax, svago e arte in pieno centro di Milano?
Il mio suggerimento non può essere che qui!
Un vasto parco di 172.000 m2 nel cuore di Milano, molto frequentato da adulti e bambini, dove si può correre, andare in bicicletta, giocare, passeggiare, sostare, leggere, prendersi qualche minuto di relax, due aree cintate per cani. Pur essendo in centro città, si vivono momenti in cui silenzio, tranquillità, bellezza, storia e arte sono un tutt’uno tale da rendere la giornata un piacevole ‘stacco’ alla routine di tutti i giorni.
Forse non tutti conoscono la storia di questo parco pubblico di Milano voluto dagli austriaci verso fine Settecento e che nel corso degli anni ha subito diverse trasformazioni a cura di tre architetti, nonché importanti restauri ad opera dell’Ufficio Tecnico del Comune.
Più sotto troverete cenni di storia e altri dettagli che a mio parere potrebbero essere interessanti al fine di conoscere meglio un luogo di cui Milano va fiera.
Perché Indro Montanelli?
Ex Giardini pubblici di Milano, dal 2002 sono stati rinominati Giardini Pubblici Indro Montanelli dedicati al giornalista e scrittore Indro Montanelli, il quale, ogni mattina recandosi al Giornale che aveva fondato e che dirigeva, era solito sostare per qualche attimo su una panchina dei giardini, vicino all’ingresso di piazza Cavour, dove si trova il Palazzo dei Giornali, o Palazzo dell’Informazione, allora sede del quotidiano e di altri giornali, come La Notte, Avanti, Il Giorno, Gazzetta dello sport. Fu lì, all’angolo fra via Manin e piazza Cavour, che la mattina del 2 giugno 1977 Montanelli fu oggetto di un attentato delle Brigate Rosse che gli spararono alle gambe.
Nel 2006 fu inaugurata una scultura in bronzo dello scultore Vito Tongiani, posizionata all’entrata di Piazza Cavour, il cui scopo è in memoria di un grande giornalista.
Tra natura e Arte
Dopo le trasformazioni ed i restauri, oggi Milano ha un grande giardino all’inglese, dove si possono osservare e scoprire piccoli gioielli botanici e architettonici. Ci può sorprendere la quantità di alberi secolari, quali una monumentale meta-sequoia, (abete d’acqua , pianta rara), oppure dalle querce, i cedri, i filari di ippocastani.
Oppure si può subire il fascino del Palazzo Dugnani, o del Museo civico di Storia Naturale e della cupola del Planetario Civico Ulrico Hoepli.
Non solo: la vicinanza con la Villa Reale Belgioioso Bonaparte (ora Villa Comunale e sede della Galleria d’Arte Moderna di Milano) e con Villa Necchi Campiglio, fanno dei Giardini Montanelli una tappa ideale di un itinerario nel cuore storico e artistico di Milano.
Storia e Architettura
Nella seconda metà del XVIII secolo l’area dei giardini pubblici era un grande appezzamento di terreno leggermente depresso, sul bordo settentrionale della città, entro le mura spagnole. Era di proprietà della famiglia Dugnani e suddiviso in orti coltivati in affitto, attraversato da una rete di corsi d’acqua di cui rimangono tracce visibile nei laghetti e canaletti presenti nei giardini pubblici stessi e nel vicino parco della allora Villa Reale (ora Villa Comunale) che si trova tutt’ora circa a metà della via Palestro di fronte al lato meridionale dei giardini Montanelli.
Il parco fu voluto alla fine del Settecento dal vicerè di Milano Ferdinando d’Asburgo dal 1771 al 1796 quando, soppressi gli ordini religiosi e acquisite le proprietà della Basilica paleocristiana di San Dionigi (poi demolita) e del convento delle Carcanine, decise di trasformare l’area, nel primo giardino pubblico cittadino.
Le tre storiche sistemazioni
Collocato entro le mura spagnole, ebbe, nel corso dei secoli, tre importanti sistemazioni dal 1794 al 1881
La prima sistemazione 1794
Tra il 1782 e il 1786, i primi grossi interventi sull’area furono realizzati su progetto dell’architetto di Foligno, Giuseppe Piermarini (1734-1808) che creò dei giardini, ispirandosi allo stile francese, con aiuole geometriche e viali alberati, ben disegnati.
Giuseppe Piermarini, valido progettista e architetto, molto attivo in Lombardia, in particolare a Milano, dove arrivò nel 1769 e vi restò per circa 30 anni. Nella nostra città progettò e realizzò una mole di palazzi importanti, diversi dei quali oggi demoliti o andati distrutti dai bombardamenti del 1943. Possiamo ancora ammirare il Teatro alla Scala, inaugurato il 3 agosto 1778 , il Palazzo Reale (1773-1778), il Palazzo Belgioioso (1772-1787) e diversi altri. Subentrata la dominazione francese a quella austriaca, essendo ancora legato al vecchio regime, fu messo in disparte e lasciò Milano, passando gli ultimi anni nella sua Foligno dove si dedicò alle sue passioni giovanili, scienza e matematica, e ad eseguire lavori nella cattedrale cittadina.
I lavori vennero fatti nella parte orientale, sotto la direzione del capomastro Giuseppe Crippa. Il 26 settembre 1786, il Piermarini diede il benestare su tutte le opere previste nel suo progetto: furono così aperti i primi giardini pubblici della città.
I materiali necessari per l’esecuzione dei lavori furono esentati dal pagamento del dazio, e la manodopera per la rimozione delle macerie della chiesa e delle altre opere demolite, fu reperita tra i condannati all’ergastolo.
Il progetto era coordinato con quello dei “Boschetti” 1787-1788 e i giardini di via Marina (consistenti in filari di tigli, olmi e ippocastani paralleli). Al lato nordorientale dei giardini, verso Porta Venezia, accanto alla doppia monumentale scalinata che saliva ai Bastioni, era stato ricavato un vasto spazio dedicato al gioco del pallone.
Anche la successiva costruzione degli edifici del Museo di storia naturale (1888-1893) e del planetario “Ulrico Hoepli” (1930) non ha alterato la prospettiva della lunga fila di alberi immaginata dal Piermarini. La prima sistemazione dei giardini fu inaugurata nel 1794
Seconda sistemazione 1862
Per questo secondo intervento sui giardini, il Governo austriaco diede l’incarico all’architetto milanese Giuseppe Balzaretto , o Balzaretti, (Milano 1801-1874). Amante dei giardini all’inglese, tra il 1857 e il 1862, lo ampliò e lo trasformò con balzi, boschetti alternati a radure, ruscelli e laghetti. Fece anche realizzare un piccolo parco zoologico, con voliere e gabbie di animali esotici che affiancò al Museo di Storia Naturale, le cui collezioni furono un dono dell’ultimo discendente indiretto dei Dugnani. Sempre al progetto del Balzaretto si deve, sopra un’altura artificiale, il Caffè del Parco, che nel 1920, diventò scuola materna.Con questo secondo intervento di Giuseppe Balzaretto nel 1862 vennero inaugurati i Nuovi Giardini Pubblici di Milano
Giuseppe Balzaretto nacque a Milano nel 1801 e studiò presso l’Università degli Studi di Pavia. Con i suoi studi di ingegnere-architetto e dottorato in matematica, ebbe occasione di viaggiare molto in Europa dove sviluppò una vera passione per i giardini, soprattutto inglesi. Balzaretto acquistò fama in mezza Italia con progetti di giardini per ville patrizie. Particolarmente care furono all’architetto le realizzazioni a Bellagio sul lago di Como per la villa della nobile famiglia milanese Poldi Pezzoli (poi Villa Trivulzio) e appunto il rifacimento dei Giardini di Porta Venezia a Milano
Alla progettazione dei giardini si affiancò fin da subito il lavoro d’architetto tanto che nel 1853 ebbe la committenza per il Palazzo Poldi Pezzoli. (clicca per vedere articolo) Fra le sue opere più apprezzate c’è la Ca’ de Sass ovvero la prima sede della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde a Milano costruita fra il 1869 e il 1871.
Balzaretto si spense a Milano il 30 aprile 1874. I suoi resti si trovano al Cimitero Monumentale i Milano .
Terza sistemazione 1881
Il terzo intervento sul parco fu realizzato da un altro architetto, Emilio Alemagna (Milano 1833-Barasso, Varese 1910), (allievo e collaboratore di Giuseppe Balzaretto), già progettista del Parco Sempione, sorto tra il Castello Sforzesco e l‘Arco della Pace nel 1906.
Quest’ultimo intervento strutturale risale alla fine dell’Ottocento, resosi necessario per restaurare il parco a seguito delle grandi esposizioni che si tennero dal 1871 al 1881.
Tra gli interventi più significativi ci fu l’ampliamento del laghetto, la sostituzione della scalinata del Piermarini con una rampa di scale che sale fino ai Bastioni racchiudendo una cascata d’acqua al suo interno, la modifica del fosso, tipico muro ha-ha del giardino all’inglese progettato da Balzaretto come barriera tra la Villa Reale, via Palestro e il giardino.
Ha-ha è un elemento paesaggistico simile a un muro, o ad una parete, di sostegno che crea una barriera verticale ma, nel contempo, preserva una visuale ininterrotta sul paesaggio circostante. I muri ha-ha sono utilizzati in prevalenza per impedire l’accesso ad un giardino, in particolare di animali, senza ostruirne la visuale attorno. Il nome particolare di “muro ha-ha” deve il suo nome all’esclamazione di sorpresa da parte di chi vede qualcuno o qualcosa al di là del muro. (Wikipedia)
Modifiche e restauri
Fra il 1890 e il 1915, vennero posizionate diverse statue e venne modificato il limite occidentale e orientale dei Giardini con l’inclusione del Museo Civico di Storia Naturale, dello zoo (smantellato poi, negli anni 80), e del Planetario. A cura dell’Ufficio Tecnico del Comune di Milano, vennero effettuati importanti restauri nel 1958 e nel 2002.
Zoo di Milano. Nella seconda metà del XIX secolo si affiancarono al Museo di storia naturale altre “attrazioni” di vita animale, quali voliere e gabbie per cervi , scimmie e una giraffa, cui progressivamente si aggiungeranno numerosi altri animali che daranno vita nel 1923 a quello che sarà conosciuto come “zoo di Milano”. Nel 1985 inizia il trasferimento degli animali per poi chiudere definitivamente nel 1992. Dello zoo sono rimasti il padiglione che conteneva le gabbie dei grandi felini, ora riadattato a spazio didattico per il museo di scienze naturali, e la vasca delle otarie.
I meno giovani ricorderanno certamente l’elefantessa Bombay, la maggiore attrazione per grandi e piccini, giunta a Milano dall’India nel 1932 subito dopo la nascita, e vissuta nello zoo per oltre 50 anni. Ammaestrata si esibiva in un divertente spettacolino che alla fine concludeva aprendo con la proboscide un grosso cartello con la scritta “attenti ai borsaioli”.
Beni architettonici, musei, monumenti
Come già detto il parco comprende alcuni edifici significativi sedi di musei: Palazzo Dugnani (via Manin 2) realizzato nel seicento, modificato e restaurato nel settecento, di proprietà del Comune dal 1846.
il Museo Civico di Storia Naturale (Corso Venezia 55) progettato nel 1888 da Giovanni Ceruti (1842- 1907) la cui costruzione terminò nel 1893.
il Planetario Civico Ulrico Hoepli (Corso Venezia 57), progettato dall’architetto Piero Portaluppi (1888-1967) su incarico dell’editore italo-svizzero Ulrico Hoepli – clicca per leggere l’articolo- (1847-1935) che lo donò alla città di Milano. Intitolato a suo nome venne inaugurato il 20 maggio 1930.
Nel corso degli anni, il parco si arricchì di diverse sculture. Vennero posizionate delle statue a ricordo dei tanti personaggi che ebbero un ruolo significativo nella storia di Milano:
• Monumento ai Martiri dello Spielberg (1850) di Alessandro Puttinati
• Monumento a Giuseppe Balzaretto (1876) di Bertini e Francesco Barzaghi
• Monumento a Giuseppe Sirtori (1892) di Enrico Butti
• Monumento a Luciano Manara (1894) di Francesco Barzaghi
• Monumento ad Antonio Rosmini (1896) di Francesco Confalonieri
• Monumento ad Antonio Stoppani (1898) di Francesco Confalonieri
• Monumento a Emilio De Marchi (1905) di Antonio Carminati
• Monumento a Gaetano Negri (1908) di Luigi Secchi
• Monumento a Giuseppe Giacosa (1910) di Luigi Secchi
• Monumento a Filippo Carcano (1917) di Egidio Boninsegna
• Monumento a Ernesto Teodoro Moneta (1924) di Tullio Brianzi
• Monumento a Indro Montanelli (2006) di Vito Tongiani
• Monumento a Ruggero Giuseppe Boscovich (2017) di Ivan Meštrović.
Su un isolotto nel laghetto nel 1862, fu posizionato anche il monumento a Carlo Porta fatto dallo scultore Alessandro Puttinati; la statua fu però distrutta dai bombardamenti del 1943.
Note
Dove si trovano, come si arriva, orari
I giardini pubblici si trovano nel settore nord-est del centro storico cittadino, in un vasto rettangolo delimitato a nord dai Bastioni di Porta Venezia e, procedendo in senso orario, da corso Venezia, da via Palestro e da via Manin/PiazzaCavour, corrispondenti anche alle quattro entrate al parco.
Come arrivare:
M1: Palestro, Porta Venezia,
M3: Repubblica/Turati,
Tram 1: Piazza Cavour,
Bus : 61, 94
Gli orari:
apertura: ore 6,30 tutti i giorni
Chiusura varia secondo le stagioni:
ottobre ore 21,
da novembre a febbraio ore 20,
marzo/aprile ore 21,
maggio ore 22,
da giugno a settembre ore 23,30
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Classe 1939 nata a Milano.
Ama girovagare per Milano con particolare interesse per gli aspetti della vecchia Milano non disdegnando però la parte moderna che la annovera tra le più dinamiche città europee. Appassionata di arte in tutte le sue forme, frequenta regolarmente Musei ed eventi culturali come possono essere le mostre temporanee, convegni e avvenimenti specifici.
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