I Dialoghi della Pinacoteca di Brera
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Proseguendo la tradizione avviata nel 2016 dal Direttore James Bradburne, è in corso il nono evento/dialogo che mette a confronto grandi opere della collezione della Pinacoteca milanese con altri capolavori ottenuti in prestito da istituzioni museali nazionali ed estere. C’è tempo fino al 25 settembre per ammirare quello attualmente presente in mostra che vede accostati due dipinti di Michelangelo Merisi, detto CARAVAGGIO , (Milano 29 settembre1571-Porto Ercole (?) 18 luglio 1610) capolavori assoluti del genio lombardo, uno dei massimi protagonisti della storia dell’arte.
La foto qui sopra è l’allestimento dei due quadri preparato a Brera per il raffronto simultaneo di due dipinti di Caravaggio, difficilmente ripetibile.
Si tratta di due dipinti che Caravaggio eseguì nei primissimi anni del Seicento
La cena in Emmaus, Pinacoteca di Brera
David con la testa di Golia, Galleria Borghese di Roma
Un raffronto ravvicinato su due dipinti realizzati da Caravaggio in tempi diversi.
La nuova mostra-dialogo “Caravaggio”dà la possibilità al pubblico di poter assistere ad un evento che mette in scena un raffronto mai visto: i due dipinti, entrambi appartenenti alla tarda produzione dell’artista, eseguiti tra Roma e Napoli, sono infatti per la prima volta esposti accanto dando al pubblico e agli studiosi lo spunto utile per comprenderne il contesto, l’iconografia, e soprattutto a ragionare e a confrontarsi sulla datazione del David con la testa di Golia, ancora molto dibattuta dalla critica .
Se oggi la maggior parte dei critici – spiegano da Brera – ritiene infatti che la tela sia stata eseguita durante il secondo soggiorno di Caravaggio a Napoli, quindi verso la fine del 1609, come testimoniano anche l’impiego del colore, il trattamento della luce e altri elementi tipici delle opere di quel periodo, recenti studi sostengono che la data di realizzazione del dipinto sia da collocare fra la fine del periodo romano e i primi mesi del soggiorno napoletano, tesi che non solo non escluderebbe il riferimento al perdono, suggerito dalla testa mozzata del gigante (la condanna a morte pronunciata nel 1606 era nota all’artista) ma spiegherebbe anche meglio la somiglianza stilistica col capolavoro di Brera.
Le Opere
LA CENA IN EMMAUS – in collezione Pinacoteca di Brera dal 1939
olio su tela, cm 141×175 (1605/1606)
La Cena in Emmaus di Milano è la seconda versione dello stesso soggetto, ma molto diversa dalla prima (ora alla National Gallery di Londra), che Caravaggio dipinse ”fissando” il momento della rivelazione dell’identità di Gesù risorto ai due discepoli che tornando da Emmaus, villaggio presso Gerusalemme, avevano scambiato il Cristo per un viandante.
Caravaggio realizzò l’opera tra il 1605 e il 1606, probabilmente completata nei feudi romani dei Colonna , presso i quali si era rifugiato dopo l’uccisione di Ranuccio Tomassoni avvenuta il 28 maggio 1606 . Prima della fuga definitiva da Roma verso Napoli, a seguito della condanna, riuscì a venderla per il tramite di Ottavio Costa, (in quel periodo mecenate di Caravaggio), ai Patrizi, antica famiglia senese stabilitasi a Roma nel 1537, l’opera rimase nella loro collezione privata fino a quando fu acquistata, nel 1939, dall’ Associazione Amici di Brera, con il contributo di due mecenati milanesi, che la donò alla Pinacoteca.
Rispetto alla versione di Londra, il dipinto presenta una tavolozza cromatica più scarna e una più immediata e rapida stesura pittorica, che, a tratti, rivela la preparazione sottostante, a conferma che non si tratta di una copia. La scena è immersa in un’oscurità che occupa una porzione consistente della tela e che inaugura la fase matura dell’opera del Merisi; la composizione a semicerchio delimitata dai gesti e dai manti dei discepoli concentra l’attenzione sul volto di Cristo, in parte illuminato da una luce, proveniente da sinistra, che svela il significato del momento descritto: quello dell’addio ai discepoli, con la benedizione del pane spezzato, in rievocazione dell’Ultima Cena.
Prima di passare al dipinto David con la tesata di Golia, in prestito dalla Galleria Borghese di Roma , credo possa essere interessante soffermarsi su questa prima versione del 1601 che, pur trattando lo stesso soggetto, è molto diversa da quella successiva presente nel “dialogo” che fa parte delle collezioni di Brera, datata intorno al1606/1609.
CENA IN EMMAUS 1601. Prima versione, Londra, National Gallery,
L’episodio è tratto dal Vangelo di Luca, quando, dopo la morte di Cristo, due discepoli di Gesù che si trovavano nel villaggio di Emmaus, incontrarono un viandante e gli raccontarono i fatti dei giorni precedenti: la condanna di Gesù, la sua crocifissione, la morte sulla croce. I tre poi andarono a cena. Quando il viandante prese in mano il pane e lo benedisse, i due discepoli, alquanto stupiti, riconobbero in lui il loro maestro, Gesù (risorto).
Caravaggio rappresenta la scena nel momento del riconoscimento di Gesù: il discepolo di sinistra appoggia le mani sui braccioli della sedia per alzarsi, in segno di meraviglia, mentre quello di destra allarga le mani a dimostrare in modo tangibile il suo sbigottimento. L’inserviente sembra invece impassibile: intuisce lo stato d’animo dei due discepoli e allo stesso tempo conferisce una realistica quotidianità alla scena.
Il tutto si svolge in un ambiente cupo, dove però la luce rischiara in modo nitido i protagonisti, assumendo quindi anche un significato allegorico, come era tipico in Caravaggio: la luce diventa simbolo del divino, tant’è che il personaggio più illuminato è proprio Gesù. Eccezionale la cura che Caravaggio decide di dedicare ai dettagli: la manica lacerata del discepolo a sinistra, la conchiglia sul petto di quello a destra, simbolo dei pellegrini, i ricami della tovaglia, e ovviamente il cibo sulla tavola con presente un cesto di frutta che ricorda la sua celeberrima Canestra di frutta (1594-1598, olio su tela, cm 49×62) esposta alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Il dipinto alla National Gallery che, come detto risale al 1601, fu commissionato a Caravaggio da un nobile romano, Ciriaco Mattei, che lo voleva nel proprio palazzo. L’opera è menzionata poi in un inventario della collezione dei Borghese nel 1693. Nel 1801, Camillo Borghese la vendette a un antiquario francese, e dalla Francia, negli anni successivi, l’opera finì in Inghilterra. Fu quindi venduta da un nobile inglese, George Vernon, alla National Gallery di Londra nel 1839, dove è attualmente è esposta.
DAVID CON LA TESTA DI GOLIA – Galleria Borghese, Roma
Olio su tela, cm 125x 101 (1606-1609?)
La presenza di questa opera a Brera è un’ occasione unica che consente di ammirare e cogliere i dettagli più cruenti e realistici del dipinto, come la testa mozzata del Golia. Probabile autoritratto dell’artista, sono caratteristiche le stesure del colore, il luccichio della spada (con siglato nello sguscio, il motto agostiniano “H-AS-OS” (“Humilitas occidit superbiam”) e le piccole pieghe della camicia bianca del David. .
Fu eseguito con tutta probabilità a Napoli, dove Caravaggio, fuggito da Roma nel 1606, si trovava in esilio per l’accusa di omicidio.
La scelta del soggetto, con la vittoria dell’eroe d’Israele DAVID sul filisteo GOLIA si deve probabilmente ad una scelta dello stesso pittore spinto dal dramma che stava vivendo. L’espressione del viso del vincitore non manifesta un fiero atteggiamento di trionfo, mentre regge e osserva il capo mozzato del gigante, ma è piuttosto di pietà verso quel “peccatore”. La descrizione del volto di Golia, così vividamente espressiva nella fronte corrugata, la bocca spalancata per l’ultimo respiro, lo sguardo sofferente, l’incarnato esanime, riflette il risultato del dramma umano vissuto dall’artista. L’episodio biblico diventa quindi impressionante testimonianza degli ultimi mesi di vita di Caravaggio, rendendo plausibile l’ipotesi secondo la quale il pittore avrebbe inviato la tela al cardinale Scipione Borghese, quale dono da recapitare al pontefice Paolo V per ottenere il perdono e il ritorno in patria. La grazia fu accordata ma Caravaggio, quasi al termine del viaggio verso Roma, trovò la morte. Su questo punto ancora oggi esistono diverse congetture sia sul luogo della morte, Porto Ercole (?), sia sulle cause della sua morte.
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Classe 1939 nata a Milano.
Ama girovagare per Milano con particolare interesse per gli aspetti della vecchia Milano non disdegnando però la parte moderna che la annovera tra le più dinamiche città europee. Appassionata di arte in tutte le sue forme, frequenta regolarmente Musei ed eventi culturali come possono essere le mostre temporanee, convegni e avvenimenti specifici.
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