La famiglia Castiglioni del palazzo di Corso Venezia
Sommario
ToggleContrariamente a quanto si potrebbe pensare, i Castiglioni, proprietari del famoso palazzo di Corso Venezia 47 a Milano, conosciuto come la “Cà de Ciapp”, non discendono dall’antica casata nobile lombarda che vanta, tra i suoi membri, un papa (Celestino IV), ben sei cardinali, tre arcivescovi della cattedra milanese e diversi vescovi.
Questi Castiglioni non erano affatto nobili e la storia della loro famiglia, non avendo radici particolarmente illustri. si fa risalire a Ermenegildo Castiglioni (senior), un ricco imprenditore milanese, vissuto nell’Ottocento, nonno del primo proprietario del palazzo che porta tale nome.
Ermenegildo Castiglioni (senior)
Il nonno Ermenegildo Castiglioni senior (1812-1896) era nato a Milano da una famiglia di origini modeste. Non era riuscito a completare gli studi in seminario, poiché aveva dovuto ben presto contribuire ad aiutare la famiglia.
A soli diciassette anni aveva iniziato a lavorare come aiutante in una rivendita di vini e liquori del padrino Borghi. Alla morte di quest’ultimo, nel 1831, a soli diciannove anni, Ermenegildo ne era diventato già titolare. Grazie alla sua incredibile abilità negli affari, era riuscito a farsi strada nel mondo del commercio, diventando uno degli industriali più affermati del settore. In breve tempo, aveva aperto due stabilimenti coloniali, a Milano e a Barletta, diventando, nel giro di poco, uno dei più grandi produttori di spiriti in Italia.
A partire dal 1850, aveva diversificato i suoi affari, entrando con successo nel commercio dei cascami di seta e aprendo una propria filanda. Ermenegildo Castiglioni senior si era dimostrato anche un abile amministratore del suo patrimonio, che presto divenne considerevole.
Aveva investito parte di questa ricchezza nel settore immobiliare, contribuendo alla realizzazione di importanti edifici che segnarono il paesaggio di Milano. Tra le sue opere più significative si ricorda la costruzione di un intero quartiere di case d’affitto, progettato dall’architetto Cipriano Borioli, situato tra corso Como e via Massimo d’Azeglio, demolito intorno al 1960.
Ermenegildo aveva trasferito la sua residenza cittadina in corso Garibaldi n. 8, vicino alla fabbrica e ai magazzini, mentre aveva acquistato una sontuosa villa a Induno Olona, nel Varesotto, per la villeggiatura. Nonostante le sue possibilità economiche, aveva vissuto una vita sobria, e si era distinto per la sua generosità. Era stato infatti un grande benefattore, destinando una parte della sua fortuna a opere caritatevoli. Repubblicano convinto e seguace di Mazzini, Ermenegildo Castiglioni senior era rimasto fedele agli ideali mazziniani, tanto da ottenere l’intitolazione del quartiere da lui costruito, a Giuseppe Mazzini, e quella di un asilo infantile, al patriota Maurizio Quadrio.
Ermenegildo Castiglioni senior non si era mai sposato, né aveva avuto figli naturali, ma aveva adottato i fratelli Angelo, Giuseppe e Pietro Marazzi, i quali, per ironia della sorte, erano tutti deceduti prima di lui. L’erede universale del suo ingente patrimonio era diventato quindi il nipote adottivo, Ermenegildo Marazzi, figlio di Angelo, che in onore del nonno adottivo aveva aggiunto il cognome Castiglioni, al proprio.
L’Esposizione Nazionale del 1881 di Milano
Con l’Esposizione Nazionale del 1881, vent’anni dopo l’Unità d’Italia, Milano si era consacrata come il principale polo industriale italiano.
L’Esposizione Nazionale del 1881 rappresentò uno degli eventi più significativi della fine del XIX secolo in Italia. Svoltasi dal 6 maggio, al 6 novembre, presso l’area dei Giardini Pubblici di Porta Venezia, questa manifestazione segnò un momento cruciale per l’economia e l’industria italiana, mettendo in mostra i progressi tecnologici e la crescente vitalità produttiva del giovane Stato unitario. Organizzata con l’intento di promuovere il progresso industriale e favorire l’innovazione, l’Esposizione fece da catalizzatore per l’incontro tra imprenditori, artigiani e ingegneri, rendendo Milano, il cuore pulsante del dibattito sul futuro economico e sociale della nazione.
L’architettura ebbe un ruolo fondamentale nell’Esposizione del 1881, segnando l’inizio di un cambiamento stilistico che avrebbe caratterizzato la modernizzazione di Milano. I padiglioni espositivi furono progettati secondo nuovi principi architettonici, che combinavano elementi classici con innovazioni tecnologiche come l’uso del ferro e del vetro, materiali che consentivano strutture leggere e luminose. Questi edifici effimeri non solo rappresentavano il progresso industriale, ma diventavano anche simboli visivi del futuro, anticipando lo stile liberty che avrebbe dominato l’architettura milanese nei decenni successivi. L’attenzione ai dettagli decorativi, la fusione di elementi funzionali ed estetici, e la sperimentazione di nuove forme espressive contribuirono a fare dell’Esposizione un punto di riferimento anche per il dibattito architettonico dell’epoca.
In questo periodo era emersa anche una nuova classe borghese, legata all’industria e al commercio, che si affiancò in ricchezza e prestigio, all’antica nobiltà milanese.
Un’eredità di stile e innovazione
L’eredità di Ermenegildo Marazzi Castiglioni, laureato in ingegneria e rampante giovane imprenditore, non fu solo economica, ma anche culturale e architettonica. L’ambizione di distinguersi dalla vecchia aristocrazia e di abbracciare il nuovo spirito del Liberty, lo portò a commissionare un palazzo che, ancora oggi, è considerato un punto di riferimento per l’architettura milanese. Palazzo Castiglioni, progettato dall’innovativo architetto Giuseppe Sommaruga, divenne presto l’emblema dell’Art Nouveau in città, rompendo con la tradizione neoclassica e segnando una svolta nell‘architettura milanese. Un palazzo in stile Liberty, in netto contrasto con le dimore neoclassiche e baroccheggianti dell’aristocrazia.
Palazzo Castiglioni divenne il simbolo del successo dell’ingegnere e del distacco dalla vecchia classe nobiliare. Inoltre, non solo rappresentò, all’epoca, la potenza economica della nuova classe borghese emergente, ma anche il desiderio di innovazione e modernità che caratterizzò quel periodo. Ermenegildo Marazzi Castiglioni voleva lasciare un segno indelebile, e ci riuscì perfettamente, imponendo uno stile nuovo, audace e, per quei tempi, anche molto provocatorio.
Un viaggio che raccontiamo più approfonditamente nell’articolo dedicato a Palazzo Castiglioni e all’evoluzione del Liberty a Milano, dove esploriamo la rivoluzione culturale che cambiò il volto della città.
Questo fu il suo contributo non solo all’architettura, ma anche alla storia di Milano, una città in continua evoluzione, in cui il passato convive con il presente in un affascinante dialogo di stili e visioni.
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
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