Le Torri di Porta Nuova
Sommario
TogglePremessa
Il progetto Porta Nuova, al pari di quello di City Life (di cui ho già scritto in un precedente articolo), è sicuramente il più vasto intervento di rigenerazione urbana ed architettonica, attuato negli ultimi vent’anni in citta coinvolgendo oltre 290.000 metri quadrati di territorio. L’area interessata, decisamente estesa, si trova, per intenderci, fra la Stazione Centrale e la Stazione di Porta Garibaldi, all’interno del centro direzionale di Milano. Il progetto, nel suo insieme, prevedeva la realizzazione di aree residenziali, aree commerciali, uffici, luoghi di aggregazione, centri culturali, laboratori creativi, spazi espositivi, aree verdi e pedonali. Chi manca da un po’ di anni da Milano, ritornandoci, stenterà decisamente a riconoscere questa zona della città, rispetto a quello che era, fino a pochi anni fa. Basti pensare che oggi, per andare a piedi da piazza della Repubblica (hotel Principe di Savoia), a Porta Nuova (Eataly), passando per la Milano emergente dei grattacieli, vi è una isola pedonale di quasi un chilometro senza un solo incrocio o un solo semaforo, percorrendo quella che, a tutt’oggi, è la ‘promenade‘ pedonale fra moda e design, più estesa di tutta la città. Sono due, gli assi principali oggetto dei maggiori interventi urbanistici: il primo è quello che va da Piazza della Repubblica, alla Stazione di Porta Garibaldi, lungo viale della Liberazione; il secondo, è lungo l’asse ortogonale al precedente, quello di via Melchiorre Gioia, da Porta Nuova, a Palazzo Lombardia.
Indubbiamente, il principale obiettivo di questo grande progetto, è la ricucitura, attraverso il potenziamento del Centro Direzionale, del quartiere di Porta Nuova (comprensivo dell’area delle cosiddette ex-Varesine e Porta Garibaldi), col quartiere Isola, che, come suggerisce lo stesso nome, era da secoli, rimasto ‘isolato’ dal resto del tessuto urbano.
NOTA
Nell’Ottocento, Isola era una delle aree agricole immediatamente fuori dalle porte di Milano appartenente al Comune dei Corpi Santi, integrato alla città nel 1873. Il luogo prese tale nome da alcune aree che delimitavano antiche cascine della zona, costruzioni solitarie nella campagna circostante, gruppi di campi delimitati da corsi d’acqua, che apparivano come delle vere e proprie “isole”. Il terreno, originariamente agricolo, su cui, dall’Ottocento in poi, è stato costruito il quartiere, era, ed è ancora oggi, ricco di acque come il Seveso, la Martesana, il Redefossi e risorgive varie.
Erano essenzialmente due, le barriere naturali che separando l’Isola dal resto del contesto urbano, avrebbero pesantemente condizionato lo sviluppo futuro di tutta la zona: ad est, la presenza del Naviglio Martesana, (cementificato poi, negli anni ’60, sotto il tracciato dell’attuale via Melchiorre Gioia), e a sud, quella del grande fossato per la posa dei binari della ferrovia Torino-Venezia, che fin dal 1865, interruppe la continuità dell’antica via Comasina tra l’attuale corso Como, a sud della ferrovia, e via Borsieri, a nord della stessa, attorno alla quale si sviluppa l’intera zona. Quando poi, verso fine Ottocento, Milano iniziò a svilupparsi radialmente (secondo il modello proposto dal Piano Beruto del 1884, che prevedeva grandi viali per il collegamento del centro alle nuove periferie industriali), essendo l’Isola una di queste, la sua condizione d’isolamento dal resto della città cominciò a farsi maggiormente sentire. La principale fabbrica della zona era la “Tecnomasio Italiano Brown-Boveri“, nota con l’acronimo “T.I.B.B“. (azienda meccanica, operante nella progettazione e costruzione di treni, tram, rotabili ferroviari, impianti di segnalamento e sicurezza): questa, rilevata, nel 1908, la preesistente “Gadda&C“, rappresentava, per gli abitanti di quartiere, la principale fonte di lavoro. Vi erano anche altre industrie storiche nelle vicinanze, più piccole, come la “Elvetica” (officina meccanica, diventata poi la “Breda“) e la “Pirelli“, oltre a numerosi stabilimenti minori come la “Janecke” (fabbrica di pettini) o la “Heinemann” (fabbrica di saponi), che resero quel quartiere, fin da subito, una zona di abitazioni operaie.
E’ proprio qui infatti, che si formarono le prime cooperative operaie: già nel 1911, in via della Pergola, Mussolini aveva inaugurato la prima sezione milanese del partito socialista, dove, fonti giornalistiche riferiscono che di fianco ad una fotografia di Carlo Marx, vi era un Crocifisso ‘vestito di rosso’, quasi a voler significare che anche il Cristo era stato un grande socialista. L’Isola era quindi un quartiere popolare ed operaio, con una propria identità rispetto al resto della città, specificità che, da allora, riesce a mantenere ancora oggi.
Non molto raccomandabile fino agli anni ’70, questa zona era il regno incontrastato degli scassinatori della Ligèra, la criminalità milanese dell’immediato dopoguerra. Era qui, che il leggendario Ezio Barbieri (1922-2018), capo della «banda della Aprilia nera», aveva la sua base operativa. Il maggiore esponente di questa mala, circolando a bordo della sua Lancia Aprilia nera targata 777 (che, in quegli anni, era il numero telefonico del pronto intervento della polizia), nel primo dopoguerra, faceva rapine nelle banche, o realizzava scorrerie aventi come preferibile bersaglio, gli industriali della zona, colpevoli, a suo dire, di fare incetta di merce con la borsa nera.
Era una sorta di Robin Hood milanese, poiché le sue rapine finivano spesso con la redistribuzione del bottino fra la povera gente del quartiere che, in cambio di simili favori, per proteggerlo, lo ripagava con l’omertà.
Chiuse progressivamente in zona le varie aziende negli anni Settanta, è già dagli anni ’90, che l’Isola ha cominciato a diventare uno dei quartieri più “alla moda” della città. Le sue case a corte, con i tradizionali ballatoi, incastonate fra palazzi liberty ed edifici del razionalismo milanese (case Ghiringhelli, Toninello etc.), quel mix funzionale di residenza e bottega (che sa di antico), la presenza di numerose associazioni culturali, oltre a quella di localini ed ambienti di ritrovo, rendono questo quartiere, oggi, una delle zone più vivaci di Milano.
La trasformazione urbana, decisamente imponente degli ultimi anni, e la relativa gentrificazione (cioè la progressiva trasformazione da proletaria a borghese di tutta l‘area), aprendo la zona al verde, e alla Milano del futuro, il vecchio quartiere ha perduto, in gran parte, l’antica identità popolare..
Oggi, l’Isola è soprattutto zona di ristorantini, di negozi alla moda, di happy hour e di locali radical chic. Ma soprattutto è il sito di uno dei più grandi progetti di riqualificazione urbanistica (o di cementificazione selvaggia, a seconda dei punti di vista), che sta interessando la città: enormi grattacieli vetrati e torri di cemento che si stagliano prepotenti accanto al disordine di edifici vuoti, di case degradate e di cortili fatiscenti dove ancora resiste la vita. L’Isola conserva oggi il fascino di un passato in via di progressiva disgregazione, che sta cedendo il passo ad un futuro impetuoso che avanza. Se alcuni ne subiscono la suggestione, sforzandosi di vedere il Centro Direzionale, il palazzo della Regione e le grandi operazioni speculative quale alternativa alla Milano violenta e commerciale, per altri è solo un altro dei quartieri più trendy della Milano da bere.
Dopo questa lunga premessa, vediamo di esaminare le principali novità di quest’area.
Tre distinti progetti chiamati “Porta Nuova Varesine”, “Porta Nuova Garibaldi” e “Porta Nuova Isola”, hanno come unico baricentro dell’intera zona, un nuovo polmone di verde pubblico, la “Biblioteca degli Alberi“, denominata BAM, di cui farò cenno più avanti.
Nel secolo scorso, il termine “Varesine” ha avuto, per i vecchi Milanesi, due distinti significati: il primo, più ovvio ed intuitivo, è stato quello della linea ferroviaria che, dal 1865, fino agli anni ’60 del Novecento, per circa un secolo, partendo dalla ex-Stazione di Porta Nuova, collegava direttamente Milano a Varese; la seconda, è che dopo il ’70, dismessa quella stazione (perché sostituita da quella di Porta Garibaldi costruita nel corso degli anni ’60, poco lontano da lì), col medesimo termine, si soleva identificare il Luna Park permanente sorto sul terrapieno della ex-stazione ferroviaria, unico grande parco di divertimenti della zona. Durò per circa un trentennio: poi, essendo diventato, col tempo, luogo preferito di spaccio, venne chiuso definitivamente nel 1998, cosa questa che ridusse tutta quell’area, nell’arco di pochi anni, in stato di totale abbandono.
Piazza Gae Aulenti
L’avveniristica piazza Gae Aulenti, (Gae sta per Gaetana), che qualcuno ha già definito il nuovo centro dello “struscio” milanese, è una piazza circolare di 100 metri di diametro, circondata da tre palazzi Unicredit. Disegnata dall’architetto argentino Cèsar Pelli (1926-2019), è l’unica piazza di Milano, per raggiungere la quale, da qualsiasi parte vi si acceda, bisogna salire, essendo sopraelevata di circa 6 metri rispetto al manto stradale su cui poggia. Sotto la piazza, vi è una galleria di negozi, fra cui un grande supermercato, alcuni bar, una farmacia, etc.; più sotto ancora, un vasto posteggio per automobili. Dominata dalla fotografatissima Torre Unicredit, è davvero raro vedere il turista che passando di lì, non si fermi a rimirarla col naso all’insù, e poi magari non si sieda sulla panchina-scultura a contemplare il gioco di spruzzi della fontana a pelo d’acqua che, illuminata di sera, pare danzare a tempo di musica. Tutt’intorno alla piazza, alcuni caffè-bar con tavolini all’aperto, una libreria e diversi altri negozi di case rinomate.
Torre Unicredit
La Torre UniCredit, con i suoi 231 metri di altezza alla guglia, figura essere uno dei più alti grattacieli d’Italia. La torre è parte di un complesso ecosostenibile di tre edifici di diversa altezza, disposti a semicerchio intorno alla piazza Gae Aulenti, progettato dall’architetto argentino César Pelli e calcolato dalla società di Ingegneria MSC Associati di Milano.
Il complesso Unicredit è composto da tre torri:
- Torre A (con guglia) : 31 piani, per 129,2 metri (all’ultimo piano occupato) e 35.300 m².
- Torre B : 21 piani, per 110 metri di altezza e 23.200 m².
- Torre C : 11 piani, per 50 metri di altezza e 16.600 m².
La Torre Unicredit, così come le due torri più piccole adiacenti, presenta sul lato nord, un involucro rivestito di una membrana vetrata “a vela” con effetto riflettente. La facciata a sud risulta invece modulata dalle linee orizzontali dei frangisole, studiati per una più corretta irradiazione solare. La struttura portante è realizzata in calcestruzzo ad alta resistenza, progettato ad hoc, dalla Holcim. A livello della strada, le tre torri sono rivestite di pietra.
La piazza Gae Aulenti, figura come una vera e propria integrazione a queste torri. Una volta anulare in acciaio e vetro, correndo lungo i tre edifici, collega la base degli stessi, formando una sorta di pensilina che fa da raccordo all’intera piazza.
La ‘guglia laica’
Decisamente caratteristica ed iconica, è la sua guglia di circa 80,5 metri d’altezza: è chiamata Spire, perché a forma di spirale, con una sezione che va riducendosi man mano che si sale verso l’alto. La sua collocazione in posizione eccentrica rispetto all’edificio, ha comportato notevoli studi di staticità anche in relazione alla spinta dei venti predominanti. La forma cilindrica rastremata a spirale aperta è rivestita per il 10% da vetro e per il resto da lamiere preforate, al 50% in acciaio inossidabile, studiate per meglio resistere all’impatto del vento e degli agenti atmosferici. Sono stati previsti due distinti impianti elettrici, il primo per evitare la formazione di ghiaccio sui rivestimenti, e il secondo per l’illuminazione di segnalazione e architettonica.
Interamente rivestita di led, oltre che avere una costante illuminazione notturna, la guglia può assumere colorazioni diverse fra cui quella del Tricolore italiano, utilizzata in occasione delle festività nazionali.
Solitamente chiusa al pubblico, in occasione di ricorrenze particolari, è possibile visitare Torre Unicredit. Tra queste, l’iniziativa “Invito a Palazzo” promossa ogni anno dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI).
CURIOSITA
Due delle tre torri Unicredit (la A e la B), riservano una sorpresa davvero unica, che lascia estasiati particolarmente i clienti internazionali. Si tratta delle “Tree houses“ (le “casette sugli alberi“)! Uno se le immaginerebbe in un contesto naturale, non dentro un ambiente chiuso, e soprattutto mai dentro un grattacielo! E non è una sorta di originale “nursery“, ove ‘parcheggiare’ i figli piccoli, il tempo necessario perché i genitori, in assoluta tranquillità, possano sbrigare le loro pratiche nei vari uffici; qui, lo scopo è totalmente diverso! Già nel 2009, anno di progettazione delle torri Unicredit, quasi una preveggenza, si stava cominciando a parlare di smart-working, attività che avrebbe particolarmente preso piede dieci anni dopo, in periodo di pandemia Covid 19, e che, notoriamente, tende all’isolamento delle persone. Queste “Tree Houses” sono nate proprio per favorire l’aggregazione, come luoghi dove potersi incontrare con gli altri, o addirittura svolgere insieme delle attività di co-working, senza disturbare i colleghi negli open-space.
Il secondo e il terzo piano di entrambi gli edifici sono stati progettati senza soletta intermedia. La volumetria dei tre piani su 9 metri di altezza, non poteva che scatenare la fantasia degli architetti. Cosa si sono sognati? Al secondo piano, pare improvvisamente di trovarsi fra le palafitte: una fitta serie di pali lunghissimi, invita ad alzare lo sguardo in alto. A 5 metri di altezza, qua e là, diverse minuscole casette fra gli alberi, poco più di 3 metri per 3 (sui 10 metri quadri ognuna), ma ce n’è anche qualcuna più grandina (da 20 metri quadri), arredate tutte con mobili di design e con pavimenti rivestiti di una moquette particolare che, a camminarci sopra, pare di calpestare l’erba di un prato. Considerando entrambi gli edifici, si contano, in tutto, ben diciotto casette! Come da tradizione, ognuna di queste, ha un nome poetico, rigorosamente in inglese, come “Nest“ (Nido), “Pond“ (Stagno), “Wood “(Bosco), “Nocturnal Birds “(Uccelli notturni), “Aquarium“ (Acquario), etc. Le casette sono raggiungibili tramite una scaletta individuale naturalmente di design; per chi ha difficoltà a salire, c’è anche l’ascensore ed una passerella ponte! Non sono, per intenderci, salette riunioni ove ricevere i clienti: quelle riservate al business, sono le classiche sale istituzionali, site ai piani superiori.
L’inaugurazione ufficiale del complesso è stata fatta l’11 febbraio 2014: a presenziare alla cerimonia, con i vertici di Unicredit, c’era l’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Torre UnipolSai
A pochi passi dalle Torri Unicredit, ecco un altro grattacielo molto particolare: è la torre, quartier generale del gruppo UnipolSai (società leader in Italia nel campo assicurativo), con un caratteristico edificio di forma ellittica, di complessità strutturale notevole, sito all’incrocio tra le vie Melchiorre Gioia e Fratelli Castiglioni, all’altezza del ponte pedonale ‘ad ali di gabbiano’, struttura di 56 metri, che scavalca la trafficata via Melchiorre Gioia.
E’ un edificio che comprende 23 piani fuori terra e 3 piani interrati, con una superficie totale di 33.000 metri quadrati ed un’altezza complessiva di 125 metri. A differenza delle Torri Unicredit, questa ha l’ingresso principale contraddistinto da un’enorme e particolarissima tettoia, che si affaccia ad una nuova piazzetta (a livello della sede stradale sottostante), all’angolo fra le vie Fratelli Castiglioni e Melchiorre Gioia. L’edificio è stato progettato per massimizzare l’efficienza energetica, grazie alla presenza, lungo le pareti esterne, di una doppia intercapedine, che mitiga il caldo estivo e, nel contempo, isola dal freddo invernale.
La Torre, firmata dall’archistar italiano Mario Cucinella, è già entrata a far parte dell’elenco dei grattacieli più sostenibili d’Europa.
125 metri verso il cielo, tutti in acciaio, legno e vetro, con la facciata scandita da griglie ad “X”, che, a detta dello stesso architetto Cucinella, vuole essere una “metafora della società dove s‘intrecciano le relazioni”.
Il reticolo che avvolge la torre, sembra quasi un “alveare“, ed è questo, infatti, uno dei soprannomi che circolano per identificarla, al pari di “nido verticale“, o addirittura, di “fischietto“, perché in vetta appare sezionato, come l’ancia di uno strumento a fiato.
Visto internamente, è semplicemente spettacolare: non lasciano fare fotografie. Il rendering qui sotto, dà un’idea abbastanza fedele dell’ambiente davvero unico che non ci si aspetta di trovare, soprattutto dal punto di vista architettonico! Appare incredibilmente vuoto, luminosissimo, un’idea di ‘grande’ che dall’esterno non si riesce ad ‘immaginare. Secondo quanto riportano i giornali, al piano terra, vi è una sala congressi da 230 posti, poi sedici piani di uffici open-space, quindi altri cinque per la dirigenza e varie sale riunioni; al ventiduesimo piano, un ristorante panoramico ed infine, in cima, sotto la volta (nella sezione della facciata ,inclinata a 60 gradi rispetto al suolo), una serra giadino ben esposta a sud, con spettacolare vista sulla città da un’altezza di un centinaio di metri.
In mezzo, i piani bianchissimi che si affacciano a mo’ di terrazza, sull’atrio sottostante, con piante e aree per riunioni somiglianti a salotti. Come si vede, a parte il vano scale e gli ascensori, non si vedono da nessuna parte i classici pilastri in calcestruzzo a sostenere i vari piani. Qui le solette dei singoli piani appaiono come appoggiate a mo’ di mensola a grossi pali scuri d’acciaio incrociati ad ‘X’, che dall’esterno non si notano, essendo schermati dalla caratteristica griglia (anch’essa ad ‘X’)
Torri Solaria e Aria
Torre Solaria, si innalza all’incrocio tra via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione, con accessi sia da viale della Liberazione che dalla piazza Alvar Aalto, sulla quale gravitano le altre due Torri: residenziali l’Aria e la Solea.
Ndr.- Hugo Alvar Henrik Aalto (1898 – 1976) è stato un architetto e designer finlandese, tra le figure più importanti nell’architettura del XX secolo e ricordato – assieme a Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright e Le Corbusier – come maestro del Movimento Moderno.
Con i suoi 143 metri, Torre Solaria è attualmente l’edificio residenziale più alto d’Italia e, in generale, uno dei grattacieli più elevati del Paese.
Questo complesso di tre torri residenziali sorge sull’area una volta occupata dai binari dell Stazione di Milano-Porta Nuova.
L’edificio, disegnato dall’architetto peruviano Miguel Bernardo Fort-Brescia (1951-), è composto da tre ali distinte, ognuna con un’altezza differente, che convergono in un nucleo centrale, da dove arriva la luce naturale.
Torre Solaria, da sola, ospita 102 dei 380 appartamenti residenziali previsti in tutto, a Porta Nuova, Fra questi appartamenti, tutti di dimensioni diverse, vi sono pure alcuni super attici duplex e triplex (cioè appartamenti ripartiti su due o tre piani). Ogni appartamento affacciandosi con ampie vetrate, è studiato per avere la massima esposizione alla luce naturale,
Di fianco alla Torre Solaria, il cui affaccio principale dà su viale della Liberazione, si erge un altro palazzo residenziale progettato dal medesimo studio di architettura americano, e avente pertanto caratteristiche simili (anche come facciata.
E’ la Torre Aria. alta circa 80 metri. per 17 piani, 42 appartamenti in tutto. Poiché l’edificio si affaccia essenzialmente su via Melchiorre Gioia, vi è un doppio ingresso sia dalla strada, che dalla piazza Alvar Aalto. E’ composta da due ali distinte, che convergono in un solo corpo centrale. Il palazzo è stato inaugurata nel maggio 2014.
Lo studio Land ha curato la progettazione paesaggistico-ambientale.
Oltre alle unità residenziali, ogni torre dispone di una palestra privata, sala condominiale per le feste, piscina, spa e di un’area commerciale e per il tempo libero, al piano terra degli edifici.
Tutti gli appartamenti dispongono di ampi balconi: una sorta di giardini sospesi dalla disposizione sfalsata, ciascuno ad una distanza pari a due piani dal successivo. Ciascun alloggio fruisce di un’esposizione su tre lati, nel pieno rispetto della privacy.
Torre Solea
Apparentemente più modesta delle altre, Torre Solea è più bassa delle tre torri che completano la piazza Aalto due 69 metri, per un totale di 15 piani, ha 33 appartamenti in tutto di dimensioni da un minimo di 70, ad un massimo di 400 metri quadri coperti (si tratta naturalmente di attici ripartiti su due livelli). Torre Solea s’incastona in piazza Alvar Aalto, fra Torre Solaria e Torre Aria, distinguendosi nettamente dalle sorelle maggiori, sia per il differente disegno della facciata, che per i materiali lucenti utilizzati come il vetro bianco e la pietra nera. Tutti gli appartamenti hanno almeno un terrazzo, o una loggia o un giardino d’inverno dalle metrature molto generose in rapporto alla dimensione dei singoli appartamenti. Basti pensare che un appartamentino di 70 metri quadri, ha un terrazzo da 25, così come quello da 400 ne ha più di uno, per un totale di 180 metri quadri (naturalmente su più livelli).
Progettata dall’architetto Paolo Caputo (professore ordinario di ‘Urban Architectural Design‘ presso la Facoltà “Architettura e Società” del Politecnico di Milano), è lussuosa, ma sobria. Gli appartamenti, parte acquistati, parte in affitto, sono abitati in massima parte da stranieri.
La Torre Diamante
La Torre Diamante (chiamata anche Diamantone), è un grattacielo che sorge esattamente al posto dell’edificio della vecchia Stazione ferroviaria di Porta Nuova, all’angolo tra viale della Liberazione e via Galilei ed è attualmente sede delle società italiane del Gruppo BNP Paribas.
Esteticamente, la caratteristica principale della torre è la sua geometria irregolare. La cosa sicuramente più rilevante è che le colonne perimetrali dell’edificio sono inclinate rispetto alla verticale. Inoltre il singolare taglio della struttura permette al grattacielo di generare riflessi cangianti, proprio come quelli di un diamante.
Disegnato dall’architetto italo americano Lee Polisano, dello studio di architettura Kohn Pedersen Fox, è stato costruito nell’arco di due anni e mezzo nell’ambito del progetto di riqualificazione urbana di Porta Nuova.
Il layout interno è caratterizzato da un nucleo centrale attorno al quale si sviluppa lo spazio, soluzione utilizzata per massimizzare l’ingresso della luce naturale e consentire la vista sulla città.
La soluzione costruttiva adottata per questa torre merita davvero menzione, essendo diversa da tutte le altre: travi e colonne in acciaio, e solai in lamiera grecata collaborante (dello spessore compreso fra 150 e 200 mm,) hanno consentito una realizzazione rapida (1 piano a settimana) ed un impatto limitato sul contesto. E’ una struttura dalla forma sfaccettata, simile a quella di un diamante, dall’altezza complessiva di 142 metri. 30 piani e 4 interrati. Tale dato lo qualifica come settimo grattacielo più alto di Milano e l’edificio in acciaio più alto d’Italia. Per la cronaca, sono state impiegate in tutto 2.600 tonnellate di acciaio su 26.000 mq di solai in lamiera grecata collaborante, Per garantire una maggior uniformità di facciata e minori difetti (come le ondulazioni dei vetri temprati termicamente) si è utilizzato un rivestimento a vetri stratificati (e non temprati).
Altra particolarità è l’illuminazione della punta, che può comprendere vari colori, come ad esempio il blu o il rosso.
Il completamento di questa torre. rappresenta un traguardo importante, per il comparto delle costruzioni metalliche, costituendo un ulteriore riconoscimento delle peculiarità di questo materiale, quali la riciclabilità, la prefabbricazione, la velocità di montaggio, le proprietà meccaniche, nonché le potenzialità estetiche.
Nella sua progettazione, è stato previsto risparmio energetico ed avanzati criteri di ecocompatibilità: impianti geotermici per il massimo sfruttamento delle energie rinnovabili, pannelli solari e fotovoltaici e ottimizzazione dell’illuminazione e della ventilazione naturale, per il potenziamento dell’isolamento termico. La produzione di acqua calda e fredda, avviene attraverso sistemi polivalenti aria/acqua (pompe di calore), progettati per funzionare su una vasta gamma di temperature, mentre motori ad inverter permettono un alto risparmio energetico. La Torre Diamante ha ottenuto infatti la certificazione LEED GOLD, uno dei più alti livelli riconosciuti dal Green Building Council per edifici costruiti secondo i principi di sostenibilità ambientale.
La Torre Diamante è correlata da due corpi più bassi,, gemelli, chiamati Diamantini, che, affacciandosi su viale della Liberazione, si pongono come elemento di continuità del grattacielo stesso, formando complessivamente il vasto complesso affaristico.
Ad aprile 2015 Samsung ha preso possesso di un intero Diamantino, dando così origine al proprio Samsung District (situato in via Mike Bongiorno)
Il Palazzo Lombardia
Progettato da Pei Cobb Freed & Partners di New York nonché da Caputo Partnership e Sistema Duemila, entrambi di Milano, è un complesso di edifici sorto su un’area di oltre 33.000 metri quadrati, precedentemente occupati dal Bosco di Gioia.
Ndr. – Il Bosco di Gioia era un noto vivaio creato su alcuni terreni (tra le attuali via Melchiorre Gioia, via Algarotti e viale Restelli) ceduti in affitto per circa un quarantennio al floricultore Elia Fumagalli, da parte dell’Ospedale Maggiore, che ne era divenuto proprietario, in seguito a un generoso lascito ‘a scopi umanitari’ della filantropa contessa Giuditta Sommaruga Faini, morta nel 1964.
La costruzione, iniziata nella primavera del 2007, si è conclusa nell’autunno del 2010. Gli edifici hanno un andamento sinusoidale ispirato all’armonia generata dalla conformazione dei crinali lombardi. Sono in tutto 3 edifici curvilinei di 9 piani l’uno (detti corpi bassi). oltre ad una torre in cemento armato, vetro e acciaio di 43 piani per un totale di 161,3 metri di altezza. Al 39° piano, si trova il belvedere panoramico sulla città, accessibile al pubblico, in giornate prestabilite.
Inaugurato nel 2011, Palazzo Lombardia è la sede istituzionale della Giunta Regionale. L’area include inoltre più di 26.000 m² di parcheggio interrati e oltre 27.000 m² di spazi verdi.
Gli edifici bassi formano un’area interamente pedonale dove si trova la grande piazza Città di Lombardia, collegata agli slarghi adiacenti. La piazza centrale, con i suoi 3800 mq, è la piazza coperta più grande d’Europa; la sua copertura è costituita da una struttura formata da una rete di tubi e da un rivestimento trasparente. Sulla piazza si affacciano ristoranti, bar, un supermercato, un asilo nido, una grande palestra, ma anche servizi forniti direttamente da Regione Lombardia come lo sportello per il protocollo unico, l’info-point e la biblioteca. Lo spazio pubblico di questa piazza, proprio grazie alla presenza della copertura, viene spesso affittato per permettere di ospitare diverse attività socio-culturali, manifestazioni ed eventi di vario genere, come esposizione di mostre varie, il Lombardia Beer Fest, la pista di pattinaggio sul ghiaccio, etc. .
A Palazzo Lombardia è possibile visitare anche la sala delle “Colonne dell’Arte”, che si trova al pian terreno ed ospita le opere realizzate da alcuni artisti emergenti. Periodicamente, sono previsti eventi e aperture straordinarie, ma anche mostre temporanee per raccontare aspetti inediti di Milano e del suo patrimonio artistico.
Sul tetto di uno dei corpi bassi. vi è pure una eli-superficie di 26 metri di diametro.
Nel 2012, l’edificio è stato premiato come miglior grattacielo in Europa per il design, la sostenibilità e l’innovazione dal Council of Tall Buildings and Urban Habitat di Chicago. E’ un premio prestigioso conquistato per la prima volta, da un edificio italiano.
Domenica 31 gennaio 2010, al 39º piano del grattacielo la Madonnina, copia di quella posta sul Duomo di Milano, venne benedetta dal cardinale Dionigi Tettamanzi. La tradizione infatti ne vuole una, sul punto più alto della città. Quella di Palazzo Lombardia segue l’originale e la copia posta sul grattacielo Pirelli.
La Torre ‘Gioia 22‘
Progettata dall’Architetto Gregg Jones dello studio Pelli Clark Pelli Architects di New York e sviluppata da COIMA, la Torre Gioia 22, è un grattacielo, alto 121 metri costruito in via Melchiorre Gioia, al posto del vecchio palazzo dell’INPS.
“La Scheggia di Vetro”, così ribattezzata per la sua geometria originale, è rastremata sul fronte sud, verso piazza Gae Aulenti, ed è provvista di un coronamento alla sommità (il cosiddetto ‘Top sail’) quale prolungamento della facciata ovest, che si staglia a sbalzo verticale di 19 metri rispetto all’ultimo piano e esaltandone la composizione asimmetrica.
Il grattacielo è la sede della Isybank, la nuova banca digitale di Intesa Sanpaolo. L’edificio si costituisce di 26 piani fuori terra (che si allargano verso l’alto) e quattro interrati per una superficie totale lorda di 68.432 metri quadri, su una elevazione di 121 metri in totale.
Torre Gioia 22, ha ottenuto la certificazione LEED grazie anche approccio C2C (Cradle to Cradle – cioè “dalla culla alla culla”) nella scelta delle materie e dei materiali utilizzati. Ciò, in parole povere. significa la possibilità di recupero al 100% (al momento della sua demolizione) di tutti i materiali utilizzati per la costruzione della Torre: quindi riciclo totale! Inoltre la torre possiede oltre 6000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici che permettono una riduzione di tre quarti del fabbisogno energetico delle altre torri di Porta Nuova. La torre riduce le emissioni annue di anidride carbonica di 2260 tonnellate rispetto all’edificio precedente. Il palazzo è pensato per l’integrazione delle piste ciclabili delle aree pedonali e delle zone verdi della città. Sono inoltre previsti degli spazi aperti al pubblico e postazioni per la carica delle vetture elettriche.
Il Bosco verticale
Si definisce col termine “Bosco Verticale“, un complesso di due palazzi residenziali a torre per un totale di 203 appartamenti, progettato da Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra) e situato ai margini del quartiere Isola. Questo è sicuramente il più innovativo complesso residenziale costruito in Italia. I due edifici, affacciandosi rispettivamente a via de Castilla e a via Federico Confalonieri, prendono il nome di Torre de Castilla (110 metri – 26 piani) e Torre Confalonieri (76 metri – 18 piani). Questa realizzazione, diventata famosa in tutto il mondo per la sua originalità, è attualmente una delle architetture più fotografate in città.
Peculiarità di queste costruzioni, entrambi inaugurate nel 2014, è la presenza di più di duemila specie arboree, tra arbusti ed alberi ad alto fusto, distribuite sui prospetti. Le facciate del Bosco Verticale ospitano 711 alberi, 5.000 arbusti e 15.000 piante, che si densificano in altezza fino a coprire un’area pari a due ettari (20.000 mq). quantità di vegetazione che normalmente occuperebbe un bosco da 30mila metri quadri, che però è disseminata (in verticale) su appena 3mila metri quadrati.
Si tratta di un ambizioso progetto di riforestazione metropolitana che, attraverso la densificazione verticale del verde, si propone di incrementare la biodiversità vegetale e animale del capoluogo lombardo, riducendone l’espansione urbana e contribuendo anche alla mitigazione del microclima
L’obiettivo doveva essere quello di progettare «due torri rivestite non di vetro, ma di foglie […] di piante, di arbusti, […] di alberi, […] di vita», lavorando allo stesso tempo alla riduzione dei consumi energetici.
Una sorta di futurismo architettonico che trovò il proprio manifesto prima nell’articolo A Milano nascerà la prima torre biologica e sostenibile, poi con quello che viene di fatto definito il Manifesto del Bosco Verticale, spingendo verso una coscienza collettiva di un’architettura viva e sostenibile.
Un progetto apprezzato in tutto il mondo, che, oltre a ricevere numerosi riconoscimenti, come l’International Highrise Award (2014) e, un anno più tardi, il premio come “grattacielo più bello e innovativo del mondo” attribuito dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat, ha fatto scuola in vari Paesi. Attualmente sono in fase di pianificazione progetti in tal senso in città come Nanchino, Utrecht, Tirana, Losanna, Parigi, fino al mega-piano di un’intera città-foresta che sorgerà a Liuzhou, nella provincia cinese di Guangxi, senza contare che ora lo stesso Boeri sta portando avanti un nuovo progetto di Bosco Verticale proposto in social housing. Si chiamerà Trudo Vertical Forest, e sorgerà a Eindhoven, nei Paesi Bassi, offrendo delle unità abitative destinate a un’utenza popolare, con una particolare attenzione alle giovani coppie.
ALCUNE CURIOSITA’
Chi volesse fare un pensierino per andare a vivere al Bosco Verticale deve tener presente che per
l’acquisto di un appartamento, oggi si va dagli 8600 ai 16000 €/m2 a seconda del piano e dell’esposizione, prezzi che non sono proprio per tutte le tasche! Se la cifra non è abbordabile, si può sempre optare per l’affitto, decisamente più economico: quello di un trilocale da 80 metri quadrati, ad esempio, può costare oltre 3.500 euro al mese, escluse naturalmente le spese che ammontano ad almeno 7.000 euro all’anno (difficilmente trattabili). Queste ultime, del resto, sono spese oggettive, la manutenzione del verde costa! Vista la diversità delle piante, è evidente che la manutenzione delle stesse non può essere effettuata direttamente dai condomini, ma deve essere gestita da esperti del settore. Nel Bosco Verticale lavorano ad esempio i “Flying Gardeners“, cioè dei giardinieri con la qualifica di abili scalatori (cosa questa, piuttosto rara), perché devono riuscire a potare gli alberi sulle terrazze dei grattacieli, in posizioni non certo facili, usando tecniche tipiche dell’alpinismo. Il sistema d’irrigazione è naturalmente centralizzato, ma non è sufficiente aprire il rubinetto dell’acqua (computerizzato) per un tot di minuti al giorno (come si fa di solito): vi è lo specialista che deve monitorare H24, i fabbisogni delle piante in funzione del tipo e dell’esposizione. Fra gli altri servizi compresi nei 7000 euro di spese condominiali annuali, bisogna anche inserire i costi della vigilanza 24 ore su 24, oltre a quelli per la gestione del salone in comune per le feste, e del personale per la gestione della palestra e della piscina comune (all’interno del complesso).
Poiché in fase di progetto, le fondamenta previste per la costruzione dei due grattacieli del Bosco Verticale sarebbero state fatte nelle immediate vicinanze delle gallerie di due linee della metropolitana, la M2 (verde) tratto Garibaldi-Gioia e la M5 (lilla) tratto Garibaldi-Isola, per evitare le continue fastidiose vibrazioni ad ogni passaggio dei treni, le fondamenta sono state realizzate, utilizzando dei materiali elastici tali che, in pratica, fanno “galleggiare” i due grattacieli, rendendo impercettibili le vibrazioni causate dal transito dei treni.
Il fondo Qatar Investment Authority (Qia) che, a maggio 2013 aveva già il 40% del progetto immobiliare milanese, avendo rilevato nel 2015 le quote degli altri soci, fra cui Unipol, Hines, il fondo pensioni Ttiaa Cref, Coima (famiglia Catella), è diventato proprietario unico di Porta Nuova.
La Biblioteca degli Alberi
Davvero originale questa denominazione per un parco! Comunque, presa alla lettera, è quello che quest’area verde intende essere effettivamente; un parco contemporaneo, concepito come una biblioteca botanica urbana, con un vasto patrimonio vegetale.
Ndr. – Lavorando in via Melchiorre Gioia, proprio negli anni della grande nevicata (febbraio 1985), passandoci davanti due volte al giorno, in macchina, per andare in ufficio, conoscevo benissimo quel posto degradato, Quella vasta area, compresa fra le vie Melchiorre Gioia e Luigi Sturzo, era praticamente sempre occupata. Quando non c’era il tendone del Circo Togni o quello dell‘Orfei, con i loro spettacoli di trapezisti, cavalli ed elefanti, ecco subentrare abusivamente, per mesi, (con la tacita complicità dell’Amministrazione Comunale), numerosi camper e roulotte di rom o sinti, zingari di varie etnie, che vivevano di espedienti, sicuri di farla sempre franca! Il sistema era sempre lo stesso, allora come oggi: sguinzagliavano sia nella vicina stazione di Porta Garibaldi, che in quelle della metropolitana, le loro mogli sempre incinte, accompagnate da nugoli di minori a chiedere con insistenza l’elemosina o più spesso a derubare del portafogli con la tecnica del cartone, qualche viaggiatore meno accorto, sicuri dell’impunità prevista dalla nostra stupida legge garantista ancora oggi in vigore.
Il terreno non era certo fertile, anzi, direi, piuttosto paludoso. Chiuso il Luna Park nel 1998 e lasciato quello spazio in stato di totale abbandono, tutta quell’area era piena di sterpaglie, sporcizia, degrado allo stato puro! Una volta tanto, finalmente si è fatto qualcosa di buono e di utile a tutti (anche in termini di sicurezza). Concepita nel 2014, la Biblioteca degli Alberi, è diventata nel giro di pochi anni, il terzo parco pubblico della città: certamente, le piante sono ancora piccoline e bisogna dare loro il tempo di crescere, comunque, si ha già oggi l’idea di come diventerà questo grande parco, fra dieci o vent’anni. Già ora è un giardino moderno, la cui realizzazione è stata affidata nel 2015 a Manfredi Catella.
Ndr. – Manfredi Catella è uno degli imprenditori di maggior successo nel panorama italiano, colui che con le sue idee innovative è riuscito a conquistarsi il titolo di re del mattone di Milano, Per Catella contano la trasparenza e la correttezza in un settore non sempre limpidissimo e uno sguardo anche oltre confine. Lui è il fondatore di COIMA SGR e COIMA RES, che ha realizzato progetti di riqualificazione di Porta Nuova a Milano, rilevato dal Fondo Sovrano del Qatar, con i cantieri di Garibaldi così come quelli di Varesine e Isola che hanno riguardato investimenti per circa due miliardi di euro e 350mila metri quadri di strutture nuove con 380 residenze. Si tratta ad oggi di uno dei più grandi cantieri mai visti in Europa.
E’ un giardino botanico di una decina di ettari, con campi, aree attrezzate allo sport, foreste circolari, orti, percorsi didattici, museo di fiori, laghetto, sentieri per runner ed anche percorsi per le bici. Sono oltre 100 specie vegetali presenti al BAM. Più di 500, gli alberi che formano 22 foreste circolari, e 135.000 piante, fra aromatiche, siepi, arbusti, bulbi, rampicanti ed erbacee. Incredibile la differenza rispetto a quello che era prima!
Unico neo, se di neo si può parlare, è che il parco, a differenza degli altri di Milano, è oggi senza alcuna recinzione, cioè totalmente aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Fiducia nel prossimo? Non credo proprio! Test per il senso civico? Autentica utopia, visti i quotidiani vandalismi ovunque e i fatti di cronaca nera sia in Stazione Centrale a pochi passi da lì, che in Corso Como, nelle ore della movida notturna. Piuttosto, sprezzo del pericolo! Con tutta probabilità, non si è voluto mettere una recinzione al parco perché questo avrebbe significato ritornare ad isolare (anche solo nottetempo) il quartiere Isola che, con tutta questa gigantesca operazione, si è voluto ricuperare alla città. Il problema della sicurezza è un grande tema di dibattito metropolitano! Tutti i giardini di Milano, ad una certa ora della sera, chiudono, almeno formalmente. In questo caso, il non aver voluto alzare alcuna cancellata, ha comportato un cospicuo investimento in telecamere e l’assunzione di guardie giurate che, di notte, si spera, non si addormentino, ma sorveglino effettivamente
Altra grande critica, mossa a questo parco, proprio perché diverso dagli altri, è quella di essere un luogo ‘fichetto‘,(cioè ‘alla moda‘) cresciuto a corredo di un quartiere ‘fichetto‘ per antonomasia, l’Isola appunto!
Critica infondata perché, a differenza degli altri parchi milanesi, questo offre qualcosa di totalmente diverso: intrattiene, cioè offre non gli svaghi da Luna Park di Parco Sempione, ma una varietà di programmi assolutamente gratuiti, per tutti, e per tutte le età.
Il parco è una partnership pubblico-privato, fra il Comune di Milano e la Fondazione Riccardo Catella e Coima, sia per la cura del verde pubblico e per la rigenerazione urbana dell’area, che per l’ideazione di un innovativo programma culturale, rivolto alla cittadinanza, principalmente sui temi della sostenibilità, dell’inclusione, e della multiculturalità.
Dal 2018, da quando il parco è stato inaugurato, hanno nominato Francesca Colombo quale direttore generale culturale del parco pubblico della Biblioteca degli Alberi. E’ da allora che, grazie a lei (un autentico vulcano di idee), sono iniziate le manifestazioni all’aria aperta, nel tentativo di rendere più accogliente la città. Era naturalmente un esperimento, che però ha funzionato benissimo e, da allora, si ripete ogni anno, in forma diversa, con un palinsesto molto vario. L’obiettivo della Colombo, è quindi la promozione e la programmazione di eventi e di manifestazioni socio-culturali da svolgersi gratuitamente all’aperto in mezzo al verde del parco, coinvolgendo la cittadinanza. Sono in effetti centinaia, gli eventi programmati durante tutto l’arco dell’anno e alcuni di questi sono davvero notevoli.
Nel marzo del 2023, ad esempio, uno spettacolo decisamente adrenalinico, che ha lasciato i presenti col fiato sospeso e il naso all’insù, è stata l’esibizione spettacolare del funambolo Andrea Loreni, che, camminando su un cavo teso fra il Bosco verticale e la Torre Unicredit, ha effettuato la traversata della porzione di parco fra le due Torri a oltre cento metri d’altezza, esibendosi in un rischiosissimo esercizio di equilibrismo! Poi tanti altri spettacolini all’aperto, racconti di fiabe per i piccini, incontri di poesia, giardinaggio, tornei di bocce, pic-nic, teatrini, feste dedicate alla danza, trampolieri, l’esibizione di artisti di strada, giocolieri, l’ascolto di concerti, di brani di musica classica con soprani e tenori. Occasioni dedicate al benessere fisico o mentale, come le passeggiate nel parco, la caccia al tesoro botanico (alla ricerca di certi tipi di piante). il fitness, la corsa, le sedute di yoga, la palestra con il personal trainer. Ma vi è anche l’ora dell’aperitivo seduti sul prato per giocare a ramino, o per leggere insieme un quotidiano. Nel marzo di quest’anno (2024) la Colombo ha inaugurato la stagione culturale facendo arrivare a Milano il laboratorio itinerante del Rubin Museum of Art di New York, un’installazione immersiva di quattro stanze ispirata ai principi buddisti e alle neuroscienze. Come si vede ce n’è davvero per tutti i gusti! Il progetto della Biblioteca degli Alberi, all’insegna della natura, della cultura e della sostenibilità, ha accolto finora oltre 120.000 partecipanti, contribuendo a dare a tutti un momento di svago, di distrazione dai problemi quotidiani, di coinvolgimento in qualcosa di diverso, nell’intento di rendere insieme Milano sempre più bella, attrattiva ed inclusiva.
Note
Per chi fosse interessato al programma BAM dei prossimi mesi, questo è il link per poterlo visionare: https://www.bam.milano.it/programma/
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
Cosa stai cercando?
Mappe personalizzate di Divina Milano
Scopri curiosità, personaggi e luoghi sulla nostra mappa. Cliccando sulle icone leggi un piccolo riassunto e puoi anche leggere tutto l’articolo.
Il centro
Il Castello