Leonardo Del Vecchio
Sommario
ToggleAggiornamento. Leonardo del Vecchio, ricoverato da una settimana all’Ospedale San Raffaele di Milano, ci ha lasciati il 27 giugno 2022 all’età di 87 anni, in seguito ad una polmonite. Riproponiamo l’articolo scritto su questo grande imprenditore, in data 4 dicembre 2020.
Premessa
Non occorrono particolari giri di parole per dire che questo attempato signore, oggi ottantacinquenne, è l’uomo più ricco d’Italia e, per gli amanti delle classifiche, si trova al cinquantesimo posto al mondo, fra i paperoni più illustri!. Secondo Forbes (2019) possiede un patrimonio di circa 20 miliardi di dollari. Dice nulla il nome “Luxottica”, quell’impero di solo 150.000 dipendenti in tutto il mondo? Ebbene sì, è tutto vero! E’ proprio lui, un illustre milanese!
I suoi primi anni
Classe di ferro 1935. Ultimo di quattro fratelli, nacque il 22 maggio di quell’anno, a Milano, da una famiglia di umili origini. Non conobbe mai suo padre, Leonardo del Vecchio: questi, di origini pugliesi, più precisamente di Trani, faceva il fruttivendolo. Sposato con Grazia Rocco, che lo aiutava in bottega, aveva deciso di trasferirsi con la famiglia a Milano, in cerca di fortuna. Ma il destino aveva decretato diversamente per lui: Leonardo morì all’improvviso, poco prima che lui nascesse, lasciando la famiglia praticamente sul lastrico. Fu proprio questa tragedia inattesa, che spinse la madre Grazia, a decidere di dare al neonato il nome Leonardo, a perenne ricordo del marito morto.
I primi anni, fra mille stenti, ed immensi sacrifici, lei cercò da sola di tirar su il piccolo e i suoi fratelli maggiori, poi, appena il bambino raggiunse l’età di sette anni, fu costretta per necessità, a metterlo in collegio affidandolo ai Martinitt, il famoso orfanotrofio milanese. Molto all’avanguardia per l’epoca, questo istituto era il rifugio per i figli di famiglie indigenti, orfani di almeno un genitore. I piccoli ospiti, in attesa di raggiungere la maggiore età, venivano avviati a corsi di formazione professionale, per imparare un mestiere pratico, che avrebbe potuto servire loro per la vita futura. Leonardo, soggetto serio, disciplinato, sempre il primo della sua classe, imparò il mestiere di incisore. Restò in quel collegio, fino al raggiungimento del quattordicesimo anno. Completò in quell’istituto, le elementari ed il primo ciclo delle scuole medie.
L’apprendistato
Lasciato il collegio, Leonardo, probabilmente segnalato dalla stessa scuola, trovò immediatamente lavoro come garzone di otto incisori, presso la Johnson di Baranzate (MI), una fabbrica per la produzione di targhe, distintivi, coppe e medaglie. Fu proprio la Johnson che, vedendo le qualità del ragazzo, lo obbligò a frequentare un corso serale di design, presso l’Accademia di Brera. Oltre ad essere un soggetto sicuramente dotato, aveva indubbiamente, già a quell’età, una notevole forza d’animo, volontà e determinazione. Per poter frequentare con profitto le lezioni serali, tornato a casa, invece di divertirsi come facevano i suoi amici, si metteva a studiare di sera fino a tardi, perchè l’indomani, dovendo andare a lavorare per guadagnarsi la pagnotta, non avrebbe certo avuto ulteriore tempo da dedicare allo studio.
Il primo lavoro da ‘imprenditore‘
Fu proprio la sua paura di avere un futuro condizionato da altri, che lo indusse dopo tre anni e mezzo di lavoro presso la Johnson, a decidere che il lavoro di dipendente gli stava decisamente troppo stretto. Aiutato da un amico incisore, si licenziò dalla ditta e aprì a Milano, autonomamente, una “fabbrichetta” con pochi dipendenti a fare il terzista, cioè il fornitore di semilavorati per occhialerie. Praticamente la sua “fabbrichetta” era dotata di una serie di stampi per produrre componenti per occhiali. Fu in quel periodo che s’innamorò di Luciana Nervo, una ragazza, che fin da allora, lo affiancò e lo seguì fin da subito, nella gestione dell’aziendina. Ebbe da lei, nel 1957, anche il suo primo figlio Claudio, [ndr. – l’attuale presidente e Ad di Brooks Brothers Group Inc. ]. Fu proprio in questo periodo che Leonardo conobbe i suoi primi clienti. Dopo qualche anno di attività a Milano, non del tutto soddisfatto di come stava procedendo il suo lavoro, decise, da pazzerellone qual era, di chiudere baracca e burattini e cambiare aria. Licenziati pertanto i pochi dipendenti e chiusa la ditta, si trasferì con tutti i suoi stampi, in Trentino.
La fabbrichetta di Agordo
Finì ad Agordo, un paese di poco più di 4000 abitanti (a 600 mt S.l.m.), in provincia di Belluno, dove, approfittando del fatto che la Comunità montana Agordina stava offrendo gratuitamente il terreno a chi avesse desiderato impiantare una fabbrica nella loro area, decise di installarsi lì. A ripensarci oggi, sembrerebbe la mossa azzardata di un ragazzo di 23 anni …. lasciare una Milano, con tutte le possibilità di lavoro che offre, per un paesetto sperduto fra i monti, senza particolari prospettive! E invece fu proprio quella, incredibilmente, la mossa vincente!
Decise così, nel 1958, di aprire lì, la sua nuova fabbrichetta di montature per occhiali, con gli stessi stampi portati da Milano. Assunse un pò di giovani e, nel giro di soli tre anni, riuscì a farsi un nome. Divenne ben presto, il re degli occhiali, e il suo laboratorio, nel 1961, diventò la Luxottica Sas: quattordici dipendenti in tutto e la fama di essere uno dei migliori fornitori per la componentistica minuta per occhiali in tutto il Nord Italia. Indubbiamente, l’essere riuscito, in così pochi anni, ad arrivare a quel punto, era già un grande successo, considerando che veniva dal nulla. Ma lui, decisamente ambizioso, non era ancora pago del raggiungimento di questo obiettivo, ma mirava a qualcosa di più eclatante ancora.
A partire dal 1967, affiancò alla produzione di semilavorati per conto terzi, l’assemblaggio di occhiali con marchio proprio Luxottica. Vista la risposta del mercato, decise d’iniziare la produzione di montature di occhiali in proprio, abbandonando progressivamente quella di semilavorati per conto terzi, lanciando una linea propria con sette od otto modelli. L’interesse del mercato lo spinse a continuare su quella strada. Era il 1971, l’anno della svolta, l’inizio del grande successo che maturò negli anni successivi.
Già nel 1981, l’azienda era finanziariamente sufficientemente solida, al punto da pensare in grande, al mercato d’oltre oceano. Riuscì ad accaparrarsi, con un prestito ottenuto dal Credito Italiano, l’Avantgarde, un marchio statunitense di occhiali, mossa questa che gli consentì di entrare nel mercato USA e farsi conoscere. Vista la risposta positiva del mercato statunitense, nel 1990, la Luxottica fece il suo ingresso ufficiale a Wall Street, col titolo quotato alla Borsa di New York. Successivamente, nel 1999, con un impegno economico molto rilevante, riuscì ad acquisire il brand della Ray-Ban, leader mondiale degli occhiali da sole, operazione questa molto chiacchierata, sia per il marchio che per l’esborso finanziario.
Mentre la Luxottica, nel 2000, veniva pure quotata a Piazza Affari alla Borsa di Milano, l’anno successivo ecco l’acquisizione della Sunglass Hut Inc. e via via diversi altri brand del settore (OPSM, Pearle Vision, Surfeyes, Cole National. Oakley). Rilevò pure in Italia, un marchio storico come Persol e acquisì la titolarità di tanti altri marchi prestigiosi in licenza (D&G, Prada, Bulgari, ecc…)
Oggi, la società che produce e vende occhiali e lenti, si è fusa con la francese Essilor e da questo connubio. è sorta la EssilorLuxottica di cui Leonardo Del Vecchio figura essere presidente esecutivo
Il successo non fu solo “fortuna”
A parte la fortuna che non guasta mai, le chiavi di lettura del successo di Leonardo Del Vecchio sono essenzialmente due e sono entrambi “farina del suo sacco”: la prima è legata alla sua capacità di orientare il mercato, la seconda a quella di gestione del personale aziendale
Capacità di orientare il mercato
Negli anni 70 – 80, come i meno giovani ricorderanno, l’occhiale, in quanto tale, era visto essenzialmente come un dispositivo medico, una sorta di protesi. In quel periodo, gli occhiali si usavano solo in caso di necessità, e si toglievano appena possibile, proprio perchè evidenziavano l’esistenza di un difetto visivo. Solo successivamente, grazie all’immissione sul mercato di varie linee di produzione, ai diversi colori delle montature, alle diverse fogge dell’occhiale, alle varie colorazioni delle lenti, si è gradatamente cominciato a considerare l’occhiale sempre di più, come accessorio di moda, un complemento dell’abbigliamento specialmente femminile, come oggetto capace di definire l’identità della persona. Si iniziavano a seguire timidamente i dettami della moda, un nuovo look spesso a imitazione di personaggi dello spettacolo [ndr. – la moda dilagante, ad esempio, negli anni 70, della montatura degli occhiali che usava l’idolo del momento, Peppino di Capri]
Capacità di gestione del personale
Sicuramente, comunque, il segreto della sua strabiliante e veloce affermazione sul mercato sia nazionale che internazionale nasce da lontano, dalla sua origine modestissima. La miseria toccata con mano, l’isolamento dalla famiglia di quei duri anni passati in collegio, la tenacia e la testardaggine lo hanno temprato ed aiutato a superare meglio di altri, i momenti non facili, che la vita spesso presenta.
Analogamente a quanto accaduto qualche decennio prima per un Edoardo Bianchi o un Angelo Rizzoli, martinitt pure loro, anche lui, non dimentico delle proprie modestissime origini, e delle privazioni vissute, si è sempre prestato e si presta ancora oggi ad aiutare i più deboli, conscio che nessuno debba essere lasciato indietro.
A trovarli … imprenditori come lui!
Secondo la sua filosofia, ogni soggetto ha delle potenzialità non sempre evidenti, perché offuscate dalle temporanee difficoltà della vita. Fargli superare questi ostacoli, aiutandolo, significa dargli la possibilità di esprimere meglio sé stesso, spianandogli la via del successo che potrebbe manifestarsi per lui, in ogni istante. Nei momenti più difficili quindi, i più fortunati devono fermarsi, dando una mano a chi ne ha più bisogno e si trova in difficoltà. Non sono queste, solo belle parole di facciata, sono realtà quotidiana vissuta.
Lo dicono i fatti
E’ recente la notizia, in occasione dell’emergenza Covid-19, della sua donazione di ben 10 milioni di euro e 6 respiratori, all’ospedale della Fiera a Milano.
Non è tutto! Sempre in questa emergenza, non ha dimenticato i suoi dipendenti in Italia, le difficoltà che le sue maestranze in cassa integrazione guadagni, sono costrette a sopportare a causa delle inevitabili decurtazioni di stipendio. Ha deciso di donare a tutti, un bonus di €500 (netti). E solo in Italia lavorano per lui, diecimila persone! Ma questa elargizione sarebbe ancora nulla, se non si raccontasse la cosa fino in fondo. Questo bonus è a costo zero per l’azienda! Infatti i 500€ distribuiti a diecimila persone, rappresentano un esborso mensile di cinque milioni di euro, esborso questo, ripianato totalmente, decurtando del 50% lo stipendio di tutti i dirigenti, il suo compreso!
Imprenditore generoso
Luxottica oggi conta più di 80 mila dipendenti e 9.100 negozi in tutto il mondo. Tutti gli impiegati e operai sono come una grande famiglia: per lui, tutti sono importanti, dal dirigente più alto nella scala gerarchica, all’ultimo operaio alla catena di montaggio. Anzi è sicuramente più importante l’operaio, che non il dirigente: se si ferma lui, si blocca la catena e il ciclo produttivo, se si ferma il dirigente, si sostituisce, e non succede nulla …. E’ quindi fondamentale che gli operai stiano bene in azienda. Un impiegato soddisfatto lavora sicuramente meglio e ci mette anche del suo.
In occasione del Natale (escluso quest’anno causa Covid-19), ad esempio, lui usa organizzare due cene aziendali distinte: una per gli operai degli stabilimenti di Serico ed Agordo, nel PalaLuxottica fatto costruire appositamente per contenerli tutti, e un’altra per i dirigenti di Milano, organizzata allo spazio Armani in via Manzoni, in centro. Rispetto alle cene organizzate per i manager, quelle previste per gli operai sono nettamente più allegre e fastose. Oldani o altri notissimi Chef preparano la cena per le maestranze e la serata è allietata da attori o cantanti di fama internazionale. Qualche anno fa, ad esempio, fu invitato il famoso attore comico statunitense Robin Williams… .
A proposito di PalaLuxottica, la struttura è recente e come detto. dedicata alle feste aziendali di fabbrica. Leonardo del Vecchio, in seguito alla pandemia in corso, ha immediatamente offerto la disponibilità della struttura per ospitare i macchinari necessari per la produzione delle mascherine chirurgiche. Oggi ad Agordo, lavorano a turno anche di notte un centinaio di persone per produrre tre milioni di mascherine chirurgiche al giorno. Lo hanno recentemente annunciato Luxottica e Fameccanica (Gruppo Angelini) assieme alla notizia della consegna del primo lotto di oltre 3,5 milioni di dispositivi per la prevenzione del Covid-19, nell’ambito del piano di approvvigionamento interno varato a maggio dal governo e coordinato dal commissario straordinario per l’Emergenza Domenico Arcuri.
Altra cosa non comune, che non tutti conoscono, è che Leonardo Del Vecchio paga ai suoi dipendenti, le vacanze studio dei figli, e che offre pure asilo nido e dei bonus per la spesa!
La famiglia
Piuttosto originale e varia, anche la sua vita privata. Tre matrimoni, con due sole donne! La prima moglie fu Luciana Nervo, che, come si è detto sopra, lavorava fianco a fianco con lui fin dai tempi della fondazione della “fabbrichetta”. Lei gli diede tre figli: Claudio, Marisa, e Paola.
Dopo la separazione con lei, il secondo matrimonio nel 1997, fu con Nicoletta Zampillo (l’attuale moglie). Da lei ebbe Leonardo Maria, ma il matrimonio durò poco e dopo tre soli anni, divorziò (nel 2000). La causa di tutto fu molto probabilmente dovuta ad una passione che lui aveva manifestato in quel periodo, per una investor relator del suo staff di Luxottica, Sabina Grossi, da cui ebbe, successivamente, Luca e Clemente.
Nel 2010, decise di tornare fra le braccia della sua ex-moglie, Nicoletta Zampillo, e si risposò una seconda volta con lei!
Onorificenze
- 1986 – Cavaliere del lavoro
- 1995 – riceve la laurea honoris causa in economia aziendale dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.
- 1999 – gli viene conferito un MBA ad honorem in International Business dalla MIB School of Management di Trieste.
- 2002 – riceve da parte dell’allora Rettore Furio Honsell la laurea honoris causa in Ingegneria Gestionale dall’Università degli Studi di Udine.
- 2006 – gli viene conferita la laurea honoris causa in Ingegneria dei materiali dal Politecnico di Milano.
- 2007 – riceve la cittadinanza onoraria di Agordo.
- 2012 – la Fondazione CUOA gli conferisce il Master honoris causa in Business Administration.
- 2013 – gli viene assegnata dalla Commissione delle Civiche Benemerenze del Comune di Milano la medaglia dell’Ambrogino d’oro. [rif. Wikipedia]
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
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