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Loggia degli Osii

Premessa

Fra le varie informazioni reperibili sulla Loggia degli Osii, ho trovato casualmente un documento sull’argomento, stilato da persone di indubbia capacità ed esperienza. Uno di questi, è Luca Beltrami, l’architetto che ha curato il restauro di Palazzo Marino … del Castello, colui che ha fatto la Torre del Filarete ecc. Dovendo preparare una presentazione per le autorità, in occasione dell’inaugurazione dell’antica Loggia marmorea, dopo il suo ultimo restauro, costoro hanno fatto ricerche approfondite sulla storia di questo palazzo, presso l’Archivio di Stato, stilando quindi un documento (*) ricco di dettagli, particolarmente interessante.

Essendo appassionato della storia dei palazzi di Milano, in queste note, ho voluto riassumere gli spunti più interessanti di quella presentazione (copiando certi dettagli ritenuti significativi), raffrontandoli con le informazioni desumibili da altre fonti. Queste mie osservazioni da profano, possono essere motivo di riflessione e magari di ulteriore approfondimento, su alcune asserzioni, date comunemente per certe.

Il palazzo

La Loggia degli Osii, che si può vedere oggi in piazza Mercanti (ex piazza dei Tribunali), è sicuramente il palazzo più particolare fra quelli antichi, presenti in questo suggestivo angolo della Milano medioevale. Ammirare la facciata di questo palazzo, è come fare un tuffo nel passato: una delle più belle e significative testimonianze, capace di evocare in tutti noi, i ricordi dei tempi di scuola, quando, sui libri di storia, studiavamo la Milano dell’età comunale.

Questo, che possiamo ammirare oggi, è il risultato dell’ultima opera di restauro (del 1904), che ha riportato l’edificio alla sua forma più o meno originale, cancellando le modifiche che, nel corso dei secoli, deturparono progressivamente, la sua particolarissima facciata.

La costruzione originale, viene fatta risalire all’inizio del XIV secolo (1316 per la precisione), su progetto dell’architetto Scoto da San Gimignano e per iniziativa di Matteo I Visconti, allora Signore di Milano, il quale volle fare realizzare, vicino al Palazzo della Ragione, una nuova sede per le attività giuridico-notarili della città. Volendo fare un raffronto, è stato costruito settant’anni prima della posa della prima pietra del Duomo. Alcuni documenti tuttavia indurrebbero a pensare che il disegno di questo edificio, potrebbe addirittura risalire alla fine del XII secolo! Ma andiamo con ordine:

Chi erano gli Osii?

Il nome è quello dell’ antica famiglia Osio (o degli Osi o Osii), nobili milanesi, proprietari di quei terreni, i quali, agli inizi del XII secolo, costruirono lì, la loro sontuosa dimora. A quei tempi, la nobiltà urbana milanese, nel suo anelito di indipendenza ed autonomia, cominciò ad associarsi in consorterie per garantire ed ampliare i propri privilegi, arrogandosi progressivamente prerogative regali come: la riscossione delle imposte, la garanzia dell’ordine pubblico, l’arruolamento delle milizie, il battere moneta ecc.

Ad ognuno venivano assegnati dei compiti: questa famiglia, si assunse quello di raccogliere i fondi necessari per far fronte alle spese per contrastare le incursioni in Lombardia, dell’imperatore germanico di turno.

Quando poi, nel 1162, Federico Barbarossa mise a ferro e fuoco la città, anche la casa degli Osii non subì miglior sorte delle altre. Fu pertanto nuovamente ricostruita, verso la fine del XII sec., molto probabilmente, con un doppio loggiato come apparirebbe indirettamente, da alcuni documenti del 1252, cui farò cenno fra poco.

1228 – Il Comune acquistò l’edificio

Quando, sotto la podesteria di Aliprando Faba, nel 1228, si decise di approvare lo statuto in cui fu deliberata la costruzione di un nuovo Broletto, nell’ottica di acquisizione di tutta l’area prevista per poter costruire la nuova piazza, la proprietà degli Osii, rientrando in quell’area, al pari di altre, venne acquistata ed espropriata dal Comune.

A dire il vero, mentre nei documenti trovati, vi è chiaro riferimento al monastero benedettino femminile del Lentasio (che fu trasferito in Porta Romana) e alle case-fortino dei Faroldi (che, esclusa la Torre, vennero demolite subito), sembra non sia stata trovata alcuna esplicita menzione alla casa degli Osii. Questo non significa che la casa non ci fosse, anzi … probabilmente non fu menzionata perchè, rimanendo compresa nel perimetro del Broletto, e non destinata alla demolizione, sarebbe stata utilizzata come sede di qualche ufficio.

1229 – Divenne sede di uffici pubblici

Questa tesi è avvalorata dal fatto che, essendo la casa degli Osii, di costruzione abbastanza recente (max. 60 anni) e anche in buono stato, perchè appartenuta a famiglia nobile, l’adattamento ad uso uffici, non comportò particolari lavori. Come risulterebbe dai documenti trovati, l’edificio diventò operativo, come sede di uffici, praticamente subito. Furono anni, quelli, di stravolgimenti significativi con modifica dell’assetto urbano di un intero quartiere in centro. Infatti , proprio di fronte al palazzo degli Osii fervevano i lavori di rimozione macerie delle case abbattute per fare posto al nuovo Palazzo della Ragione.

La loggia degli Osii in piazza dei Tribunali (piazza del Broletto Nuovo
La loggia degli Osii in piazza dei Tribunali (piazza del Broletto Nuovo

Di questo ‘uso per uffici’, dell’edificio degli Osii, non sembra vi siano notizie dirette. Tuttavia la cose è desumibile (per via indiretta), da una sentenza emessa nel 1229, relativa ad una controversia in materia di fodro.

Fodro [dal longobardo fodr, foraggio]. Durante l’alto Medioevo designò il diritto dell’imperatore o del re e dei suoi ufficiali di esigere dalle singole popolazioni, in occasione del soggiorno in un paese, foraggi e biade per i cavalli del seguito. A partire dal sec. XI e in occasione delle spedizioni imperiali per il rito dell’incoronazione in Italia, il fodro si tramutò in un equivalente tributo in danaro.

Da questa sentenza si comprende, per esplicito riferimento nel documento, che sia stata emessa proprio lì … Actum Mediolani super solarium de Osis iuxta broletum novum comunis Mediolani, super quo predicti domini tenent causas, … e che quindi, la casa degli Osi, nell’aprile del 1229, ospitasse già gli uffici (aula di giustizia) dei giudici preposti alla soluzione di cause civili di questo tipo, e presumibilmente fosse anche la sede degli ufficiali che si occupavano della formazione dei ruoli dei contribuenti sulla base dell’estimo (dei beni fondiari). Quest’ultima osservazione dipenderebbe dal fatto che. avendo i giudici, bisogno di accedere quotidianamente ai pesanti faldoni di incartamenti per decidere le sentenze da emettere, era impensabile, andare a ricuperarli, di volta in volta, da altra sede.

La qualifica di «solario», attribuita alla casa degli Osii, indicherebbe trattarsi di un edificio a due piani di una certa importanza; il che giustificherebbe pure la destinazione che le diede il Comune, appena ne entrò in possesso.

E’ abbastanza plausibile comunque che, in attesa della costruzione del nuovo Palazzo della Ragione, l’Amministrazione Comunale avesse cominciato a trasferire (almeno provvisoriamente), alcuni uffici del vecchio Broletto, nelle case appena acquistate, espropriate e non destinate a demolizione.

1233 – La casa esisteva già!

Il documento cui si è appena accennato, sembra smentire la convinzione abbastanza diffusa, che fosse stato il podestà Oldrado Da Trésseno, nel 1233, a far costruire il palazzo degli Osii su un fondo (sedime) appartenuto alla famiglia. L’edificio, in effetti, già esisteva e, a quanto si può desumere da quel documento, era operativo fin dal 1229!

Oldrado da Trésseno
Oldrado da Trésseno – Palazzo della Ragione

Non sembra ci siano documenti indicanti periodi di inattività degli uffici del palazzo degli Osii, (o trasferimenti temporanei di sede degli stessi), eventi questi, che potrebbero giustificare pesanti ristrutturazioni dell’immobile, nel periodo compreso fra il 1229 e il 1316.

Questo dettaglio permetterebbe di rilevare un altro aspetto interessante ….

1252 – Quella casa aveva già un loggiato con balconcino

L’esistenza di un loggiato nell’edificio, sembra confermata da quanto rilevabile da alcuni atti, datati 1252, relativi all’aggiudicazione di terreni comunali, venduti all’asta. Poiché, nei documenti appaiono specificati sia la data che il luogo dell’incanto, sembra appurata, quell’anno, l’esistenza di una loggia (lobia o laubia in tardo latino), proprio nel palazzo in questione, dettagli questi apparentemente ridondanti, ma preziosi.

Nel primo atto infatti comparirebbe quanto segue: in brolieto novo comunis Mediolani super lobia de Osis, e nel secondo: super lobia que fuit de Osiis in brolieto novo comunis Mediolani; anzi, vi sarebbe stata persino notizia di un doppio ordine di arcate, con l’arrengo nel mezzo, al quale si affacciavano i banditori e gli altri pubblici ufficiali per pubblicare gli statuti, i banni, i precetti, e per fare gli incanti, dinanzi al popolo affollantesi nel sottoposto Broletto’.

Per banno (in latino bannum), nel diritto feudale, si intende il potere esercitato dal detentore di una sovranità (regno o feudo che sia) sui propri sudditi. Esso consisteva nel diritto d’imporre corvées ai sudditi, di riscuotere le tasse, di intraprendere azioni di guerra e, più in generale, di potersi far riconoscere come signore legittimo di un territorio. [rif. Wikipedia]

Quest’ultima notizia starebbe ad indicare che “l’arrengo” cioè il ‘balconcino’ esisteva sicuramente già nel 1252! Quindi, non avendo fatto lavori di pesante ristrutturazione da quando il Comune aveva espropriato il palazzo, quel ‘balconcino’ doveva esserci già da prima, cioè dalla data di costruzione del palazzo stesso, nel 1170-1180.

1316 – Ricostruzione del palazzo

Matteo I Visconti, Signore di Milano, nel 1316, decise di affidare la ricostruzione di questo edificio, a cura di Scoto da San Geminiano, podestà di Milano nel 1314, per accogliere quella che sarebbe stata la sede della Società di Giustizia , cioè il nucleo della attività giuridico notarili della città (di cui lo stesso Scoto era presidente).

L’attuale edificio, come è opinione comune, di chi ha fatto le successive opere di restauro, fu ricostruito ex-novo o comunque ristrutturato pesantemente. L’architetto Scoto, nel suo ridisegno, mantenne invariati gli elementi fondamentali della facciata del vecchio palazzo, risalente al 1170-1180 circa.

Novità nei materiali utilizzati

Un aspetto interessante di questo edificio, è il materiale da costruzione utilizzato. Considerando il periodo in cui fecero i lavori, questo risulta essere uno dei primissimi esempi di palazzi pubblici milanesi, costruito in pietra e ‘rivestito’ con materiali pregiati.

Fino ad allora, infatti, tutti gli edifici pubblici erano stati costruiti usando il cotto, (vedi le antiche chiese e lo stesso Palazzo della Ragione). Il materiale povero era facilmente reperibile in loco, perché prodotto dalle numerose fornaci presenti in città. L’uso modesto delle pietre dipendeva dal fatto che c’erano difficoltà di trasporto poiché le cave più vicine a Milano, erano quelle di ceppo lungo l’Adda, a meno di non ricorrere ai materiali di recupero dalla demolizione di vecchi edifici.
Il motivo della nuova scelta di materiali anche pregiati, come il marmo, è da collegare alla recente apertura in quegli anni (nel 1272 esattamente), dei 49,9km del Naviglio Grande. La nuova via d’acqua dalla confluenza col Ticino alla Darsena, una volta alimentato con sufficiente quantità d’acqua, consentiva il trasporto con chiatte e barconi, del materiale da costruzione più pregiato proveniente dalle varie cave vicino al Lago Maggiore.

Miscuglio di stili architettonici

Altro aspetto curioso, è il miscuglio di stili architettonici che discosta questo palazzo, dallo schema del gotico lombardo. Archi a tutto sesto al pianterreno, archi acuti al primo piano: già questo è, di per sé, un motivo interessante, quando proposto sulla stessa facciata di un edificio. Non è l’unico caso … se ne trova un altro analogo (anche se in posizione invertita e meno evidente) nella facciata del coevo duomo di Monza. Addirittura, senza muoversi da Piazza Mercanti, girando lo sguardo al palazzo di fronte, quello della Ragione, guardando bene, il portico al pianterreno presenta la coesistenza di archi a tutto sesto, con archi acuti (alle estremità)

Il Duomo di Monza
Il Duomo di Monza

Stile gotico genovese

Lo stile gotico genovese emerge dall’alternanza di fasce di marmo bianco e nero sulla facciata e l’analoga alternanza riprodotta pure sulla arcate dei porticati. Questi particolari ricordano l’architettura genovese di quel periodo, che ha la suo massima espressione nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova. Come mai questo stile così diverso, in un palazzo milanese?

La Cattedrale di San Lorenzo - Genova
La Cattedrale di San Lorenzo – Genova

Pare che questo tipo di rivestimemto sia stato voluto dallo stesso Matteo I Visconti, per rendere omaggio alla nuora: un gesto di significato politico, quale omaggio all’amicizia e al patto di alleanza tra la Signoria di Milano e la Repubblica di Genova, rinsaldata, proprio nel 1317, dal matrimonio fra il figlio Stefano Visconti con Valentina Doria, la rampolla della Casata ghibellina, che, allora, reggeva la città ligure.

Com’era la facciata del Palazzo nel 1320?

Nonostante l’ultimo restauro abbia riportato il palazzo a quello che doveva essere la Loggia degli Osii nel XIV secolo, bisogna comunque immaginarlo senza le attuali vetrate e con una scala in pietra esterna che consentiva di raggiungere il loggiato al primo piano.

Si presentava quindi come la vediamo oggi : pianterreno, primo e un secondo piano (più somigliante ad un attico, che a un piano effettivo – senza finestre aperte sulla piazza). Sia al pianterreno che al primo piano, c’erano dei portici aperti. L’intendimento di Matteo I Visconti era, in effetti, quello di creare dei portici lungo l’intero perimetro della piazza del Broletto Nuovo. Quindi la Loggia degli Osii, già prima della ricostruzione, rispettava perfettamente questi canoni.

Il palazzo, aveva originariamente, come detto, una scala esterna, alla sinistra dell’edificio, (mantenuta fino ai primi dell’800). Questa consentiva l’accesso, al portico aperto del primo piano, direttamente dalla piazza dei Tribunali. Dal balconcino centrale di tale portico, chiamato “parlera”, ancora oggi ben visibile, il podestà o i magistrati, convocato il popolo in piazza, proclamavano alla cittadinanza gli editti e le sentenze. Sul parapetto della “parlera“, si può osservare, fra i due stemmi sforzeschi di Galeazzo Maria Sforza e della madre Bianca Maria, un’aquila (il simbolo della giustizia), che stringe fra gli artigli, una preda. (C’è chi asserisce di vedere in essa, una scrofa semilanuta).

Loggia degli Osii - La parlera
Loggia degli Osii – La parlera

Come stabilito negli statuti del 1396, sotto la laubia marmorea del lato di mezzogiorno … cioè, sotto le volte, al pianterreno, al lato sud della piazza, i cambiavalute, con le loro botteghe (tabernacula), svolsero, per secoli, le loro attività, sul lato nord e ovest della piazza del Broletto, c’erano invece i notai con i loro studi ,,,

Dal punto di vista architettonico, la Loggia si distingue da tutti gli altri edifici della piazza, proprio per il suo stile particolare:

  • frontalmente, cinque archi a tutto sesto al pianterreno, altrettanti archi a sesto acuto al primo piano.
  • Sul lato destro della facciata, al pianterreno, un arco di risvolto a tutto sesto, consentiva il passaggio diretto sotto portico di Azzone (ove inizialmente si potevano fare le operazioni di banca), verso la porta degli Orefici (o di San Michele del Gallo).
  • Sempre lateralmente, ma sul lato sinistro, salendo dalla scala esterna, giunti al primo piano, si transitava sotto un arco acuto per accedere alla loggia col balconcino (sporgente dall’arcata centrale).
  • Fra il pianterreno e il primo piano, una fascia di emblemi araldici dei rioni, che prendono il loro nome da quello delle sei porte storiche della città, inframezzati dallo stemma del Comune, e da quelli delle famiglie che le avevano in consegna.
  • Infine, al secondo piano, cinque trifore, di cui le tre centrali, ospitano nove statue in tutto, opere di Ugo da Campione , del figlio Giovanni, e di maestri toscani.: la Madonna in trono col Bambino, posta al centro, figura circondata dai santi patroni della città (Stefano, Agostino, Lorenzo, Dionigi, Caterina, Giovanni Battista, Pietro e Ambrogio).
Madonna in trono col Bambino

Quasi tre secoli senza modifiche significative

Fra il 1320 ed il 1600, Milano visse diversi periodi turbolenti di alterne fortune, passati alla storia ora sotto il nome delle Casate emergenti, ora sotto quello del dominatore di turno. Quindi, in quel lasso di tempo, … i Visconti, il breve periodo della Repubblica Ambrosiana, gli Sforza, seguiti, alla caduta di Ludovico il Moro, dalla dominazione francese e da quella spagnola. In tutto questo periodo , non vi furono interventi significativi fatti al palazzo, ma al limite, solo degli abbellimenti estetici.

Sembra di capire, ad esempio, che la caratteristica fascia di stemmi ed emblemi, che separa il porticato inferiore da quello superiore, fosse inizialmente diversa dalla attuale. Nulla di certo, siamo soltanto nel campo delle ipotesi avvalorate dall’esistenza di alcune targhe che ricordano imprese e sigle sforzesche di Galeazzo Maria Sforza e sua madre Bianca Maria (essendo siglate G.M. e B.M.). La cosa appare piuttosto singolare, in quanto sarebbe logico attendersi pure delle formelle con le imprese o le sigle dei Visconti, visto che fu proprio un Visconti a far costruire il palazzo.

La ragione potrebbe essere la seguente: Probabilmente le formelle rappresentavano i simboli e le imprese di Matteo Visconti e dei successori della sua famiglia , ci dovevano esserci effettivamente. Morto l’ultimo della dinastia dei Visconti, (filippo Maria Visconti), durante il breve periodo della Repubblica Ambrosiana, qualcuno, felice che i Visconti non potessero più tornare al potere (mancando discendenti maschi), si preoccupò di cancellare velocemente qualsiasi traccia potesse ricordare la famiglia provvedendo all’abrasione di tutte le tavolette che ne glorificassero le imprese. Questo potrebbe giustificare come mai di fianco all’aquila. sul parapetto della parlera, oggi compaiano unicamente gli stemmi degli Sforza.

1604 – primo restauro

Nel 1604 fu fatto un primo intervento di restauro, con la sostituzione delle colonne del portico al pianterreno con colonne tuscanine (caratterizzate dalla mancanza del classici capitelli), probabilmente resosi necessario a causa del precedente impiego di materiali poco resistenti.

1644 – L’incendio alle Scuole Palatine

Nell’agosto del 1644, un violento incendio scoppiato al collegio dei Fisici, al pianterreno dell’edificio attiguo, distrusse il portico di Azzone (delle Scuole Palatine), la Porta degli Orefici, e la confinante chiesa di San Michele al Gallo, lambendo pure, dall’altra parte, la loggia degli Osii e danneggiandone il coronamento, sopra le arcate del primo piano.

La successiva ricostruzione del nuovo palazzo delle Scuole Palatine comportò la chiusura dell’arcata di risvolto verso la Porta degli Orefici e di metà della lapide dedicatoria dell’edificio. In quell’occasione il coronamento venne rifatto ex novo, rispettando solo le tre antiche nicchie centrali, d’origine medievale e tamponando le altre, prive di statue.

1678 – Secondo restauro

Per evitare un nuovo totale collasso della facciata della Loggia su piazza dei Mercanti, si rese necessaria una seconda sostituzione delle colonne a pianterreno nel 1678. Si aumentò la sezione resistente, e impiantando in sostituzione delle colonne, dei pilastri in granito con capitelli a foglie.

La destinazione dell’edificio non mutò nel corso dei secoli, ad eccezione di un locale all’interno della loggia che sul finire dei Seicento, venne adibito ad uso delle ‘Poste Regie’.

Un Settecento .. da dimenticare

Nel corso del XVIII secolo la Loggia degli Osii subì parecchie trasformazioni, che la modificarono radicalmente.

nel 1729, su richiesta della ‘dispensa regia delle lettere‘, ( ufficio postale), che aveva sede sotto i portici al piano terra , nella Loggia, venne innalzato un frontone barocco per dare (ufficialmente), maggior protezione alla sottostante statua della Madonna, e (praticamente) soprattutto decoro all’ ufficio postale stesso.

Ignoranza, spregio o troppa invidia per i nostri edifici storici?

1777 – I danni peggiori

Sotto il governatorato austriaco, con il trasferimento, nel 1771, della magistratura civile e penale al Palazzo del Capitano di Giustizia (il vecchio Tribunale di Milano, attuale Comando della Polizia Locale in piazza Beccaria), anche la Loggia degli Osii perse la sua importanza, al pari di quello del Palazzo della Ragione
Negli stessi anni in cui Maria Teresa d’Austria, autorizzava Francesco Croce a sopraelevare di un piano, il Palazzo della Ragione per crearvi un Archivio Notarile (1773), dando un discutibilissima impronta neoclassica a monumento medioevale, a pochi metri da lì, qualcuno stava architettando come rovinare la Loggia degli Osii

L’ufficio postale, che aveva ancora lì la sua sede, aveva chiesto l’autorizzazione a far eseguire dei lavori nel palazzo, allo scopo di ricavare delle stanze d’abitazione per i dipendenti. Autorizzazione immediatamente concessa, in spregio al valore del monumento storico e al significato che esso rappresentava per la città.

Le cinque arcate della Loggia, al piano superiore, furono barbaramente murate e lo spazio ricavato, suddiviso, con muri trasversali ed impalcati, in modo da ottenere dieci camerette, su due livelli; in ogni arco murato furono aperte, una sopra l’altra, due finestre, per dare luce alle singole stanze.

1797 – Vendita dell’edificio a privati

Nel 1797, durante la Repubblica Cisalpina, il governo civico di allora, la vendette assieme ad altri palazzi della piazza, al ricco cittadino imprenditore Gaetano De Magistris. La proprietà privata durò comunque poco.

Un inizio Ottocento … non migliore del secolo precedente

Ritornò di proprietà pubblica, nel 1806, quando venne direttamente acquisito dalla Camera di Commercio, e fu ancora riadattato con lavori interni pesanti, nel 1809, da parte dell’architetto Luigi Canonica. Risale a quell’anno, infatti, l’inserimento di una nuova scala ellittica di distribuzione ai piani superiori.

La scala medioevale esterna, venne definitivamente eliminata, in quanto ormai inservibile e sempre nel 1809, furono anche chiuse con vetrate, le arcate del portico al pianterreno.

Luigi Canonica aveva già nel 1819, proposto dei progetti per il restauro dell’edificio, riconosciuto come uno delle più significative testimonianze architettoniche e civili di Milano. Tuttavia, fu solo ben dopo l’unificazione d’Italia, nel 1897, che si prese coscienza della necessità urgente della conservazione del palazzo di simile valore storico.
Tali progetti si concretizzarono con una pubblica sottoscrizione, indetta nel 1898, da Luca Beltrami, per il restauro teso a riportare la Loggia al suo stato originario.

1903 – 1904 L’ultimo restauro

A tale sottoscrizione cittadina risposero, fra gli altri, la Camera di Commercio e soprattutto la contessa Maria Scanzi-Osio. Quest’ultima, per onorare la memoria del marito generale Egidio Osio, morto da poco (1902), decise di offrire alla città un contributo determinante, assumendosi l’onere della spesa per l’opera di restauro. La lapide, tuttora visibile in facciata, testimonia quest’evento.

dedica al generale Osio
dedica al conte Egidio Osio

Il restauro, iniziato nel 1903, fu completato l’anno successivo, ad opera degli architetti Giovan Battista Borsani e Angelo Savoldi e dell’ingegnere Piero Bellini, che riportarono la Loggia alle sue linee antiche. Con la demolizione del frontone e un nuova sostituzione dei pilastri secenteschi alla base del portico, restituirono all’edificio l’aspetto estetico che l’aveva sempre contraddistinto.

Curiosità : i materiali pregiati usati

A titolo di pura curiosità, un accenno ai materiali usati

  • Le colonne del portico hanno fusti ottagonali e basi di Ghiandone
  • I capitelli sono di marmo di Candoglia,
  • gli archi sono costituiti da conci alternati di marmo di Candoglia e di calcare nero di Varenna,
  • il paramento presenta ancora l’alternanza fra marmo di Candoglia e calcare nero di Varenna.

La loggia degli Osii divenne, nel Novecento, sede del Museo industriale per volere della Camera di Commercio, che ne divenne proprietaria. Nel corso degli anni, richiusero nuovamente i portici con delle vetrate, per poter affittare l’intero palazzo ad Istituti di Credito. Attualmente la loggia ospita degli uffici e pertanto non può essere visitata internamente. (Vi è una filiale della Banca Popolare di Lodi, una delle principali realtà del gruppo Banco BPM, dal 1864, la prima banca popolare costituita in Italia.

Come arrivarci

La Loggia degli Osii può essere ammirata in Piazza dei Mercanti 9, a pochi passi dalla Piazza del Duomo. La stazione della metropolitana più vicina è quindi “Duomo” (linea rossa M1 e linea gialla M3).

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(*) rif. documento: Loggia degli Osii – Inaugurazione del restauro compiuto per onorare la memoria del Generale Osio – Ricordo del 16 giugno 1904

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