Villa Necchi – Campiglio
Sommario
ToggleMilano e le sue Case-Museo
Nel 2008 è stato creato il Circuito delle Case Museo di Milano, un sistema museale cittadino che accomuna quattro antiche dimore appartenenti a famiglie milanesi
- Museo Poldi Pezzoli
- Museo Bagatti Valsecchi
- Casa Boschi – Di Stefano
- Villa Necchi – Campiglio
Il circuito nasce con lo scopo di far conoscere e promuovere il patrimonio culturale e artistico milanese, nel corso di quasi due secoli di storia, attraverso alcuni dei suoi protagonisti: i nobili Poldi Pezzoli, i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, i coniugi Boschi – Di Stefano e gli industriali Necchi – Campiglio.
Personaggi milanesi tutti amanti del collezionismo e del bello, a cui hanno dedicato molti anni della loro vita, lasciandoci una copiosa raccolta di un valore inestimabile, tra dipinti, opere d’arte, maioliche, oggetti preziosi e molto altro.
Tutte situate nel centro di Milano, le quattro Case-Museo sono la testimonianza delle storie personali dei proprietari-abitanti che nel corso degli anni hanno saputo creare ambienti e atmosfere di un passato fastoso composto da arredamenti unici e tipici .
Nate come abitazioni, sono ora dei veri e propri Musei che, grazie alla generosità dei fondatori, possiamo visitare e scoprire le grandi dimore del passato e il ricco patrimonio artistico che contengono.
Tralascio volutamente la parte che riguarda il percorso museale per concentrarmi sulla storia dei personaggi e sulle loro dimore.
Villa Necchi Campiglio
Un vero gioiello architettonico nel cuore di Milano
Una grande dimora storica costruita tra il 1932 e il 1935 su progetto dell’architetto Piero Portaluppi, considerato uno dei più grandi architetti italiani di quel periodo, su incarico della famiglia Necchi Campiglio membri della ricca ed elegante borghesia lombarda degli anni trenta.
Successivamente dal 1938, e per circa un ventennio, i Necchi e i Campiglio affidano a Tomaso Buzzi (1900-1981), uno degli architetti, progettisti e arredatori preferiti dalla borghesia milanese, la sistemazione dell’esterno e il rifacimento degli arredi di alcuni locali all’interno.
Tomaso Buzzi, nasce a Sondrio da famiglia benestante, si laurea in Architettura presso il Regio Istituto Tecnico, oggi Politecnico di Milano. A soli trent’anni diventa l’architetto più ricercato dalla borghesia milanese, il più ricco ed il più colto. Nel giro di poche stagioni crea e arreda le ville degli industriali del boom economico (Pirelli, Borletti, Invernizzi e anche altri non milanesi), inventa le famose Terrazze Martini, segno distintivo dei nuovi ricchi
La famiglia
La famiglia Necchi era composta dalle due sorelle Nedda (Pavia 1900-Milano 1993) , Gigina (Pavia 1901- Milano 2001) e dal fratello Vittorio (Pavia 1898-Milano 1975). Alla famiglia si unì il marito di Gigina, l’Ing. Angelo Campiglio (1891-1984) .
Nedda non si sposò, ebbe un solo grande amore, di quelli unici, insostituibili. Condivideva la passione per la moda con l’amata sorella Gigina. Solo un anno di differenza fra le due, che vissero insieme nella casa in cui erano trasferite nel 1935 insieme al marito di Gigina, Angelo Campiglio. Nedda amava l’arte contemporanea, la collezionava gelosamente nel seminterrato di casa. Poi si ammalò e morì prima della sorella.
I tre furono costretti ad abbandonare l’amata villa quando venne trasformata nel comando della Repubblica di Salò. Dopo la guerra, vi fecero ritorno, riprendendo quella quotidianità che bruscamente era stata interrotta.
Gli imprenditori
I Necchi e i Campiglio, furono dei grandi imprenditori nella zona del pavese fra gli anni venti e la fine anni sessanta specializzati nella produzione di ghise smaltate e macchine da cucire, celebre il marchio Necchi creato da Vittorio Necchi, fratello di Gigina e di Nedda. Le sue macchine da cucire erano presenti in tutte le case degli italiani
Macchina da cucire Necchi a pedale Modello Necchi 1922
Voglia di Milano
Non erano nati a Milano, la loro attività si svolgeva a Pavia, ma innamorati della nostra città, decisero di diventare milanesi a tutti i costi. Come? Cercare prima di tutto uno spazio per costruire una residenza elegante ma confortevole, moderna sia nello stile sia negli impianti e nelle attrezzature.
Una sera, girando nella zona di Porta Venezia, dove si erano persi, tra i cantieri di nuovi edifici notarono il cartello vendesi affisso tra gli alberi di un giardino. L’area, centrale ma tranquilla e alberata, apparve assai attraente ad Angelo Campiglio e alle sorelle Necchi, che, originari di Pavia, desideravano quanto prima trasferirsi a Milano. Angelo, uomo pratico e deciso, prende nota del numero di telefono e il giorno successivo comprerà dal conte Cicogna l’intera area.
La costruzione
La zona in cui si trovava la tenuta, pur essendo adiacente al centro della città, alla fine dell’ottocento era ancora in gran parte occupata da giardini e orti privati
A partire dal 1890 ebbe inizio l’ edificazione delle aree che proseguì con l’apertura delle nuove vie Mozart, Serbelloni e Barozzi. in seguito ad una convenzione stipulata nel 1907 tra il Comune di Milano e la contessa Sola-Brusca proprietaria del palazzo e giardino Serbelloni. Le aree intorno a via Mozart, dove ha sede la Villa Necchi Campiglio, furono edificate a partire dal 1926 in base a un piano di lottizzazione elaborato dall’architetto Aldo Andreani (Mantova 1887- Milano 1971)
E’ in questo contesto che prende il via la costruzione di un vero gioiello dell’architettura concepita come casa unifamiliare indipendente, con le modernità e comodità già disponibili , come testimoniano la presenza di ascensore e montavivande, citofoni e telefoni, circondata da un ampio giardino con campo da tennis e la piscina privata riscaldata tra le prime in città.
Gli interni
I proprietari erano esponenti dell’alta borghesia industriale lombarda colta, ed il loro tenore di vita è testimoniato dall’edificio, progettato e costruito senza limiti di budget, dallo stile architettonico nascente (il razionalismo italiano) dalle ampie e luminose sale di cui la dimora si compone, dagli arredamenti, dalle decorazioni.
Razionalismo italiano è quella corrente architettonica che si è sviluppata in Italia negli anni venti e trenta del XX secolo in collegamento con il Movimento Moderno internazionale
Gli interni rispecchiano i gusti degli abitanti con scelte decorative stile decò. Spazi concepiti per godersi il tempo libero in compagnia di ospiti e amici all’insegna dell’agiatezza ed eleganza anche in maniera non convenzionale per quegli anni. Per i ricevimenti avevano creato sale specifiche, come quella di proiezione, la sala giochi e la palestra, il “fumoir”
Tutte caratteristiche che, per lusso e modernità, fecero della Villa una delle residenze simbolo dell’epoca.
La Villa è stata recentemente impreziosita di importanti pezzi d’arte: Tiepolo, Canaletto, Sironi, De Chirico, e altre. Nel novembre 2017, si è aggiunta la collezione Guido Sforni (1935-1975) composta da 21 opere su carta di grandi artisti del Novecento come Picasso, Fontana, Modigliani, Matisse ed altri.
Casa Museo, entrataL’atrio Un angolo della biblioteca Sala da Pranzo Un angolo della grande veranda
Gli esterni oggi
Un grande giardino, una lussuosa piscina, un delizioso angolo ristoro, un ambiente appartato nel centro di Milano, ideale per passare giornate relax nella natura e nel verde e partecipare ai tanti eventi in programma a cura del FAI e con la possibilità di partecipare a visite guidate.
La grande piscina Palazzina e la vetrata un angolo parco-giardino casa e piscina illuminate la Caffeteria
FAI Fondo Ambiente Italiano
Angelo Campiglio morì nel 1984, Nedda e Gigina morirono rispettivamente nel 1993 e nel 2001. Non avendo figli, le due sorelle si preoccuparono di trovare una destinazione adeguata alla casa, e la lasciarono in eredità al FAI, la fondazione italiana senza scopo di lucro fondata il 28 aprile 1975 che si occupa, della tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e naturale. E’ recente la scomparsa della sua storica fondatrice Giulia Maria Crespi
Un motto, una garanzia: “Per il paesaggio, l’arte e la natura. Per sempre, per tutti” . Per la Villa Museo Si rese necessario un lungo restauro durato diversi anni (2002-2008) commissionato dal FAI all’architetto milanese Piero Castellini ( Milano 1938), nipote del grande architetto Piero Portaluppi), e di una spesa di circa sei milioni di Euro.
Al termine dei lavori, nel maggio 2008, è stata aperta al pubblico. Viene così esaudito e rispettato il volere delle sorelle che, preoccupate di cosa ne sarebbe stato della loro casa dopo la loro morte, hanno affidato la loro dimora al FAI proprio per farne un luogo da vivere. Sono numerosi gli eventi in calendario che il FAI mette in calendario tutto l’anno che vedono la partecipazione numerosa e ed entusiasta di tante persone.
Molti eventi, su prenotazione, si svolgono anche di sera in una atmosfera particolarmente suggestiva , a bordo della piscina e nello spazio verde del grande parco-giardino intorno alla Villa.
Nel 2015, su disegno fatto a suo tempo dall’architetto Piero Portaluppi, fu inaugurato il padiglione vetrato realizzato sulla struttura del campo da tennis preesistente. Si tratta di un padiglione polifunzionale adiacente alla caffetteria in grado di ospitare fino a 300 persone in occasione di conferenze e eventi culturali
Note
Come arrivarci
Museo Poldi Pezzoli, Via Manzoni, 12
Metro 1 (rossa) fermata Duomo
Tram 1 piazza della Scala
Museo Bagatti Valsecchi, Via S.Spirito/Via Gesù , Metro 3 (gialla) fermata Montenapoleone ,
Tram 1 (nelle vicinanze)
Casa museo Boschi di Stefano, Via G.Jan, 15 ,
Metro 1 (rossa) fermata Lima
Villa Necchi Campiglio, Via Mozart 14,
Metro 1 (rossa) fermata Palestro
Classe 1939 nata a Milano.
Ama girovagare per Milano con particolare interesse per gli aspetti della vecchia Milano non disdegnando però la parte moderna che la annovera tra le più dinamiche città europee. Appassionata di arte in tutte le sue forme, frequenta regolarmente Musei ed eventi culturali come possono essere le mostre temporanee, convegni e avvenimenti specifici.
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